In Italia solo l’1,8% dei casi positivi al Coronavirus è in età pediatrica

da | Lug 24, 2020 | Salute

L’epidemia di Coronavirus ha colpito in misura molto ridotta i bambini, anche se, ad oggi, non sono ancora chiare le ragioni. 

Un recente studio condotto dal Reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli matematici, del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, con la partecipazione del Ministero della Salute e dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha analizzato i dati raccolti dall’8 febbraio al 20 maggio, ottenendo così una panoramica abbastanza ampia della situazione. 

Quello che è emerso è, di fatto, una conferma di quanto detto in precedenza, ovvero che il Coronavirus in Italia ha colpito solo una piccola percentuale di soggetti in età pediatrica sul totale dei contagiati, pari all’1,8%

In numeri, parliamo di 3.836 su 216.305 diagnosi totali

Approfondiamo insieme quanto riportato dallo studio menzionato. 

Cosa s’intende per età pediatrica? 

Quando si parla di casi di contagio in età pediatrica, a quale fascia di età si fa riferimento? 

In effetti, normalmente siamo portati a considerare “bambini” gli individui fino ai 14 anni, non a caso è quella l’età in cui si prevede il passaggio dal pediatra di libera scelta al medico di base. 

In realtà, l’età pediatrica comprende i soggetti da 0 a 18 anni, almeno secondo la definizione di legge vigente in Italia. 

Quindi, volendo usare una semplificazione, potremmo dire che si rientra nell’età pediatrica fino al raggiungimento della maggiore età, della maturità. 

Non a caso, lo studio “COVID-19 Disease Severity Risk Factors for Pediatric Patients in Italy” (in italiano “Fattori di rischio di gravità della malattia COVID-19 per pazienti pediatrici in Italia”) dell’ISS divide il campione analizzato in 4 gruppi: 

  • 0-1 anno; 
  • 2-6 anni; 
  • 7-12 anni; 
  • 13-18 anni. 

Risultati dello studio sui contagi in età pediatrica

I dati riportati dallo studio effettuato sui contagi in età pediatrica in Italia sono i seguenti: 

  • come accennato, i casi pediatrici rappresentano l’1,8% delle diagnosi totali;
  • l’età mediana dei contagiati in età pediatrica è di 11 anni
  • la fascia di età in cui si sono rilevati più contagi (40,1%) è quella degli adolescenti (13-17 anni), seguita dai bambini dai 7 ai 12 anni (28,9%), 2-6 (17.2%) e 0-1 (13.8%);
  • il 51,4% dei contagiati sono maschi
  • il 13,3% sono stati ricoverati in ospedale (511 pazienti);
  • il 5,4% presentava patologie pregresse;
  • la malattia da COVID-19 è stata lieve nel 32,4% dei casi e grave nel 4,3%, in particolare nei bambini di età uguale e/o inferiore ai 6 anni (il 10,8% del totale);
  • dei 511 pazienti ospedalizzati, il 3,5% è stato ricoverato in terapia intensiva;
  • si sono verificati quattro decessi, due in soggetti di età inferiore ad 1 anno e altri due tra i 5 e i 6 anni. In tutti e quattro i casi si sono verificate complicanze di condizioni pregresse già compromesse

Questi numeri hanno condotto gli scienziati ad alcune conclusioni: 

  • il nuovo coronavirus colpisce in modo molto minore i bambini in età pediatrica e, quando lo fa, presenta sintomi di medio-bassa intensità;
  • il rischio di una elevata gravità della malattia diminuisce con l’aumentare dell’età, almeno per quanto riguarda la fascia pediatrica. Negli adulti, invece, questa proporzione è invertita;
  • in caso di patologie pregresse, il rischio è più del doppio;
  • particolarmente vulnerabili sono i bambini di età inferiore a 1 anno, che presentano patologie pregresse. 

Coronavirus in età pediatrica: cos’altro c’è da sapere

Oltre ai dati su contagi, ospedalizzazione e decessi in età pediatrica, lo studio analizza e riporta anche altre informazioni, molto utili a comprendere in modo più ampio la correlazione tra diffusione del nuovo coronavirus e soggetti più giovani

  • gli individui in età pediatrica (< 18 anni), in Italia, sono solo il 16% della popolazione totale;
  • il numero maggiore di contagi è stato registrato nelle regioni più colpite, in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, e Piemonte;
  • i casi analizzati sono solo quelli diagnosticati, tramite i tamponi. Come sappiamo, i tamponi non sono stati eseguiti a tappeto su tutta la popolazione, ma solo su alcuni soggetti. Di conseguenza, non rientrano nel campione tutti i bambini asintomatici, paucisintomatici e con sintomi molto lievi;
  • molto spesso i dati regionali non riportano il grado di intensità dei sintomi, limitandosi ad un generico “Sintomatico”;
  • con la chiusura delle scuole ed il lungo periodo di quarantena, i bambini in media hanno avuto meno occasioni di entrare in contatto con altri soggetti contagiati, questo non consente di avere una reale proiezione dei contagi in condizioni normali;
  • la maggior parte dei casi di contagio registrati in età pediatrica è stata registrati in bambini e adolescenti entrati in contatto con familiari risultati positivi;
  • i dati italiani sono in linea con quelli di altri Paesi, in particolare quelli più colpiti, come Cina e Stati Uniti. Questo confermerebbe una minore vulnerabilità dei bambini al virus.  

Perché il contagio in età pediatrica è così basso? 

Il SARS-CoV-2 è un virus che aggredisce le vie respiratorie e appartiene alla famiglia più ampia dei coronavirus, che comprende anche il virus del raffreddore

Ma allora perché i bambini sono più esposti degli adulti al virus del raffreddore, e molto meno al nuovo coronavirus? 

Secondo i dati disponibili, infatti, un bambino in media prende dai sei ai dieci raffreddori all’anno. Gli adulti invece ne hanno da due a quattro. 

Eppure, con il nuovo coronavirus le proporzioni sono completamente diverse (per fortuna, aggiungiamo noi). 

Purtroppo, come spiegato nello studio dell’ISS, non è chiaro il motivo per cui i bambini hanno mostrato sintomi più lievi di COVID-19

Una possibile spiegazione potrebbe risiedere in una risposta immunitaria più debole alla SARS-CoV-2 nei bambini rispetto agli adulti.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.