Quando utilizzare un defibrillatore cardiaco impiantabile

da | Ago 31, 2021 | Salute

I defibrillatori cardiaci impiantabili hanno registrato, negli ultimi decenni, un’evoluzione straordinaria, diventando sempre più efficaci e sicuri, contribuendo a salvare la vita di migliaia di individui affetti da cardiopatie

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Questo dispositivo viene utilizzato per il trattamento di pazienti affetti da forti aritmie

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è un defibrillatore cardiaco impiantabile (DCI), a cosa serve e quando utilizzarlo

Il ritmo cardiaco e le aritmie

Come accennato nell’introduzione, il cardiologo valuta l’inserimento di un defibrillatore cardiaco impiantabile in presenza di forti aritmie

Queste ultime sono delle anomalie nel ritmo cardiaco, ovvero nella velocità con la quale il nostro cuore batte, pompando sangue e ossigeno agli altri organi. 

Questo battito irregolare viene definito extrasistole, e può essere troppo veloce (tachicardia) o troppo lento (bradicardia)

Come puoi facilmente intuire, queste aritmie provocano vari disagi nei pazienti, come palpitazioni, dispnea (respirazione difficoltosa), angina pectoris, mancamento, vertigini, sincope (perdita della conoscenza) o persino una morte improvvisa per arresto cardiaco.

La fibrillazione ventricolare e la defibrillazione

Il defibrillatore non è necessario in ogni aritmia, perché in alcuni casi sono eventi isolati di lieve entità e di breve durata. Ovviamente, è sempre e solo il cardiologo a valutare come procedere. 

Risulta, invece, essenziale nel caso delle cosiddette fibrillazioni ventricolari (ecco spiegato il nome del dispositivo). 

Quando una tachicardia – che, ricordiamo, consiste in un battito cardiaco molto accelerato – assume un ritmo ancor più rapido si parla di fibrillazione ventricolare

Purtroppo, questa manifestazione ha quasi sempre un esito letale, e l’unico modo per rianimare un paziente che perde coscienza consiste nell’utilizzare un defibrillatore esterno, con il quale si produce un impulso di corrente elettrica dosato sul torace. 

Abbiamo visto scene simili decine e decine di volte in film e serie tv, caratterizzate dal classico “Libera!” che precede la scarica elettrica. 

Questo intervento si chiama defibrillazione, perché, appunto, serve a interrompere la fibrillazione ventricolare e ripristinare il ritmo cardiaco normale. 

Questa immagine elaborata dalla Fondazione Svizzera di Cardiologia rende molto chiaro l’intervento del dispositivo. 

defibrillatore cardiaco impiantabile

Il defibrillatore cardiaco impiantabile assume questa funzione automaticamente: sorveglia il cuore ininterrottamente e reagisce con degli impulsi elettrici o una scarica elettrica se il cuore manifesta un’aritmia ventricolare pericolosa. 

Cos’è e come funziona un defibrillatore cardiaco impiantabile

Abbiamo visto che il defibrillatore serve a interrompere la fibrillazione ventricolare e regolarizzare il ritmo cardiaco, riportandolo alla normalità. 

Ma cos’è, e come funziona? 

Si tratta di un dispositivo, simile al pacemaker (utilizzato però in caso di bradicardia), di cui svolge anche le funzioni. Semplificando, il DCI interviene sia in caso di battito accelerato che in caso di bradicardia

defibrillatore cardiaco impiantabile
Di n28ive1 on Flickr – https://www.flickr.com/photos/n28ive1/431939091/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2367300

Si presenta come in foto e ha dimensioni e peso molto ridotto, circa 3 cm per 70-80 grammi. 

La sua installazione avviene tramite un intervento chirurgico, eseguito generalmente in anestesia locale, con una incisione praticata sotto la clavicola sinistra. Tramite controllo radiologico, l’elettrodo viene poi introdotto nella vena succlavia e spinto fino al ventricolo destro, per poco verificare la ricezione corretta dei dati. 

Infatti, il defibrillatore registra il ritmo cardiaco, e interviene in caso di necessità, tramite un impulso elettrico direttamente nel cuore. 

La programmazione e i vari controlli periodici (ogni 6 mesi, in media) avvengono da remoto, tramite una strumentazione che mette in collegamento il dispositivo, in modo assolutamente indolore. Alcuni CDI si possono sorvegliare a distanza con la telemedicina.

Il defibrillatore va controllato, come detto, almeno due volte all’anno, anche per verificare le condizioni delle batterie, che si scaricano in modo proporzionale alla quantità di impulsi generati. 

In media, si sostituisce dopo 5-8 anni.  

Quando si utilizza un DCI

La necessità di trattamento delle aritmie dipende dai sintomi e dalla gravità dell’aritmia. Si parla, in questi casi, di terapia antiaritmica diretta, che comprende varie procedure, come l’assunzione di farmaci specifici, la defibrillazione esterna, la defibrillazione impiantabile, il pacemaker, l’ablazione con catetere, l’intervento chirurgico o una loro combinazione.

In linea generale, si procede all’installazione di un defibrillatore cardiaco impiantabile nelle seguenti situazioni

  • dopo rianimazione conseguente a fibrillazione ventricolare o arresto cardiaco; 
  • in presenza di tachicardia ventricolare dopo un infarto cardiaco; 
  • in caso di insufficienza cardiaca in fase avanzata;
  • in caso di alto rischio di aritmia letale conseguente a malattie frequenti nei famigliari o di origine genetica.

Come già accennato, sarà il cardiologo a valutarne l’utilizzo, non prima di aver eseguito una serie di esami, come l’ecocardiografia, la coronarografia, il test da sforzo e l’esame elettrofisiologico.

È fondamentale seguire pedissequamente le indicazioni del cardiologo, in modo da vivere una vita il più normale possibile dopo l’inserimento del dispositivo, ovviamente con le dovute accortezze e limitazioni. 

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.