Come funziona il pacemaker

da | Nov 11, 2020 | Salute

Dalla sua invenzione, avvenuta nel 1960 da parte di Wilson Greatbatch e la successiva introduzione nella pratica chirurgica, il pacemaker ha contribuito a salvare moltissime vite e a stabilizzare le condizioni patologiche di milioni di persone in tutto il mondo. 

Secondo uno studio condotto da BIS Research, si prevede un aumento della diffusione dei pacemaker – purtroppo indicativo anche di un peggioramento generale delle malattie cardiache della popolazione – con il raggiungimento, nel 2023, di 1,43 milioni di unità.

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Ma cos’è il pacemaker, come funziona, a cosa serve e quando viene utilizzato? Scopriamolo insieme. 

Cos’è il pacemaker

Un pacemaker è un piccolo dispositivo che aiuta il cuore a battere più regolarmente, impiegato, come si può facilmente intuire, in presenza di malattie cardiache che ne richiedono l’utilizzo. 

Si tratta, semplificando, di un apparecchio di piccole dimensioni, in media circa 4-5 centimetri, impiantato sotto pelle, appena sotto la clavicola. 

com'è fatto uno pacemaker

Quando si utilizza il pacemaker

I pacemaker vengono usati per trattare le cosiddette aritmie, ovvero problemi con la frequenza o il ritmo del battito cardiaco. 

Durante un’aritmia, il cuore può battere troppo velocemente, troppo lentamente o con un ritmo irregolare.

Un battito cardiaco troppo veloce è chiamato tachicardia, mentre quando il battito cardiaco è troppo lento si parla di bradicardia.

Durante un’aritmia, il cuore potrebbe non essere in grado di pompare abbastanza sangue nel corpo, causando sintomi come affaticamento, mancanza di respiro o svenimento. Gravi aritmie possono danneggiare gli organi vitali del corpo e possono anche causare la perdita di conoscenza o la morte.

Un pacemaker può alleviare alcuni sintomi dell’aritmia, ma può anche aiutare una persona che ha ritmi cardiaci anormali a riprendere uno stile di vita più attivo.

Come funziona il pacemaker

Abbiamo detto che il pacemaker serve a regolare il battito cardiaco dei pazienti affetti da patologie cardiache, senza il quale rischierebbero problemi più o meno gravi, fino a un possibile decesso. 

Ma come funziona, praticamente? 

Tramite una piccola stimolazione elettrica, generata con delle batterie, che aiuta appunto a controllare il battito cardiaco; una lieve scossa elettrica, se vogliamo, ovviamente tarata sulle reali esigenze del paziente.  

Il medico inserisce, tramite un intervento chirurgico ormai di routine, il pacemaker sotto pelle, appena sotto la clavicola (o, eventualmente, nell’addome) e lo collega al cuore con piccoli fili, detti elettrocateteri

L’elettrostimolazione favorisce la contrazione dei muscoli cardiaci, migliorando l’afflusso di sangue nel nostro organismo. 

In alcuni casi, ad esempio in seguito a un attacco cardiaco, può essere necessario l’utilizzo di un pacemaker ma per un breve periodo di tempo; in questi casi, quindi, si evita l’impianto sotto pelle, e si utilizza un tipo di dispositivo esterno

A cosa serve il pacemaker

Come accennato, il pacemaker viene utilizzato per il trattamento delle aritmie, quindi di battiti del cuore troppo lenti, troppo veloci o irregolari, ed evitare, così, effetti più o meno gravi sul nostro organismo. 

Nello specifico, attraverso l’installazione di questo apparecchio si interviene per: 

  • accelerare un ritmo cardiaco lento;
  • aiutare a controllare un ritmo cardiaco anormale o accelerato;
  • intervenire in caso di fibrillazione atriale;
  • coordinare la segnalazione elettrica tra le camere superiore e inferiore del cuore;
  • coordinare la segnalazione elettrica tra i ventricoli;
  • prevenire pericolose aritmie causate da un disturbo chiamato sindrome del QT lungo, una patologia cardiaca rara.

Oltre a intervenire nel trattamento delle aritmie, i più moderni pacemaker ricoprono anche un ruolo importantissimo nell’acquisizione di dati. 

Ad esempio, possono monitorare e registrare l’attività elettrica e il ritmo cardiaco del cuore, la temperatura del sangue, la frequenza respiratoria e altri fattori. Possono, inoltre, regolare la frequenza cardiaca in base ai cambiamenti nella tua attività.

Chi deve utilizzare un pacemaker

In genere i medici tendono a prescrivere l’inserimento di un pacemaker a quei pazienti affetti da bradicardia (battito troppo lento) e/o in seguito a un blocco cardiaco

Quest’ultimo può verificarsi a causa dell’invecchiamento, del danno al cuore dovuto a un infarto o di altre condizioni che interrompono l’attività elettrica del cuore. Alcuni disturbi nervosi e muscolari possono anche causare blocco cardiaco, inclusa la distrofia muscolare.

Altre condizioni nelle quali il medico può valutare l’impiego di un pacemaker sono le seguenti: 

  • in caso di sindrome del seno malato, un tipo di aritmia rara, di solito ad esordio in età avanzata;
  • in seguito a procedura medica per il trattamento di una fibrillazione atriale, per aiutare a regolare il battito cardiaco; 
  • in caso di assunzione di alcuni alcuni medicinali per il cuore, come i beta-bloccanti, che possono rallentare troppo il battito cardiaco;
  • in presenza di svenimenti o altri sintomi di battito cardiaco lento;
  • in presenza di problemi al muscolo cardiaco che fanno sì che i segnali elettrici viaggino troppo lentamente attraverso il muscolo cardiaco;
  • in presenza di sindrome del QT lungo, che mette a rischio di pericolose aritmie.

Sarà il medico specializzato in cardiologia a stabilire quando e se procedere all’inserimento di un pacemaker. 

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ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.