AIDS: cause, trasmissione, fasi, sintomi, terapie, prevenzione

da | Dic 5, 2022 | Salute

Parlare di AIDS non è semplice, perché intorno a questa malattia c’è ancora molta ignoranza e confusione, ad esempio tra AIDS e HIV, oltre allo stigma sociale che ancora oggi devono subire le persone che ne sono affette. 

Tra l’altro, si tratta di una patologia relativamente recente – riportata in letteratura scientifica per la prima volta solo nel 1981 dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC), mentre l’agente patogeno che la causa è stato scoperto solo due anni dopo, nel 1983, dagli scienziati  Robert Gallo e Luc Montagnier – della quale la comunità scientifica ancora non conosce ogni aspetto

Non a caso, ad oggi, non esiste una cura né un vaccino efficace contro l’HIV, ma solo terapie che, per fortuna, funzionano sempre meglio nel rallentare o arrestare il decorso della malattia.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza, spiegando cos’è l’AIDS, cos’è l’HIV, come si trasmette, quali sono i sintomi principali e quali terapie sono oggi disponibili. 

AIDS e HIV: non sono la stessa cosa

Una delle prime fonti di confusione sul tema è la differenza tra AIDS e HIV, considerate erroneamente come sinonimi. 

In realtà, non è così; una è la malattia, l’altra è la causa della malattia

Chiariamo meglio questa distinzione. 

Con la sigla AIDS, che sta per Acquired Immune Deficiency Syndrome, in italiano Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, si fa riferimento a uno stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV, acronimo di Human Immunodeficiency Virus, in italiano virus dell’immunodeficienza umana. 

Quindi, l’HIV è il virus che provoca l’AIDS, che è invece la malattia. Di conseguenza, non sono la stessa cosa

Cos’è l’HIV

Sgombrato il campo dagli equivoci iniziali, concentriamoci ora sull’agente patogeno che provoca questa terribile malattia denominata AIDS, ovvero l’HIV, un virus a RNA che appartiene alla famiglia dei retrovirus.

Entrando un po’ più nel dettaglio, con HIV si intendono in realtà due specie di Lentivirus, denominati HIV-1 e HIV-2, che provocano entrambe l’AIDS.

Questa famiglia di virus ha una caratteristica particolare, in quanto è in grado, tramite un enzima chiamato trascrittasi inversa, di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA e di inserirsi nel DNA della cellula infettata, detta cellula ospite o cellula bersaglio. 

Questa cellula, a quel punto, dà il via alla produzione di nuove cellule virali che si diffondono nell’organismo della persona infetta

Cosa fa il virus HIV?

L’HIV è un virus che attacca il sistema immunitario, quel complesso e affascinante meccanismo attraverso il quale il nostro corpo combatte le infezioni e le malattie. Con il passare del tempo, questo virus indebolisce il sistema immunitario di una persona infetta, rendendolo meno efficace, se non completamente inefficace, nel contrastare le malattie.

Cosa succede, di preciso? Proviamo a spiegarlo in modo semplice

Quando il virus dell’HIV entra nel corpo della persona infetta, inizia a replicarsi, andando a inserirsi nelle cellule bersaglio summenzionate, con una particolare “predilezione” per i linfociti T di tipo CD4, un tipo di globuli bianchi responsabili della risposta immunitaria dell’organismo.  

Attaccando questi linfociti, il virus provoca un progressivo indebolimento del sistema immunitario, annullando la risposta del nostro organismo contro altri agenti patogeni, come virus, batteri, protozoi, funghi e tumori.

Cos’è l’AIDS

Abbiamo visto che l’AIDS è la malattia, o più correttamente la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, provocata da una infezione da HIV giunta a uno stadio avanzato. 

In effetti, contrariamente a quello che accade in genere con una infezione da virus o da un qualsiasi agente patogeno, la malattia in questo caso non si sviluppa poco dopo essere entrati in contatto con il microrganismo

L’AIDS può manifestarsi nelle persone anche dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione da HIV, quando ormai i linfociti CD4 calano in modo drastico facendo perdere al nostro organismo la capacità di reagire a qualsiasi infezione e malattia, anche quelle più banali. 

Per fortuna, rispetto al passato, oggi è possibile evitare di arrivare all’AIDS, e quindi in qualche modo prevenirla, assumendo precocemente delle terapie antiretrovirali specifiche.

Chiariamo un altro concetto importantissimo: non ha senso chiedersi come si prende l’AIDS, perché non si può contrarre; non è un virus o un agente patogeno, ma solo l’evoluzione dell’infezione causata dall’HIV. 

Quindi, la vera domanda da porsi è: come si prende l’HIV? Scopriamolo insieme

Come si trasmette il virus dell’HIV

Un altro argomento sul quale c’è molta confusione è quello relativo alla trasmissione dell’infezione

L’HIV si trasmette attraverso il contatto diretto con fluidi corporei della persona infetta, nello specifico: 

  • sangue;
  • sperma; 
  • fluidi vaginali;
  • fluidi rettali;
  • latte materno

Attenzione, però, perché questo è uno degli elementi sui quali c’è maggiore disinformazione: per il verificarsi della trasmissione è necessario che il virus presente in questi fluidi entri nel flusso sanguigno di una persona non infetta attraverso una membrana mucosa (che si trova nel retto, nella vagina, nella bocca o nella punta del pene), tagli aperti, piaghe o per iniezione diretta (da un ago o da una siringa). 

Ne consegue che le modalità di trasmissione principali sono i rapporti sessuali non protetti, la condivisione di aghi e siringhe, oppure in misura minore l’allattamento al seno, la gravidanza e il parto (se la madre è positiva).

Il rischio di essere esposti all’HIV attraverso una puntura d’ago o una ferita da taglio, in particolare per il personale medico, è molto basso

Infine, è molto raro che avvenga la trasmissione dell’infezione nelle seguenti maniere: 

  • fare sesso orale: il rischio in questi casi è minimo, ma aumenta leggermente se l’uomo sieropositivo eiacula nella bocca del partner, se ci sono ulcere orali, gengive sanguinanti, piaghe genitali e altre malattie sessualmente trasmissibili;
  • ricevere trasfusioni di sangue, emoderivati ​​o trapianti di organi/tessuti contaminati dall’HIV. Il rischio è davvero bassissimo;
  • essere morso da una persona con HIV, non c’è rischio di trasmissione se la pelle non è rotta;
  • bacio profondo a bocca aperta se entrambi i partner hanno piaghe o gengive sanguinanti e il sangue del partner sieropositivo entra nel flusso sanguigno del partner sieronegativo. Ricordiamo che l’HIV non si trasmette attraverso la saliva;
  • mangiare cibo che è stato pre-masticato da una persona con HIV, situazione che si riscontra in genere nei neonati. Sottolineiamo, però, che non si può contrarre l’HIV consumando cibo gestito da qualcuno con l’HIV.

Infine, l’HIV non si trasmette attraverso: 

  • aria o acqua;
  • zanzare, zecche o altri insetti;
  • saliva, lacrime, sudore, feci o urina non mescolata con il sangue di una persona con HIV;
  • scambiarsi una stretta di mano; 
  • abbracci; 
  • condividere servizi igienici; 
  • condividere piatti, posate o bicchieri; 
  • dare baci a bocca chiusa ad una persona con HIV;
  • bere da fontanelle pubbliche;
  • altre attività sessuali che non comportano lo scambio di fluidi corporei;
  • donare il sangue.

I termini sieropositivo e sieronegativo indicano, semplicemente, una persona positiva al virus HIV, quindi infetta, e una che, invece, è negativa. 

Cosa significa U=U (Undetectable = Untrasmittable) o N=N (Non rilevabile = Non trasmissibile)?

La carica virale dell’HIV influisce sulla contrazione o sulla trasmissione dell’HIV, e con carica virale si intende la quantità di virus presente nel sangue di una persona infetta. 

Le terapie attualmente disponibili possono ridurre sensibilmente questa carica virale (soppressione virale), il che non solo mantiene il sistema immunitario funzionante e previene la malattia, ma può anche impedire la trasmissione del virus ai partner sessuali.

Questo avviene, però, solo se il paziente positivo assume i farmaci prescritti e mantiene una carica virale non rilevabile per un periodo di almeno 6 mesi. 

In inglese si usa la sigla U=U, che sta per Undetectable = Untrasmittable, tradotto in italiano con N=N, ovvero Non Rilevabile = Non trasmissibile per indicare la presenza di una carica virale così bassa da non essere rilevabile e, quindi, non trasmissibile

Cosa sono la PrEP e la PEP?

Una persona sieronegativa, quindi che non è stato infettato dal virus HIV, può avere rapporti con un partner sieropositivo riducendo sensibilmente il rischio di contagio attraverso una profilassi medica denominata PrEP, sigla che sta per profilassi pre-esposizione

In cosa consiste? Si tratta, essenzialmente, di una medicina che le persone a rischio di HIV prendono per prevenire l’infezione da HIV dal sesso, ma anche dall’uso di droghe per iniezione, e che può quindi impedire al virus di attecchire diffondersi in tutto il corpo

Secondo i dati riportati dal sito www.hiv.gov del governo degli Stati Uniti d’America, la PrEP riduce il rischio di contrarre l’HIV per via sessuale di circa il 99% se assunta come prescritto. Tra le persone che si iniettano droghe, riduce il rischio di almeno il 74% se assunto come prescritto. 

E come viene assunta questa medicina? Il Ministero della Salute spiega sul proprio sito web (qui) che il protocollo attualmente prevede l’assunzione delle compresse quotidianamente (nella misura di una al giorno) oppure due compresse da 2 a 24 ore prima del rapporto sessuale, seguite da un’altra compressa a 24 ore di distanza dalla prima assunzione e infine un’altra compressa dopo altre 24 ore.

Al momento, il costo della PrEP è a carico dell’interessato.

La PEP, invece, acronimo di Post-Exposure Prophylaxis (profilassi post esposizione), consiste in un breve ciclo di farmaci contro l’HIV assunti subito dopo una possibile esposizione al virus per impedirne la diffusione.

La profilassi va iniziata entro 72 ore (3 giorni) dopo una possibile esposizione all’HIV, altrimenti non funzionerà. Se prescritta, si dovranno assumere i medicinali ogni giorno per 28 giorni. A differenza della PrEP, che può essere assunta anche quotidianamente, la PEP dovrebbe essere utilizzata solo in situazioni di emergenza, e non va assolutamente considerata come un’alternativa ad altri metodi di prevenzione, come l’uso del profilattico.

Come si scopre di essere sieropositivi? 

Purtroppo, almeno nelle fasi iniziali, l’infezione da HIV è asintomatica, ecco perché è importante sottoporsi a un test specifico per individuare un’eventuale positività, soprattutto se si appartiene a quella fetta di popolazione più a rischio. 

Esiste però un periodo di latenza, denominato periodo finestra, che intercorre tra l’avvenuta esposizione al virus e la rilevazione tramite il test, che varia in base a molteplici fattori e può durare anche qualche settimana; durante questo periodo, anche se la persona risulta ancora negativa al test, è comunque già in grado di trasmettere l’infezione.

Si tratta di un problema molto serio, perché soggetti all’apparenza sana potrebbero essere sieropositivi e non saperlo, diffondendo l’infezione ad esempio ai propri partner sessuali. 

Esistono essenzialmente due tipologie di test per l’individuazione dell’HIV:

  • i test combinati (test di IV generazione), che ricercano gli anticorpi anti-HIV prodotti dall’individuo e parti di virus, come l’antigene p24. Possono mettere in evidenza l’avvenuta infezione già dopo 20 giorni. Il periodo finestra è di 40 giorni dall’ultimo comportamento a rischio;
  • i test che ricercano solo gli anticorpi anti-HIV (test di III generazione), che possono mettere in evidenza l’avvenuta infezione già dopo 3-4 settimane. Il periodo finestra è di 90 giorni.

L’esecuzione del test è molto semplice, è sufficiente un prelievo di sangue. 

I tre stadi dell’infezione da HIV

La classificazione internazionale prevede una suddivisione dell’infezione da HIV in tre stadi.

  1. infezione acuta da HIV;
  2. infezione cronica da HIV; 
  3. AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita).

Questa immagine elaborata dal National Institutes of Health mostra molto chiaramente la differenza tra i tre stadi dell’infezione.

AIDS

1. Infezione acuta

L’infezione acuta da HIV è la prima fase dell’infezione, che si sviluppa in genere entro 2-4 settimane dal contagio. 

Durante questo periodo, alcune persone possono sperimentare sintomi simil-influenzali, come febbre, mal di testa ed eruzioni cutanee. 

In questa fase acuta il virus si moltiplica rapidamente e si diffonde in tutto il corpo, attaccando e distruggendo le cellule CD4 che combattono le infezioni (linfociti T CD4) del sistema immunitario, presentando di conseguenza un’elevata carica virale nel sangue e aumentando notevolmente il rischio di trasmissione

2. Infezione cronica

L’infezione cronica da HIV, chiamata anche infezione da HIV asintomatica o latenza clinica, è caratterizzata dalla continua diffusione del virus nel corpo del paziente, ma a livelli molto bassi. Ecco perché questa fase è spesso asintomatica

Senza una terapia antiretrovirale, l’infezione cronica da HIV di solito progredisce in AIDS in 10 anni o più, anche se in alcune persone può accadere più velocemente, ma assumendo i farmaci prescritti si può restare in questa fase per decenni, durante i quali la carica virale viene tenuta bassa riducendo quasi del tutto il rischio di trasmissione al proprio partner.

3. AIDS

L’AIDS è lo stadio finale e più grave dell’infezione da HIV, quando ormai il virus ha gravemente danneggiato il sistema immunitario e il corpo non è più in grado di combattere le infezioni. 

Si giunge ad una diagnosi di AIDS in presenza di una conta dei CD4 inferiore a 200 cellule/mm3 o se si sviluppano determinate infezioni. 

Una persona con l’AIDS può avere una carica virale molto elevata e trasmettere il virus molto velocemente. Senza un adeguato trattamento l’aspettativa di vita di un paziente con AIDS è di circa 3 anni.

Quali sono i sintomi principali

Abbiamo visto che nelle fasi iniziali, così come nella fase cronica, l’infezione non presenta quasi alcun sintomo, ma in quella acuta e nel terzo stadio (AIDS) si manifestano diversi disturbi, tra cui:

  • febbre;
  • mal di testa;
  • dolori muscolari e articolari;
  • eruzione cutanea;
  • mal di gola e dolorose piaghe alla bocca;
  • linfonodi ingrossati, principalmente sul collo;
  • diarrea;
  • perdita di peso;
  • tosse;
  • sudorazioni notturne;
  • fuoco di Sant’Antonio (herpes zoster);
  • polmonite;
  • brividi;
  • febbre ricorrente;
  • diarrea cronica;
  • macchie rosse, marroni, rosa o violacee sopra o sotto la pelle o all’interno della bocca, del naso o delle palpebre;
  • stanchezza persistente e inspiegabile;
  • debolezza;
  • protuberanze cutanee;
  • perdita di memoria, depressione e altri disturbi neurologici. 

Come si può notare, si tratta di sintomi facilmente associabili ad altre condizioni patologiche, ecco perché è fondamentale sottoporsi a un test dell’HIV periodicamente, in particolare se si è maggiormente esposti al rischio di contagio.

Quali sono le terapie disponibili oggi? 

Come già accennato, ad oggi non esiste una cura per l’HIV/AIDS, questo vuol dire che una volta contratto il virus non si è ancora in grado di liberarsene. 

Detto questo, per fortuna con il passare degli anni sono state sviluppate delle terapie farmacologiche sempre più efficaci, che consentono sia di prevenire la diffusione del contagio (PrEP e PEP) sia per controllarne l’avanzamento ed evitarne le complicanze.

Questi farmaci sono chiamati terapia antiretrovirale (ART), che tutti coloro a cui viene diagnosticato l’HIV dovrebbero seguire, a prescindere dallo stadio di avanzamento.

L’ART è solitamente una combinazione di due o più farmaci di diverse classi farmacologiche, che hanno l’obiettivo di ridurre la quantità di virus nel sangue. 

Ogni classe di farmaci blocca il virus in modi diversi, per questo motivo il trattamento prevede una loro combinazione, da assumere per tutta la vita, affrontando gli effetti collaterali, come nausea, vomito, diarrea, cardiopatia, danni ai reni e al fegato, perdita ossea, livelli anormali di colesterolo, glicemia più alta, problemi cognitivi ed emotivi, disturbi del sonno.

Questa terapia risulta estremamente efficace, come dimostrato da moltissimi studi condotti in questi anni. 

Come sottolinea il Ministero della Salute:

“Le evidenze scientifiche dicono che le prospettive di vita per chi oggi scopre di avere l’HIV ed entra subito in terapia sono simili a chi non ha l’HIV.”

Ovviamente, per ottenere i risultati sperati e vivere una vita piena è necessario non solo seguire pedissequamente le prescrizioni mediche, ma anche mantenere uno stile di vita sano, evitando di esporsi a situazioni di rischio, seguendo una dieta equilibrata, assumendo eventuali integratori e probiotici indicati dai propri medici.  

ATTENZIONE:
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