Febbre nei bambini: quando preoccuparsi e come gestirla correttamente

da | Nov 6, 2025 | Salute

La febbre nei bambini è una condizione molto frequente, soprattutto in età scolare, e per i genitori può diventare, in alcuni casi, fonte di preoccupazione e ansia

Prima di agitarsi, e contattare il pediatra, è bene ricordare un aspetto centrale: la febbre non è una malattia, ma un sintomo, una reazione comune e spesso benefica dell’organismo. È un segnale che il sistema immunitario si è attivato e sta funzionando

Quindi, quando capita, non bisogna solo misurare la temperatura e predisporre immediatamente una terapia, ma è fondamentale imparare a osservare il proprio bambino per gestirla in modo efficace, alleviare il disagio del piccolo e affrontare l’episodio con competenza e senza ansie inutili.

Che cos’è la febbre e perché si manifesta?

La febbre è un meccanismo di difesa cruciale che il corpo mette in atto per contrastare l’attacco di microbi come virus e batteri

Quando un agente esterno entra nell’organismo, il sistema immunitario risponde innalzando la temperatura corporea. Questo ambiente più caldo svolge una duplice funzione strategica:

  • inibisce la replicazione dei microbi: molti virus e batteri faticano a moltiplicarsi a temperature superiori a quelle normali;
  • attiva la risposta immunitaria: la temperatura elevata accelera e potenzia le difese del corpo, stimolando la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitarie.

Come accennato prima, quindi, la febbre non è una malattia, ma un sintomo di una condizione sottostante, quasi sempre un’infezione.

Quando si parla di febbre

Qualunque genitore ha sentito almeno una volta il proprio pediatra spiegare che una temperatura fino ai 37.5° non è da considerare a priori come una condizione patologica, raccomandando quindi una vigile attesa prima di somministrare eventualmente un antipiretico o un altro farmaco specifico

In questo modo, si può capire se si tratta di una infezione potenzialmente dannosa o di una fisiologica alterazione della temperatura, temporanea e innocua. 

Sebbene la temperatura normale possa avere lievi variazioni individuali, esistono soglie specifiche universalmente accettate per definire la febbre in un bambino, che dipendono dalla sede di misurazione:

  • temperatura rettale: ≥ 38°C (considerata il riferimento più accurato della temperatura centrale);
  • temperatura ascellare: ≥ 37.5°C;
  • temperatura cutanea (neonato): > 38°C.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera aumentata una temperatura corporea superiore a 37,5°C. È inoltre normale che la temperatura di un bambino vari durante la giornata, raggiungendo i valori massimi tipicamente nel tardo pomeriggio e alla sera.

La differenza tra febbre e iperpiressia

Nel linguaggio comune si parla spesso di febbre alta, ma in termini medici si fa una distinzione. Si parla di iperpiressia quando la temperatura corporea supera i 39°C

Sebbene valori così elevati possano allarmare i genitori, è importante sottolineare che l’entità della febbre, da sola, non è necessariamente un indicatore della gravità della malattia

Un’infezione virale benigna può causare una febbre molto alta, mentre una patologia più seria può manifestarsi con un rialzo termico modesto.

Una misurazione accurata è quindi il primo passo fondamentale per comprendere e comunicare correttamente le condizioni del bambino, rendendo essenziale la conoscenza delle giuste tecniche di misurazione.

Come misurare la febbre nel bambino?

Misurare la temperatura in modo accurato è un gesto di importanza critica. 

Una lettura errata può portare a due scenari opposti ma ugualmente problematici: preoccupazioni inutili e somministrazione non necessaria di farmaci, oppure una risposta tardiva a un problema potenzialmente serio. 

La scelta dello strumento e della tecnica corretta rappresenta un aspetto chiave della gestione della febbre a casa.

La percezione del calore al tatto, come appoggiare una mano sulla fronte, non è un metodo attendibile per determinare la presenza di febbre. Per ottenere una lettura affidabile è necessario utilizzare un termometro e seguire alcuni semplici accorgimenti:

  • misurare a riposo: la misurazione deve essere effettuata quando il bambino è tranquillo e a riposo;
  • controllare l’ambiente: assicurarsi che la stanza non sia surriscaldata;
  • attendere il momento giusto: l’attività fisica o i pasti recenti possono aumentare temporaneamente la temperatura corporea, quindi è bene aspettare un po’ prima di procedere.

Quali sedi di misurazione sono raccomandate?

Per la misurazione della febbre a casa, il metodo più consigliato per tutti i bambini è l’uso di un termometro elettronico in sede ascellare. Questa tecnica offre il miglior compromesso tra affidabilità e comfort. Per una lettura accurata, il termometro andrebbe mantenuto in sede per almeno 3-4 minuti, finché la misurazione non si stabilizza.

La misurazione rettale, pur essendo la più precisa nel determinare la temperatura centrale, è invasiva. Per questo motivo, il suo impiego di routine è generalmente limitato ai neonati nei primi mesi di vita o all’ambiente sanitario.

Sedi sconsigliate e strumenti da evitare

Alcuni metodi di misurazione tradizionali o strumenti specifici non sono più raccomandati per motivi di sicurezza o scarsa attendibilità.

Ci riferiamo, nello specifico, ai seguenti:

  • termometri a mercurio: il loro uso è fortemente sconsigliato e vietato. In caso di rottura, il contatto con il mercurio, un metallo tossico, rappresenta un serio rischio per la salute;
  • misurazione orale nei bambini piccoli: questa via non è sicura, poiché comporta il rischio di rottura del termometro. Inoltre, i bambini piccoli faticano a tenere la bocca chiusa correttamente per il tempo necessario a una lettura precisa;
  • altre sedi (auricolare, frontale, inguinale): questi metodi non presentano la stessa attendibilità della misurazione ascellare o rettale. In particolare, la misurazione auricolare può essere fuorviante nei bambini sotto i 3 mesi o in presenza di un’otite. Se si utilizza un termometro auricolare, è importante ricordare che per ottenere un valore paragonabile a quello ascellare è necessario sottrarre 0,5°C dalla lettura ottenuta.

Una volta confermata la presenza di febbre con una misurazione accurata, il passo successivo per un genitore è comprenderne le possibili cause.

Le cause comuni della febbre acuta

La febbre acuta è il più delle volte un segnale positivo, che indica che il corpo del bambino sta combattendo attivamente una malattia. 

Identificare la causa probabile, che sia virale, batterica o di altra natura, è essenziale per determinare la giusta linea d’azione e per comunicare efficacemente con il proprio pediatra.

Infezioni virali e batteriche

Le infezioni sono la causa principale e più frequente di febbre nei bambini, e vanno distinte in:

  • infezioni virali: rappresentano la stragrande maggioranza dei casi. Malattie come raffreddore, influenza, gastroenterite e bronchiolite sono tipicamente di origine virale e tendono a risolversi spontaneamente;
  • infezioni batteriche: sebbene meno comuni, possono essere più serie e richiedere un trattamento specifico con antibiotici. Tra le più diffuse in età pediatrica vi sono l’otite media, la polmonite, la faringite da streptococco e le infezioni delle vie urinarie.

Per approfondire questo tema, consigliamo la lettura del nostro articolo Come capire se si ha un’infezione virale o batterica?.

Fattori non infettivi e l’età del bambino

Oltre alle infezioni, esistono altre potenziali cause di febbre acuta che un genitore dovrebbe conoscere.

Vediamole insieme:

  • età del bambino: l’età è un fattore critico. I neonati (bambini con meno di 28-30 giorni) sono considerati a maggior rischio di infezioni batteriche gravi, poiché il loro sistema immunitario non è ancora completamente sviluppato;
  • vaccinazioni: alcuni vaccini possono causare una febbre di breve durata, che compare tipicamente nelle prime 24-48 ore. Altri, come quello contro il morbillo, possono indurre un rialzo febbrile anche a distanza di 1-2 settimane. È importante sottolineare che la vaccinazione di massa contro batteri come Pneumococco ed Haemophilus influenzae ha drasticamente ridotto il rischio di gravi infezioni del sangue (batteriemia occulta) nei bambini piccoli, rappresentando uno dei più grandi successi della pediatria moderna;
  • eruzione dei denti: contrariamente a una credenza diffusa, l’eruzione dei denti non causa febbre significativa o prolungata. Può provocare un lieve rialzo termico, che però solitamente non supera i 38,3°C;
  • altre cause non infettive: meno comuni ma possibili sono il colpo di calore, condizioni infiammatorie come la malattia di Kawasaki o l’ingestione di sostanze tossiche.

Indipendentemente dalla causa, l’attenzione immediata dei genitori deve concentrarsi sul comfort e sul benessere generale del bambino, il che ci introduce ai principi di una corretta gestione della febbre a casa.

Gestione corretta della febbre e misure di sollievo a casa

L’obiettivo primario della gestione della febbre a casa non è eliminare la febbre in sé, ma alleviare il disagio del bambino e prevenire complicazioni, prima fra tutte la disidratazione. 

La febbre è un’alleata, un utile meccanismo di difesa che non va soppresso a tutti i costi.

1. Ridurre il malessere

Tutti gli sforzi devono essere mirati a ridurre lo stato di malessere generale del bambino

Ciò significa che se il bambino ha la febbre ma è comunque sereno, gioca, è vivace e beve normalmente, non è necessario alcun trattamento farmacologico specifico

L’attenzione del genitore deve essere sempre rivolta alle condizioni generali del proprio figlio, non esclusivamente al numero che compare sul termometro.

2. Idratazione e alimentazione

La massima priorità nella gestione della febbre è prevenire la disidratazione

La febbre aumenta la perdita di liquidi attraverso la respirazione accelerata e la sudorazione, rendendo la disidratazione il rischio più concreto e immediato.

Cosa fare, quindi, in questi casi?

  • idratazione: offrire liquidi frequentemente, anche in piccole quantità. Acqua, camomilla, succhi di frutta o altre bevande gradite aiutano a reintegrare i fluidi persi;
  • alimentazione: non forzare mai un bambino febbrile a mangiare se non ha appetito. Se lo richiede, proporre pasti piccoli e facilmente digeribili, privilegiando carboidrati (zuccheri semplici e complessi) ed evitando i grassi, che sono più difficili da digerire;
  • lattanti: per i neonati e i lattanti, è fondamentale proseguire con l’allattamento al seno, o con il biberon, che fornisce sia liquidi sia un’importante protezione immunitaria.

3. Abbigliamento e ambiente

Creare un ambiente confortevole è essenziale per il benessere del bambino.

Le raccomandazioni, in questo caso, sono le seguenti:

  • vestire con abiti leggeri: aiuta il corpo a disperdere il calore in eccesso. Coprire eccessivamente un bambino con la febbre è controproducente;
  • gestire i brividi: se il bambino ha i brividi, tipici della fase di rialzo della temperatura, si può usare una coperta leggera, da rimuovere non appena si sentirà di nuovo caldo.

4. Rimedi fisici sconsigliati

Alcune pratiche tradizionali, i cosiddetti “rimedi della nonna”, sono non solo inutili, ma potenzialmente dannose e vanno assolutamente evitate.

Ci riferiamo, in particolare, a:

  • spugnature con alcol: non utilizzate mai spugnature con alcol. È una pratica pericolosa e tossica. L’alcol può essere assorbito attraverso la pelle e provoca una vasocostrizione che, paradossalmente, intrappola il calore all’interno del corpo;
  • spugnature o bagni con acqua fredda: l’acqua fredda causa brividi, i quali, per reazione, aumentano la temperatura corporea interna. Inoltre, è un’esperienza molto sgradevole per il bambino;
  • borsa del ghiaccio: questo rimedio tradizionale non comporta alcun beneficio.

Le spugnature con acqua tiepida sono accettabili solo se il bambino le gradisce e ne trae sollievo, ma non devono essere considerate un trattamento primario per abbassare la temperatura.

Quando le misure non farmacologiche sono insufficienti per gestire il disagio del bambino, si può considerare l’uso di farmaci specifici, dietro indicazione del medico.

Terapia farmacologica: come usare in modo corretto gli antipiretici

Gli antipiretici sono strumenti utili per gestire il disagio, il dolore e il malessere significativo associati alla febbre, ma non devono essere considerati una risposta automatica a qualsiasi rialzo termico

Il loro uso richiede un’attenta valutazione dei tempi, del dosaggio corretto e della scelta del farmaco più appropriato, sempre in accordo con il proprio pediatra.

Quando somministrare gli antipiretici?

Il criterio principale per la somministrazione di un antipiretico non è il valore della temperatura, ma lo stato di malessere del bambino

Il farmaco va somministrato solo se la febbre è associata a un evidente disagio generale o a dolore

Comunemente, si considera la somministrazione quando la temperatura ascellare supera i 38,5°C, ma sempre valutando le condizioni generali del piccolo.

È importante chiarire che gli antipiretici:

  • non curano la malattia sottostante, ma ne alleviano solo i sintomi.
  • non prevengono l’insorgenza delle convulsioni febbrili.

Se il bambino, pur avendo la febbre, è tranquillo e a suo agio, non è necessario somministrare alcun farmaco.

I farmaci di prima scelta e il dosaggio corretto

In età pediatrica, i farmaci di riferimento per il trattamento della febbre sono due:

  • paracetamolo: è il farmaco di prima scelta per la sua efficacia e il suo elevato profilo di sicurezza quando usato correttamente;
  • ibuprofene: rappresenta una valida alternativa. Tuttavia, presenta alcune controindicazioni:
    • non è indicato nei bambini sotto i tre-sei mesi di vita;
    • non deve essere usato in caso di varicella;
    • va assunto preferibilmente a stomaco pieno.

Un punto cruciale da non dimenticare mai è che il dosaggio di questi farmaci deve essere calcolato sempre in base al peso corporeo del bambino, non alla sua età. Per la dose corretta, è indispensabile consultare il proprio pediatra e leggere con attenzione le indicazioni fornite sulla confezione del prodotto.

Vie di somministrazione e precauzioni

La via di somministrazione del farmaco influisce sulla sua efficacia e precisione.

Le opzioni sono essenzialmente due:

  • via orale (sciroppo, gocce, bustine): è sempre la via preferibile. Consente un dosaggio preciso e garantisce un assorbimento migliore e più regolare;
  • via rettale (supposte): è un’opzione da riservare esclusivamente ai casi di vomito o di altre condizioni che impediscano l’assunzione orale. È fondamentale non dividere mai le supposte, poiché il principio attivo non è distribuito in modo omogeneo al loro interno.

Farmaci da evitare e rischi dell’alternanza

Esistono farmaci e pratiche che devono essere tassativamente evitati, tra cui:

  • aspirina (acido acetilsalicilico): questo farmaco deve essere sempre evitato nei bambini e negli adolescenti a causa del rischio di sviluppare la Sindrome di Reye, una patologia grave che può colpire fegato e cervello;
  • uso alternato o combinato: la pratica di alternare o combinare paracetamolo e ibuprofene è fortemente sconsigliata. Aumenta significativamente il rischio di effetti collaterali e di commettere errori di dosaggio. Laddove necessario, sempre e solo su indicazione del medico, è importante distanziare in modo adeguato i due farmaci evitando sovrapposizioni.

Ma se la febbre non scende del tutto dopo l’antipiretico? È un’osservazione comune e normale. L’obiettivo di un antipiretico non è azzerare la temperatura, ma migliorare il benessere del bambino

Un farmaco è considerato efficace se abbassa la temperatura di circa un grado e, soprattutto, se il bambino appare più sereno, meno sofferente e più reattivo. Non è necessario che la febbre scompaia completamente.

Quando preoccuparsi: segnali di allarme

È importantissimo fare affidamento sul proprio istinto genitoriale e sulla conoscenza del proprio bambino

Nessuno, infatti, conosce un bambino meglio dei propri genitori, che sono i primi ad accorgersi se qualcosa non va.

In presenza di sintomi particolari, o di campanelli d’allarme specifici, è fondamentale rivolgersi subito al proprio pediatra di riferimento

Età del bambino: un fattore determinante

L’età è il primo e più importante fattore da considerare. Le regole sono chiare e non ammettono eccezioni:

  • qualsiasi febbre (temperatura ≥38°C) in un bambino di età inferiore ai 3 mesi richiede una valutazione medica immediata.
  • una febbre ≥39°C in un bambino di età compresa tra i 3 e i 6 mesi è motivo per contattare il pediatra;
  • una temperatura che supera i 40°C a qualsiasi età richiede una consulenza pediatrica urgente.

Segni di sofferenza e alterazione dello stato generale

L’osservazione del comportamento è cruciale. Contattare urgentemente il pediatra in presenza di:

  • aspetto sofferente o “tossico”: con questo termine medico si intende un bambino che appare gravemente malato, pallido, apatico, con scarsa reattività e uno sguardo “spento”, anche dopo che la febbre è scesa;
  • letargia, sonnolenza eccessiva, difficoltà a risvegliarsi;
  • irritabilità estrema, pianto inconsolabile o, al contrario, un pianto insolitamente debole e flebile;
  • rifiuto di giocare o interagire, anche nei momenti in cui la febbre si abbassa grazie all’antipiretico.

Sintomi neurologici e respiratori gravi

Alcuni sintomi specifici richiedono una risposta immediata, recandosi direttamente in Pronto Soccorso.

Nello specifico, ci riferiamo a:

  • Sintomi neurologici:
    • convulsioni (se è la prima volta);
    • rigidità nucale: il bambino non riesce a piegare la testa in avanti per toccare il petto con il mento;
    • cefalea (mal di testa) intensa e persistente;
    • fontanella tesa o bombata nei lattanti: il punto “morbido” sulla testa appare gonfio e duro.
  • Sintomi respiratori:
    • evidente difficoltà respiratoria: respiro molto accelerato, affannoso, rientramenti della pelle tra le costole, alitamento delle pinne nasali, ovvero le narici che si allargano a ogni respiro;
  • Altri segni gravi:
    • comparsa di eruzioni cutanee, in particolare petecchie o porpora (macchie rossastre o violacee sulla pelle che non scompaiono se si preme sopra con un dito o con un bicchiere trasparente).

Segni di disidratazione o persistenza della febbre

È necessario consultare il pediatra anche nei seguenti casi:

  • Segni di disidratazione:
    • rifiuto persistente di bere;
    • ridotta emissione di urina, con pannolini che restano asciutti o meno bagnati del solito per diverse ore;
    • pianto senza lacrime;
    • mucose (bocca e lingua) secche.
  • Sintomi gastrointestinali: vomito o diarrea persistenti o incontenibili.
  • Durata della febbre: febbre che persiste oltre le 48-72 ore senza una causa chiara o senza alcun segno di miglioramento.

Mentre la maggior parte delle febbri è acuta e la sua causa viene individuata rapidamente, in rari casi la febbre può persistere senza una ragione ovvia, introducendo uno scenario più complesso.

La febbre di origine sconosciuta

Sebbene la stragrande maggioranza degli episodi febbrili si risolva rapidamente, un piccolo numero di casi persiste senza una diagnosi chiara, portando a una classificazione medica specifica nota come febbre di origine sconosciuta, una condizione caratterizzata da:

  • una temperatura corporea, misurata per via rettale, superiore a 38°C;
  • una durata di oltre 1-2 settimane;
  • l’assenza di una causa identificabile nonostante siano stati eseguiti gli accertamenti medici di routine, sia in regime ambulatoriale che ospedaliero.

Anche in questi casi, le infezioni rimangono la categoria di cause più comune, rappresentando circa il 51% delle diagnosi. Seguono le condizioni autoimmuni o reumatologiche (9%) e le neoplasie come leucemie o linfomi (6%), ma in circa un quarto dei bambini la causa non viene mai determinata.

L’approccio diagnostico in questi casi è sistematico e graduale. Prevede un’anamnesi molto approfondita, esami fisici ripetuti e una serie progressiva di test di laboratorio e di diagnostica per immagini, volti a indagare metodicamente tutte le possibili cause.

Domande Frequenti (FAQ)

1. Quando si parla esattamente di febbre in un bambino?

Si parla di febbre quando la temperatura corporea centrale è al di sopra dei limiti di normalità. Generalmente, si considera febbre quando la temperatura rettale raggiunge o supera i 38° e la temperatura ascellare raggiunge o supera i 37.5°. Se si utilizza la misurazione ascellare, si considera febbre sopra i 38° effettivi.

2. Qual è il modo più affidabile per misurare la temperatura di un bambino? 

Le temperature rettali sono le più accurate, avvicinandosi di più alla temperatura interna reale del bambino. Tuttavia, a domicilio per tutti i bambini, è raccomandata la misurazione in sede ascellare con termometro elettronico. Le misurazioni in altre sedi, come l’orecchio o la fronte, non presentano la stessa attendibilità.

3. La temperatura misurata sotto l’ascella deve essere corretta aggiungendo mezzo grado? 

La temperatura ascellare e orale è circa 0.5° più bassa della rettale. Se la temperatura viene rilevata internamente (rettale o auricolare), è necessario scalare 0.5° per ottenere la temperatura effettiva. Per la definizione di febbre in sede ascellare, ci si basa comunque sul valore misurato (ad esempio, 37.5°).

4. La febbre alta è sempre più pericolosa della febbre bassa? 

No, l’altezza della febbre non indica necessariamente la gravità del disturbo. Alcune patologie di lieve entità possono causare febbre alta, mentre patologie gravi possono manifestarsi con un innalzamento lieve. È fondamentale valutare il contesto clinico e le condizioni generali del bambino, prestando attenzione a sintomi come difficoltà respiratoria o letargia, che indicano la gravità meglio della sola temperatura di picco.

5. Quando è necessario chiamare subito il pediatra o recarsi al pronto soccorso? 

È indispensabile la consulenza pediatrica o recarsi al pronto soccorso in presenza di “segni di allarme”, come l’età inferiore ai 6 mesi, una temperatura oltre i 40°, o un aspetto sofferente, sonnolenza, pianto inconsolabile o irritabilità. Altri sintomi urgenti includono rigidità nucale, convulsioni, difficoltà respiratoria o segni di disidratazione (rifiuto di bere o riduzione della diuresi).

6. La febbre nei neonati sotto i 3 mesi è sempre un’emergenza? 

Sì, la febbre nei neonati di età inferiore ai 3 mesi è considerata un segnale d’allarme. I neonati hanno un elevato rischio di contrarre infezioni gravi a causa del loro sistema immunitario immaturo. Pertanto, se un bambino ha meno di 3 mesi e presenta febbre 38°, deve essere consultato immediatamente il pediatra e spesso è necessario il ricovero per accertamenti.

7. Cosa sono le convulsioni febbrili e sono pericolose? 

Le convulsioni febbrili sono crisi convulsive che possono manifestarsi quando la temperatura corporea si alza o si abbassa rapidamente. Sebbene siano molto preoccupanti per i genitori, sono un’eventualità piuttosto comune e di solito benigna, che non comporta rischi a lungo termine per la salute. Se si verificano per la prima volta, è comunque necessario recarsi in pronto soccorso per gli accertamenti.

8. Quali farmaci antipiretici (paracetamolo, ibuprofene) posso dare al mio bambino?

I farmaci principali sono il Paracetamolo (farmaco di primo impiego) e l’Ibuprofene (valida alternativa). L’Ibuprofene non è indicato sotto i tre mesi di vita e in caso di varicella, vomito o diarrea. La dose deve sempre dipendere dal peso corporeo del bambino. Le dosi raccomandate sono: Paracetamolo 10-15 mg/kg/dose ogni 6-8 ore e Ibuprofene 10 mg/kg/dose ogni 8 ore. È fondamentale contattare il pediatra per definire la dose adeguata.

9. È utile alternare Paracetamolo e Ibuprofene? 

No, è sconsigliato l’uso alternato o combinato dei due farmaci. Questo approccio può aumentare il rischio di effetti collaterali. Inoltre, l’alternanza può confondere chi assiste il bambino, portando inavvertitamente a un sovradosaggio.

10. Quali rimedi fisici (spugnature, bagni) possono aiutare ad abbassare la febbre? 

I rimedi come le spugnature fredde, i bagni freddi o l’utilizzo di ghiaccio o alcol non sono raccomandati; l’alcol è tossico e l’acqua fredda può causare brividi, innalzando paradossalmente la temperatura. Per dare sollievo, si possono applicare panni freschi e umidi sulla fronte, sui polsi e sui polpacci, oppure fare un bagno in acqua tiepida (circa 34°), purché il bambino provi sollievo e l’acqua sia leggermente inferiore alla sua temperatura.

11. L’idratazione è importante? Quanto deve bere un bambino con la febbre? 

Sì, l’idratazione è importantissima perché il principale rischio associato alla febbre è la disidratazione. Con la febbre, la richiesta di liquidi dell’organismo aumenta. È necessario garantire un adeguato stato di idratazione offrendo al bambino da bere spesso e in abbondanza. Si possono offrire bevande fresche, inclusa acqua, camomilla o succo di frutta.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.