La definizione di alluce valgo fu data per la prima volta dal chirurgo tedesco Carl Hueter nel 1870, che la descrisse come una sublussazione statica della prima articolazione metatarso-falangea.
Si tratta di una patologia molto comune, al punto da rappresentare la prima causa di chirurgia del piede nelle donne e la seconda negli uomini, dopo l’alluce rigido. Presenta una prevalenza maggiore nelle donne. In Italia, infatti, il 40% della popolazione femminile soffre di alluce valgo. Questa differenza di genere è notevole, con un rapporto di 15 donne colpite per ogni uomo.
Sebbene sia più frequente tra i 40 e i 60 anni, può interessare persone di qualsiasi età.
Il Fondo Enfea Salute, per il tramite di UniSalute, rimborsa le spese sostenute per ciò che riguarda la categoria “Protesi”, a cui appartiene anche l’alluce valgo.
Come vedremo più nel dettaglio, nonostante la sua diffusione, le cause precise dell’alluce valgo non sono ancora completamente note, configurandosi come una condizione dalla eziologia multifattoriale.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è l’alluce valgo, da cosa è causato, come prevenirlo e curarlo.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è l’alluce valgo
L’alluce valgo, anche noto nel linguaggio comune come “cipolla”, è una deformità del piede che colpisce l’articolazione metatarso-falangea del primo dito, l’alluce.
La forma del primo osso metatarsale e dell’alluce, non essendo più allineati, si incurva, creando un angolo detto “di valgismo”, da cui deriva il nome alluce valgo.
Questa deformità è caratterizzata da:
- deviazione laterale dell’alluce: la punta dell’alluce si inclina verso le altre dita;
- deviazione mediale del primo metatarso: la base dell’alluce sporge verso l’interno del piede, formando la caratteristica “cipolla”;
- alterazioni dei tessuti molli: i legamenti, i tendini e la borsa, un piccolo sacco pieno di liquido che protegge l’articolazione, intorno all’alluce possono essere infiammati e dolorosi.
In questa radiografia si può notare in modo molto chiaro la deformazione a cui abbiamo fatto riferimento.
Si tratta di una patologia che si presenta quasi sempre associata ad altre condizioni, come dita a martello, borsite metatarso-falangea e metatarsalgie.
A cosa è dovuto l’alluce valgo?
Le cause dell’alluce valgo sono complesse e possono essere ricondotte a una combinazione di fattori genetici e acquisiti. Sebbene non siano ancora completamente note, le evidenze scientifiche hanno consentito di individuare alcune cause associabili a questa deformità del piede.
Vediamo quali sono:
- predisposizione genetica: la componente ereditaria gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’alluce valgo. Diverse fonti evidenziano infatti come la presenza di casi familiari sia un forte indicatore di predisposizione a sviluppare la patologia. Questo suggerisce che la struttura del piede e la biomeccanica del passo possono essere influenzate da fattori genetici, rendendo alcune persone più vulnerabili alla deformità;
- calzature inappropriate: l’uso prolungato di scarpe strette e a punta, in particolare quelle con tacchi alti, è considerato uno dei principali fattori acquisiti che contribuiscono all’alluce valgo. Questo tipo di calzature comprime le dita dei piedi, forzando l’alluce in una posizione innaturale e creando uno squilibrio nelle forze che agiscono sull’articolazione metatarso-falangea;
- piede piatto e piede cavo: entrambe queste condizioni possono aumentare il rischio di alluce valgo. Nel piede piatto, l’arco plantare è appiattito, causando un sovraccarico sull’avampiede e una distribuzione anomala del peso durante la deambulazione. Nel piede cavo, l’arco plantare è eccessivamente alto, con conseguente stress concentrato su alcune aree del piede, tra cui l’articolazione dell’alluce.
Oltre ai fattori principali sopra elencati, si possono individuare altri fattori in grado di contribuire all’insorgenza dell’alluce valgo:
- obesità: l’eccesso di peso corporeo aumenta il carico sulle articolazioni del piede, rendendole più suscettibili a deformità;
- problemi posturali: un’errata postura può alterare l’allineamento del piede e favorire lo sviluppo dell’alluce valgo;
- tono muscolare: una debolezza dei muscoli del piede può compromettere il supporto dell’arco plantare e contribuire alla deformità;
- lesioni al piede: traumi o fratture possono danneggiare l’articolazione dell’alluce e predisporre all’alluce valgo;
- artrite: alcune forme di artrite, come l’artrite reumatoide, possono causare infiammazione e danni alle articolazioni del piede, aumentando il rischio di alluce valgo.
Sebbene non sia sempre possibile prevenire completamente la deformità, l’adozione di misure preventive come l’uso di calzature adeguate, il controllo del peso corporeo e la cura della postura può contribuire a ridurre il rischio e a rallentare la progressione della patologia.
Sintomi e complicanze
Spesso l’alluce valgo non si manifesta attraverso alcun sintomo, ma alcune persone potrebbero avvertire dolore e disagio significativi. La gravità dei sintomi è spesso correlata all’estensione della deformità e alla presenza di infiammazione.
In genere, i sintomi e le complicanze più comuni sono i seguenti:
- dolore: è il sintomo più comune dell’alluce valgo. Si manifesta tipicamente a livello della “cipolla”, la prominenza ossea alla base dell’alluce, e può essere esacerbato dalla deambulazione, dalla stazione eretta prolungata o dall’uso di scarpe strette. I dolori causati dall’alluce valgo vengono chiamati metatarsalgie e possono estendersi fino al retropiede, soprattutto se il disturbo si associa a piede piatto o cavo;
- gonfiore, arrossamento e formazione di calli: l’infiammazione dell’articolazione dell’alluce può causare gonfiore e arrossamento intorno alla “cipolla”. Inoltre, lo sfregamento continuo contro la scarpa può portare alla formazione di calli e duroni, che possono essere dolorosi e antiestetici;
- difficoltà nella deambulazione e limitazione del movimento: nelle forme più gravi di alluce valgo, la deformità può limitare il movimento dell’alluce e rendere difficile la deambulazione. L’alluce può sovrapporsi o posizionarsi sotto il secondo dito, causando un’andatura anomala e problemi di equilibrio;
- borsite e ulcere: l’infiammazione cronica può portare alla borsite, un’infiammazione della borsa che causa dolore, gonfiore e arrossamento nella zona interessata. Nei casi più gravi, la pelle sopra la “cipolla” può ulcerarsi a causa della pressione e dello sfregamento continuo;
- squilibrio posturale: nelle forme gravi, può alterare la postura del piede e influenzare l’allineamento di tutto l’arto inferiore. Questo squilibrio posturale può causare dolore e disagio a livello di caviglie, ginocchia, anche e colonna vertebrale;
- ispessimento e degenerazione dell’articolazione: questo processo degenerativo può causare dolore cronico e limitazione del movimento.
La diagnosi tempestiva è fondamentale per un trattamento efficace e per prevenire complicazioni. Un medico specialista in ortopedia può valutare la gravità della deformità, identificare i sintomi e consigliare il trattamento più appropriato.
Diagnosi e classificazione
La diagnosi dell’alluce valgo inizia con una visita specialistica ortopedica, durante la quale il medico osserva il paziente in posizione eretta e durante la deambulazione per analizzare l’appoggio del piede. Successivamente, viene eseguita una radiografia con il paziente in piedi per confermare la diagnosi e valutare la gravità della deformità.
Quest’ultima viene generalmente classificata in base a misurazioni angolari ottenute da radiografie del piede in carico in proiezione antero-posteriore.
Non esiste una standardizzazione assoluta in letteratura, ma come indicato nell’articolo “Le tecniche chirurgiche di correzione dell’alluce valgo”, pubblicato sul Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia, i due angoli principali utilizzati per questa valutazione sono i seguenti:
- angolo di valgismo dell’alluce (HVA): è l’angolo formato tra gli assi diafisari del primo metatarso e della falange prossimale dell’alluce. Un angolo HVA superiore a 15° è generalmente considerato patologico. La scala di valori più diffusa in chirurgia distingue tre livelli di gravità:
- lieve: HVA inferiore a 30°;
- moderato: HVA tra 30° e 40°;
- grave: HVA superiore a 40°.
- angolo intermetatarsale (IMA): rappresenta l’angolo compreso tra gli assi diafisari del primo e del secondo metatarso. Un IMA superiore a 9° è generalmente considerato patologico.
Oltre a HVA e IMA, possono essere considerati anche altri angoli nella valutazione radiologica:
- angolo interfalangeo dell’alluce valgo (HVI): formato tra l’asse diafisario e metafisario della prima falange prossimale, patologico se superiore a 10°;
- angolo articolare metatarsale distale (DMAA o PASA): misurato tra la linea articolare distale e l’asse longitudinale del primo metatarso, indica lo slope laterale della superficie articolare ed è considerato patologico quando supera i 10°.
Questo tipo di classificazione basata su angoli radiografici bidimensionali presenta, però, dei limiti, perché l’alluce valgo non è una deformità bidimensionale ma triplanare, che coinvolge non solo il piano trasversale ma anche quello frontale/coronale. Purtroppo, la rotazione del metatarso sul piano frontale/coronale è difficile da valutare clinicamente e radiograficamente, ma può influenzare la scelta del trattamento.
In ogni caso, la classificazione della gravità dell’alluce valgo, pur essendo utile, non è l’unico fattore da considerare nella scelta del trattamento. L’esperienza del chirurgo, le caratteristiche specifiche della deformità, l’età del paziente, lo stile di vita e le aspettative individuali sono tutti elementi importanti da valutare per definire il percorso terapeutico più appropriato.
Trattamento dell’alluce valgo
Il trattamento dell’alluce valgo varia a seconda della gravità della condizione e dalle complicanze registrate nel paziente.
In linea generale, possiamo individuare due approcci differenti:
- trattamenti conservativi;
- trattamenti chirurgici.
1. Trattamenti conservati
I trattamenti conservativi per l’alluce valgo mirano a ridurre il dolore, rallentare la progressione della deformità e migliorare la funzionalità del piede. Sebbene non possano correggere la deformità ossea, queste misure sono spesso efficaci per gestire i sintomi, soprattutto nelle fasi iniziali.
Ma quali sono questi trattamenti?
- scarpe comode: il primo e più importante passo per gestire l’alluce valgo è indossare scarpe comode, a pianta larga, con una punta spaziosa che non comprima le dita, con tacco basso. Scarpe con tacco alto e punta stretta, invece, aggravano la deformità e il dolore;
- tutori e plantari: possono essere utili per supportare l’arco del piede, riallineare l’alluce e ridurre la pressione sulla “cipolla”. I tutori notturni aiutano a mantenere l’alluce in una posizione corretta durante il riposo, mentre i plantari personalizzati, inseriti nelle scarpe, offrono supporto e ammortizzazione durante la deambulazione. Questi dispositivi sono utili per gestire l’alluce valgo lieve, soprattutto quando i sintomi non sono particolarmente impegnativi, ma non sono risolutivi;
- farmaci antinfiammatori: il medico può prescrivere l’assunzione di farmaci FANS, come l’ibuprofene o il naprossene, per ridurre il dolore e l’infiammazione;
- esercizi specifici: possono aiutare a migliorare la mobilità dell’alluce, rafforzare i muscoli del piede e ridurre la rigidità.
- perdita di peso: se il paziente è in sovrappeso o obeso, la perdita di peso può contribuire a ridurre il carico sull’articolazione dell’alluce e a migliorare i sintomi;
- riposo e limitazione delle attività: nei periodi di dolore acuto, il riposo e la limitazione delle attività che aggravano i sintomi sono fondamentali per favorire la guarigione e ridurre l’infiammazione.
Alcuni rimedi naturali, come pediluvi con acqua calda e sale, oli essenziali e massaggi, possono offrire un sollievo temporaneo dal dolore e dal disagio.
Questi trattamenti conservativi sono più efficaci nelle fasi iniziali dell’alluce valgo, ma se la deformità è grave o se i sintomi non migliorano, l’intervento chirurgico resta l’unica opzione per correggere il problema e alleviare il dolore.
2. Trattamento chirurgico
Esistono diverse tecniche chirurgiche per la correzione dell’alluce valgo, classificabili in base alla loro invasività e alla sede dell’osteotomia, ovvero la procedura che prevede il taglio e il riallineamento dell’osso.
Ecco quali sono le più comuni:
- osteotomie distali: sono le più utilizzate per l’alluce valgo di grado lieve-moderato e si concentrano sulla testa del primo metatarso;
- osteotomie diafisarie: sono utilizzate per deformità più complesse e permettono una maggiore correzione rispetto alle osteotomie distali. La più comune è la osteotomia diafisaria “Scarf”, indicata per alluce valgo moderato-severo e per recidive;
- osteotomie prossimali: sono riservate ai casi più gravi di alluce valgo, con IMA elevato;
- artrodesi cuneo-metatarsale (Tecnica Lapidus): descritta nel 1934, è indicata per i casi di alluce valgo grave associato ad instabilità dell’articolazione cuneo-metatarsale;
- tecniche mini-invasive: offrono un’alternativa meno invasiva alle tecniche tradizionali a cielo aperto. Queste procedure si eseguono attraverso piccole incisioni (1-3 mm) e utilizzano strumenti dedicati sotto controllo fluoroscopico.
La scelta della tecnica chirurgica più appropriata dipende da diversi fattori, tra cui la gravità della deformità, l’età del paziente, lo stile di vita e le aspettative individuali.
L’esperienza del chirurgo è fondamentale per valutare il caso specifico e consigliare la procedura più adatta a garantire un risultato ottimale e una rapida ripresa funzionale.
Come prevenire l’alluce valgo
Abbiamo visto che l’alluce valgo è una patologia genetica, questo vuol dire che la prevenzione è efficace fino a un certo punto, ma può comunque ritardare il decorso.
Quando si parla di prevenzione dell’alluce valgo bisogna, prima di tutto, considerare quanto già indicato come trattamento conservativo, quindi la scelta di calzature adeguate, plantari e distanziatori.
È importante utilizzare protesi o plantari personalizzati, per migliorare l’appoggio con la calzatura e assorbire lo sfregamento con la stessa, che provoca a sua volta un’infiammazione.