Nell’ambito delle prestazioni di Alta specializzazione previste dal Piano Sanitario, il Fondo Enfea Salute provvede al pagamento delle spese per numerose prestazioni extraospedaliere, tra cui la coronarografia.
Si tratta di un esame invasivo, solitamente prescritto quando si sospetta l’occlusione delle arterie coronariche, che può provocare ad esempio un ictus ischemico, o altre anomalie, come un aneurisma ad esempio.
Queste occlusioni e anomalie sono, in genere, causate da molteplici fattori di rischio, come:
- fumo di sigaretta;
- livelli elevati di colesterolo nel sangue;
- pressione sanguigna elevata;
- obesità;
- sedentarietà;
- diabete mellito.
Vediamo insieme cos’è la coronarografia, come si esegue e quando e perché viene prescritta.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è la coronarografia
La coronarografia, o angiografia coronarica, è una procedura invasiva che utilizza un mezzo di contrasto, solitamente contenente iodio, e immagini a raggi X per rilevare le ostruzioni nelle arterie coronarie causate dall’accumulo di placca.
Semplificando, questo esame permette di visualizzare l’interno delle arterie coronarie, che consistono in sottili tubicini che portano sangue, ossigeno e nutrimento al cuore, garantendone il corretto funzionamento, e verificare la presenza di eventuali ostruzioni, che impedirebbero o ostacolerebbero questo processo vitale.
È importante rilevare queste occlusioni, perché nel tempo possono causare dolore al petto, soprattutto con attività fisica o stress, o un infarto.
Per capire meglio in cosa consiste questo esame, può essere utile spiegare com’è composto il nostro cuore. Esso presenta una suddivisione in 4 camere, due in alto e due in basso. Quelle in alto sono chiamate atri, quelle in basso, invece, sono i ventricoli.
I due ventricoli presentano ognuno due valvole, che regolano l’afflusso di sangue, ossigeno e nutrimento al cuore.
Con la coronarografia è possibile controllare il corretto funzionamento di queste valvole e delle 4 camere che compongono il nostro muscolo cardiaco.
Quando sottoporsi ad una coronarografia
La coronarografia può fornire importanti informazioni sul cuore e sui vasi sanguigni circostanti che lo alimentano, consentendo al cardiologo di diagnosticare determinate condizioni cardiache, pianificare trattamenti futuri ed eseguire specifiche procedure.
In genere, questa procedura può essere utilizzata per diagnosticare una serie di condizioni cardiache, tra cui:
- una malattia coronarica: quando un accumulo di sostanze grasse nelle arterie coronariche colpisce l’afflusso di sangue al cuore, con il rischio di attacchi di cuore e angina;
- una cardiopatia congenita nei bambini, ovvero una serie di difetti presenti alla nascita che influiscono sul normale funzionamento del cuore;
- una cardiopatia valvolare, ovvero problemi con la funzione di una o più valvole all’interno del cuore;
- una cardiomiopatia, una malattia del muscolo cardiaco, a volte ereditaria;
Oltre all’utilizzo diagnostico, la coronarografia può essere eseguita anche per scopi terapeutici, ovvero per curare determinati problemi cardiaci.
Ad esempio, può essere utilizzata se è necessario eseguire:
- un’angioplastica coronarica o un intervento coronarico percutaneo, una procedura per allargare le arterie coronarie ostruite o ristrette;
- un innesto di bypass dell’arteria coronaria, un intervento chirurgico per deviare il sangue intorno alle arterie strette o ostruite e migliorare il flusso sanguigno al cuore;
- una chirurgia della valvola cardiaca, un’operazione per riparare o sostituire le valvole cardiache.
Sarà il cardiologo a valutare se e quando prescrivere questo particolare esame.
Come si esegue una coronarografia
Come già accennato, la coronarografia è un esame invasivo, per questo viene eseguito presso ospedali o laboratori specializzati, di solito in regime di day hospital.
Cosa succede durante l’esame?
Durante la procedura viene inserito all’interno di un vaso sanguigno un catetere, ovvero un tubo lungo, sottile e flessibile.
Esistono tre punti in cui è possibile inserire il catetere per eseguire questo esame:
- nell’arteria femorale, all’altezza dell’inguine;
- nell’arteria brachiale, lungo il braccio;
- nell’arteria radiale, sul polso.
In queste 3 sedi si può praticare la puntura che consente l’inserimento del catetere attraverso il quale viene iniettato un mezzo di contrasto, una sorta di sostanza colorata e densa che rende visibili i vasi sanguigni e favorisce l’acquisizione delle immagini a raggi X.
La procedura viene solitamente eseguita in anestesia locale, nel punto in cui viene inserito il catetere, quindi sarai sveglio e partecipe durante l’esame (ad esempio facendo dei respiri su richiesta del medico).
Al termine della coronarografia verrà rimosso il catetere ed eseguito un bendaggio compressivo che terrà per 6-12 ore.
In caso di inserimento del catetere nell’arteria femorale, quindi con puntura sull’inguine, non sarà possibile alzarsi dal letto o muovere la gamba per 6 ore dopo la fine dell’esame.
Nelle altre due ipotesi, quindi polso e braccio, ci si può alzare dopo circa un’ora.
Complicanze della coronarografia
L’esame non è doloroso, ma come ogni intervento invasivo è sempre presente una piccola percentuale di rischio, principalmente legata a possibili reazioni allergiche al mezzo di contrasto o all’anestetico.
Le complicanze lievi possibili sono le seguenti:
- nausea e/o vomito;
- reazioni allergiche cutanee lievi;
- formazione di ematomi in sede di puntura;
Le complicanze gravi, invece, sono estremamente rare. Vediamo quali sono:
- reazione anafilattica grave al mezzo di contrasto;
- ictus cerebrale;
- embolizzazione;
- insufficienza renale;
- decesso.
Si tratta, come detto, di rarissime complicanze; i benefici derivanti da questo esame sono di gran lunga superiori ai rischi.