Cosa fare durante una crisi epilettica: guida completa e istruzioni di primo soccorso

da | Ott 15, 2025 | Salute

L’epilessia è una patologia neurologica cronica, caratterizzata dal ripetersi spontaneo di crisi epilettiche. Ma cos’è una crisi epilettica?

Semplificando, si tratta di un’alterazione improvvisa e transitoria della funzionalità elettrica dei neuroni corticali, le cellule nervose del cervello. 

Contrariamente a quanto si possa pensare, è una condizione molto comune. In Italia, si stima che interessi circa 1 persona su 100. Data la notevole diversità delle sue manifestazioni cliniche, è più corretto parlare di “epilessie” al plurale, poiché esistono numerose forme che variano per cause, sintomi e impatto sulla vita quotidiana.

Sebbene l’evento possa apparire allarmante per chi vi assiste, un intervento corretto e tempestivo è fondamentale per garantire la sicurezza della persona colpita

Riconoscere i sintomi principali è il primo passo strategico per poter agire in modo appropriato, proteggendo l’individuo da possibili traumi e monitorando la situazione fino alla sua risoluzione spontanea.

Vediamo insieme cosa fare durante una crisi epilettica, per prestare soccorso a chi ne è colpito in modo efficace e sicuro. 

Come riconoscere una crisi epilettica: i sintomi da individuare

Una crisi epilettica generalizzata, l’evento più riconoscibile, è l’espressione di un’attività elettrica anomala e diffusa nel cervello

I sintomi principali includono tipicamente movimenti incontrollati, convulsioni (contrazioni muscolari involontarie e ripetute) e una perdita di coscienza più o meno completa. 

Queste manifestazioni, sebbene impressionanti, sono fenomeni neurologici transitori.

Ma quanto dura una crisi epilettica? La maggior parte si risolve spontaneamente in un arco di tempo molto breve, generalmente tra 1 e 2 minuti

Nonostante la rapida conclusione, è cruciale per chi assiste monitorare attentamente la durata dell’evento. Questo dato temporale è infatti il criterio principale per identificare le situazioni che, superando una certa soglia, richiedono un intervento medico d’urgenza.

L’obiettivo del primo soccorso: protezione e monitoraggio

L’obiettivo primario del primo soccorso durante una crisi epilettica non è quello di fermare la crisi stessa, un evento che deve fare il suo corso, ma di proteggere la persona da traumi fisici e garantire la sua sicurezza fino al termine dell’episodio. 

L’intervento si concentra sulla prevenzione e sul monitoraggio attento dell’evoluzione della situazione.

L’importanza di agire con calma e precisione

Mantenere la calma e agire con lucidità è essenziale. Il panico può portare a commettere errori o a compiere azioni dannose. 

Un approccio calmo e controllato permette invece di applicare correttamente le semplici ma fondamentali procedure di primo soccorso, assicurando un aiuto efficace e sicuro.

Il ruolo del soccorritore: garantire la sicurezza della persona

Il ruolo del soccorritore occasionale è quello di creare un ambiente sicuro, prevenendo traumi che potrebbero derivare da cadute o da urti contro oggetti circostanti. 

Come accennato prima, le azioni da compiere sono mirate a proteggere la persona, in particolare la testa, e a monitorare la durata dell’evento

Comprendere questo ruolo protettivo è il primo passo; il successivo è sapere esattamente quali azioni compiere e quali evitare nel momento in cui la crisi è in atto.

Azioni protettive durante la crisi convulsiva

Durante una crisi con manifestazioni motorie evidenti, anche note come convulsioni, le azioni da compiere sono semplici ma fondamentali per prevenire lesioni accidentali. 

Sapere cosa non fare è altrettanto cruciale, poiché interventi errati possono essere più dannosi dell’evento stesso.

Vediamo come procedere.

  • Misure ambientali per creare uno spazio sicuro:
    • allontanare oggetti pericolosi: fare spazio intorno alla persona, spostando qualsiasi oggetto tagliente, appuntito o contundente contro cui potrebbe urtare involontariamente durante i movimenti convulsivi;
    • proteggere la testa: porre sotto il capo un supporto morbido, come un indumento arrotolato, una giacca o una coperta. Questo semplice gesto previene traumi cranici dovuti all’impatto ripetuto della testa contro il pavimento;
    • rimuovere occhiali e allentare indumenti: togliere eventuali occhiali per evitare che si rompano e feriscano il viso. Allentare colletti, cravatte o altri indumenti stretti attorno al collo per facilitare la respirazione.
  • Comportamenti da evitare (cosa non fare): è fondamentale astenersi da azioni che, sebbene dettate da buone intenzioni, possono rivelarsi inutili o pericolose. Tra queste:
    • non bloccare o trattenere i movimenti convulsivi: tentare di immobilizzare la persona è inefficace e rischioso. La forza delle contrazioni muscolari è tale che questo tentativo può causare lesioni muscolari o fratture sia alla persona in crisi sia al soccorritore;
    • non tentare di aprire la bocca o inserire oggetti: non bisogna mai mettere nulla in bocca alla persona (dita, fazzoletti, oggetti rigidi). Questa manovra può provocare fratture dentarie, lussazioni della mandibola o, peggio, ostruire le vie aeree e causare soffocamento.
  • Misurare la durata della crisi: l’azione più importante, oltre a garantire la sicurezza, è misurare la durata della crisi utilizzando un orologio. Annotare l’ora di inizio della crisi è un’informazione critica. La durata è il principale criterio per decidere se è necessario allertare i soccorsi medici. Inoltre, osservare attentamente cosa accade durante l’episodio (quali parti del corpo sono coinvolte, il tipo di movimenti) fornirà informazioni preziose che potranno essere riferite successivamente al personale medico o ai familiari. 

Invitiamo a guardare il video realizzato dalla Croce Rossa Italiana, nel quale si illustra come procedere.

Una volta terminata la fase convulsiva, l’assistenza entra nella fase post-critica, altrettanto importante per un recupero sicuro.

Cosa fare dopo una crisi epilettica

Terminati i movimenti convulsivi, le azioni del soccorritore rimangono fondamentali per assicurare una ripresa sicura e per valutare se sia necessario un intervento medico urgente

Questa fase è caratterizzata da uno stato di confusione e spossatezza della persona.

Vediamo cosa fare:

  • posizionamento e vie aeree dopo le convulsioni: subito dopo la fine della crisi, è prioritario assicurare che la respirazione avvenga senza ostacoli. Appena i movimenti cessano, è fondamentale girare delicatamente la persona su un fianco. Questa posizione, nota come posizione laterale di sicurezza, permette alla saliva o all’eventuale vomito di defluire all’esterno, evitando il rischio di soffocamento e mantenendo libere le vie aeree;
  • assicurare la privacy ed evitare assembramenti di persone: è importante evitare che si formino capannelli di curiosi. Al risveglio, la persona sarà probabilmente confusa e disorientata, e un assembramento di persone aumenterebbe il suo stato di agitazione e disagio. Garantire la privacy è un segno di rispetto e aiuta a creare un ambiente più tranquillo per il recupero;
  • rassicurare la persona e consentire il riposo: dopo la crisi, è normale che la persona si senta confusa, disorientata e stanca. È importante rimanere al suo fianco, parlandole con un tono di voce calmo e rassicurante. Bisogna lasciarla riposare fino a quando non avrà ripreso completamente le forze, aiutandola a orientarsi nell’ambiente circostante senza fretta;
  • non somministrare cibo o acqua prima della piena ripresa: è imperativo non dare cibo o acqua fino a quando la persona non sarà completamente cosciente, vigile e in grado di deglutire normalmente. Offrire liquidi o alimenti troppo presto comporta un serio rischio di soffocamento.

Quando chiamare il 112 (o 118)?

Nella maggior parte dei casi non è necessario l’intervento del personale sanitario. Tuttavia, è obbligatorio chiamare il numero di emergenza 112 (o 118 dove non ancora attivo) in presenza di specifiche condizioni.

Criteri legati alle caratteristiche della crisi:

  • la crisi si prolunga oltre i 5 minuti: questo è il criterio più importante. Una crisi che supera questa soglia temporale richiede un intervento medico immediato;
  • le crisi si ripetono “a grappolo”: se una seconda crisi inizia subito dopo la prima, senza che la persona abbia ripreso pienamente coscienza;
  • la crisi è insolitamente violenta o subentrano complicazioni;
  • dopo la crisi, il recupero è lento o subentrano difficoltà respiratorie.

Criteri legati alle condizioni della persona:

  • è il primo episodio per quella persona: se non si sa se la persona soffra di epilessia, è necessario chiamare i soccorsi;
  • la persona si è ferita gravemente: in caso di traumi significativi avvenuti durante la caduta o le convulsioni.

Una crisi epilettica che dura almeno 5 minuti viene definita “prolungata”. È un’emergenza medica perché difficilmente cessa da sola e aumenta il rischio di progressione verso una condizione più grave nota come Stato Epilettico. Un intervento medico tempestivo è essenziale per prevenire conseguenze cliniche.

Interventi specialistici e terapia di urgenza

Poiché la maggior parte delle crisi epilettiche si manifesta al di fuori dell’ambito ospedaliero, generalmente a casa o a scuola, il tempo necessario per raggiungere un pronto soccorso rappresenta un fattore critico

I ritardi nel trattamento riducono l’efficacia delle terapie e aumentano il rischio di complicanze

Per questo motivo, per le crisi che si prolungano oltre i 5 minuti, l’intervento pre-ospedaliero con terapie farmacologiche di urgenza, note come “rescue medication”, diventa un imperativo clinico

Questi farmaci possono essere somministrati da caregiver (genitori, insegnanti) adeguatamente formati per interrompere la crisi e colmare il pericoloso intervallo temporale prima dell’arrivo del personale medico.

Le linee guida della Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) raccomandano le benzodiazepine come standard di cura per il trattamento tempestivo delle crisi prolungate, idealmente dopo 5 minuti dall’inizio dell’evento.

Tuttavia, la loro efficacia diminuisce progressivamente con l’aumentare del tempo trascorso dall’inizio della crisi. Un intervento tardivo potrebbe rendere il farmaco meno efficace, richiedere dosi maggiori o addirittura risultare inefficace.

Ovviamente, durante una crisi epilettica non è possibile somministrare i farmaci al paziente per via orale, perché non sarebbe in condizione di assumerli, con il rischio aumentato di soffocamento. Di conseguenza, le principali modalità di somministrazione utilizzate in ambito extra-ospedaliero sono:

  • Diazepam per via rettale: somministrato tramite microclismi, è stato per anni lo standard di cura;
  • Midazolam per via oromucosale (buccale): somministrato tramite siringhe preriempite nello spazio tra la guancia e la gengiva. Questa modalità è considerata meno intrusiva, più semplice da utilizzare e socialmente più accettabile, specialmente in contesti come la scuola.

Il Piano d’Intervento Personalizzato

Per i bambini a rischio di crisi prolungate, è fondamentale definire un Piano d’Intervento Personalizzato

Si tratta di un piano sanitario specifico, redatto dal medico specialista e condiviso con la famiglia e la scuola, che formalizza le procedure da seguire in caso di emergenza

Tale piano chiarisce chi è autorizzato a somministrare la terapia di urgenza e come farlo, garantendo che i caregiver siano preparati e sicuri nell’agire.

Il ruolo essenziale dei caregiver e l’importanza della preparazione

Genitori, insegnanti e altri caregiver svolgono un ruolo cruciale. Tuttavia, esistono ostacoli importanti, come la limitata comprensione della natura delle crisi prolungate e la mancanza di una formazione adeguata

In contesti come la scuola, la situazione è particolarmente complessa, poiché gli insegnanti non hanno l’obbligo legale di somministrare medicinali e, di conseguenza, la paura di essere ritenuti responsabili in caso di errore rappresenta una seria preoccupazione

Superare queste barriere è essenziale per garantire un intervento tempestivo ed efficace.

Domande frequenti (FAQ)

1. Qual è la prima cosa da fare se qualcuno ha una crisi epilettica?

La prima azione fondamentale è garantire la sicurezza della persona e proteggerla da possibili traumi, specialmente durante la caduta a terra. Bisogna allontanare immediatamente qualsiasi oggetto pericoloso (tagliente o appuntito) nelle vicinanze contro cui la persona potrebbe urtare e ferirsi.

2. Cosa devo mettere sotto la testa della persona durante una crisi?

È necessario proteggere la testa ponendo sotto di essa qualcosa di morbido, come un capo di vestiario arrotolato o una coperta. Questo supporto serve a evitare che la testa sbatta ripetutamente sul pavimento o contro altri ostacoli a causa dei movimenti bruschi.

3. Devo cercare di bloccare o trattenere i movimenti della persona?

No, non si devono bloccare o trattenere i movimenti convulsivi della persona. Ostacolare i movimenti è sconsigliato poiché aumenta il rischio di lesioni (come lussazioni articolari o fratture) sia per la persona in crisi sia per chi presta soccorso.

4. Devo mettere qualcosa in bocca alla persona per evitare che si morda la lingua?

Assolutamente no. Non si deve mai tentare di aprire la bocca né inserire oggetti (morbidi o rigidi). Questo intervento, oltre a essere inutile, aumenta il rischio di ferite gravi, fratture dentarie o di causare soffocamento.

5. Cosa devo fare se la persona indossa occhiali o abiti stretti?

È opportuno togliere eventuali occhiali e allentare gli indumenti stretti, in particolare slacciare il colletto. Questo aiuta a facilitare il flusso nelle vie aeree e a permettere una respirazione normale.

6. Cosa devo fare immediatamente dopo che la crisi è terminata?

Appena la fase convulsiva termina, la persona deve essere girata su un fianco, in posizione laterale di sicurezza (PLS). Bisogna ruotare la testa di lato per favorire la fuoriuscita di saliva schiumosa o eventuale vomito e agevolare la respirazione.

7. È normale che la persona sia confusa o assonnata dopo la crisi?

Sì, è normale che dopo la crisi la persona sia confusa o disorientata. È fondamentale rassicurarla e permetterle di riposare. La fase di confusione può durare diversi minuti e l’assembramento di persone non è d’aiuto.

8. Devo dare acqua o cibo alla persona subito dopo la crisi?

No. Non si deve tentare di somministrare cibo, acqua o farmaci finché la persona non si sarà completamente ripresa e non avrà riacquistato piena coscienza.

9. Quando è necessario chiamare immediatamente il 118 (o il numero di emergenza)?

È necessario chiamare il numero di emergenza (112 o 118) se la crisi dura più di 5 minuti, se le crisi si ripetono senza che la persona riprenda conoscenza, o se si è ferita. È indispensabile chiamare anche se si tratta della sua prima crisi epilettica.

10. Dopo quanti minuti una crisi epilettica è considerata un’emergenza medica?

Una crisi epilettica che persiste per più di 5 minuti è considerata una crisi prolungata. Questo lasso di tempo è convenzionalmente utilizzato come soglia per definire una situazione di emergenza e come guida per l’intervento. Alcune fonti suggeriscono di chiamare i soccorsi già se la crisi dura oltre i 3-4 minuti.

11. Devo chiamare i soccorsi se la persona ha più crisi di seguito senza riprendere conoscenza?

Sì, le crisi che si ripetono in successione senza che vi sia un recupero completo della coscienza tra un attacco e l’altro rientrano nella definizione di Stato Epilettico. Questa è una condizione che richiede l’osservazione in ambiente ospedaliero e l’intervento medico urgente.

12. Devo chiamare i soccorsi se la persona si è ferita durante la crisi?

Sì, in presenza di traumi o ferite riportate durante l’attacco, è necessario chiamare i soccorsi. È inoltre fondamentale chiamare immediatamente il 112/118 se la crisi è insorta a causa di un trauma cranico.

13. Devo parlare o interagire con la persona durante la crisi?

Durante la crisi convulsiva acuta, l’interazione è inutile. Tuttavia, nella fase di recupero in cui il soggetto è confuso o disorientato, è consigliabile parlargli in modo calmo e gentile per aiutarlo a orientarsi nell’ambiente circostante.

14. È importante registrare il tempo della crisi?

Sì, è molto importante controllare la durata della crisi con un orologio. Le informazioni relative al tempo sono utili al medico per definire correttamente il tipo di crisi e per determinare se la durata supera la soglia di emergenza di 5 minuti.

15. Cosa succede se la persona sta in piedi o cade?

Se si è vicini alla persona, l’intervento principale è proteggerla dal trauma nel momento della caduta a terra. Il rischio maggiore di una crisi è infatti legato alle possibili conseguenze di traumi, talora gravi, causati dalla caduta improvvisa.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.