Se si soffre di un raffreddore che non finisce mai, accompagnato da una costante sensazione di naso chiuso e pressione al viso, potrebbe non essere un semplice malanno di stagione ma di una rinosinusite cronica, comunemente nota come sinusite cronica.
Si tratta di una condizione infiammatoria estremamente comune ma spesso sottovalutata, che impatta in modo significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre.
Molti pazienti arrivano a rassegnarsi a vivere una condizione pesante, che interferisce con le attività lavorative e scolastiche, altera il sonno e compromette il benessere generale.
Una diagnosi corretta non è quindi solo una formalità, ma costituisce il primo e indispensabile passo verso il sollievo.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è una sinusite cronica e come si affronta in modo adeguato.
Di cosa parliamo in questo articolo
- Cos’è la rinosinusite cronica?
- Cosa sono i seni paranasali
- Sintomi della sinusite cronica
- I sintomi cardinali della rinosinusite cronica
- Sintomi associati e impatto sulla qualità della vita
- Cause e fattori di rischio: perché la sinusite diventa cronica
- I meccanismi patogenetici della rinosinusite
- Fattori anatomici e predisposizioni
- Comorbilità e di altri fattori di rischio
- Cause infettive: batteri, funghi e infezioni dentali
- Come si diagnostica una rinosinusite cronica
- Quali esami fare: endoscopia e imaging
- Indagini aggiuntive
- Trattamento della sinusite cronica: come liberare il naso chiuso
- Misure di igiene e antinfiammatori
- Terapia Farmacologica Sistemica
- Opzioni terapeutiche avanzate
- Come gestire la rinosinusite cronica a lungo termine
- Domande frequenti (FAQ)
Cos’è la rinosinusite cronica?
La rinosinusite cronica, è un’infiammazione della mucosa che riveste l’interno del naso e dei seni paranasali.
Il criterio diagnostico fondamentale che permette di definirla cronica è la persistenza dei sintomi per un periodo superiore alle 12 settimane (o 90 giorni continuativi). Non si tratta di una semplice infezione che non guarisce, ma di un complesso ciclo patologico di infiammazione che si autoalimenta.
Oggi si preferisce il termine “rinosinusite” al più datato “sinusite”, e la ragione è semplice: l’infiammazione coinvolge quasi sempre sia la mucosa del naso (rinite) sia quella dei seni paranasali. Essendo queste due aree un’unica entità anatomo-funzionale, un processo infiammatorio difficilmente rimane confinato a una sola di esse.
Questa patologia ha una prevalenza notevole, interessando una porzione significativa della popolazione. Le stime indicano che ne soffre una percentuale che oscilla tra il 5% e il 12% della popolazione generale, con dati più specifici che attestano la prevalenza al 10.9% nella popolazione europea e al 13,4% in quella americana.
Cosa sono i seni paranasali
I seni paranasali sono delle cavità vuote localizzate nelle ossa del massiccio facciale, comunicanti con le cavità nasali attraverso piccoli orifizi chiamati osti. La loro funzione principale è quella di alleggerire il peso del cranio, ma partecipano anche alla modulazione della voce e all’umidificazione dell’aria inspirata.
I seni paranasali sono suddivisi in quattro gruppi principali, presenti su entrambi i lati del cranio:
- seni mascellari: i più grandi, localizzati negli zigomi, accanto al naso;
- seni frontali: situati nella fronte, immediatamente sopra le sopracciglia;
- seni etmoidali: un complesso di piccole cellette aeree localizzate tra gli occhi, dietro il ponte nasale;
- seni sfenoidali: posizionati in profondità, dietro i seni etmoidali e il naso.

Lo sviluppo di queste cavità non è completo alla nascita. I seni etmoidali e mascellari sono già presenti, ma i seni frontali non si sviluppano prima dei 6-7 anni di età, mentre i seni sfenoidali completano la loro crescita solo durante l’adolescenza. Questo spiega perché alcuni tipi di sinusite, come quella etmoidale, sono più comuni nei bambini piccoli, mentre la sinusite frontale è rara prima dell’età scolare.
Sintomi della sinusite cronica
I sintomi della rinosinusite cronica non devono essere confusi con quelli di un banale raffreddore. Si tratta di un insieme di segnali specifici e persistenti che, se riconosciuti correttamente, possono guidare verso una diagnosi accurata e tempestiva.
Prestare attenzione a questi sintomi è fondamentale per evitare ritardi diagnostici e limitare l’impatto negativo che questa condizione può avere sulla vita quotidiana. È utile distinguere tra i sintomi principali, definiti cardinali, e quelli associati, che completano il quadro clinico.
I sintomi cardinali della rinosinusite cronica
Come accennato prima, la diagnosi clinica di Rinosinusite Cronica si basa sulla presenza, per 12 settimane o più, di almeno due dei seguenti quattro sintomi, di cui almeno uno deve essere tra i primi due:
- ostruzione o congestione nasale: è la classica e persistente sensazione di naso chiuso o pieno. Questa ostruzione rende difficile la respirazione attraverso il naso, costringendo spesso a respirare con la bocca, specialmente durante la notte;
- secrezione nasale (rinorrea): la secrezione può essere anteriore (il classico naso che cola) o posteriore, quando il muco scivola dalla parte posteriore del naso verso la gola (scolo retro-nasale). Tipicamente, nella rinosinusite cronica, il muco è denso, viscoso e di colore opaco, giallo o verdastro (mucopurulento);
- dolore o pressione facciale: si manifesta come una sensazione di dolore, pienezza o pesantezza localizzata sul viso. Le aree più comuni sono le guance (sinusite mascellare), la fronte (sinusite frontale) o la zona tra e dietro gli occhi (sinusite etmoidale e sfenoidale). Questo sintomo può peggiorare quando ci si piega in avanti;
- riduzione o perdita dell’olfatto (iposmia/anosmia): l’infiammazione e il gonfiore della mucosa possono ostruire fisicamente il passaggio delle molecole odorose verso i recettori olfattivi, compromettendo significativamente la capacità di percepire gli odori e, di conseguenza, anche i sapori.
La diagnosi è più probabile quando i sintomi di una rinite virale persistono per più di 10 giorni senza alcun miglioramento, oppure quando peggiorano dopo un iniziale miglioramento.
Sintomi associati e impatto sulla qualità della vita
Oltre ai sintomi cardinali, i pazienti con rinosinusite cronica spesso lamentano una serie di disturbi secondari che contribuiscono a peggiorare il loro stato di salute generale.
I più comuni sono i seguenti:
- cefalea: mal di testa, spesso localizzato sulla fronte o nella parte posteriore del capo;
- alito cattivo (alitosi): causato dal ristagno di secrezioni mucopurulente;
- tosse: specialmente notturna, provocata dall’irritazione della gola dovuta allo scolo retro-nasale;
- malessere generale e astenia: una sensazione costante di stanchezza e spossatezza;
- dolore ai denti: in particolare all’arcata superiore, quando l’infiammazione coinvolge il seno mascellare;
- sensazione di pienezza auricolare (ovattamento).
La combinazione di questi sintomi cronici ha un impatto estremamente negativo sulla qualità della vita. I pazienti riportano spesso disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione e una riduzione del rendimento scolastico e lavorativo, rassegnandosi a vivere in una condizione che limita pesantemente le loro attività quotidiane.
Cause e fattori di rischio: perché la sinusite diventa cronica
La cronicizzazione di un’infiammazione sinusale non è un evento casuale, ma il risultato di un complesso ciclo patologico che si autoalimenta. Per interrompere questo ciclo e definire un trattamento personalizzato ed efficace, è importante comprendere i meccanismi fisiopatologici, i fattori anatomici predisponenti e i fattori di rischio individuali e ambientali che ne favoriscono l’instaurarsi.
I meccanismi patogenetici della rinosinusite
Il punto centrale della fisiopatologia della rinosinusite cronica è un circolo vizioso basato su tre elementi chiave che si influenzano a vicenda:
- ostruzione degli osti sinusali: il punto di partenza è quasi sempre il blocco dei piccoli canali che mettono in comunicazione i seni paranasali con le cavità nasali. Questo blocco è causato dall’edema (gonfiore) della mucosa, che impedisce il normale drenaggio delle secrezioni;
- disfunzione del trasporto muco-ciliare: la superficie della mucosa è ricoperta da microscopiche ciglia che, con il loro movimento coordinato, spingono costantemente il muco verso gli osti per essere eliminato. Quando la funzione ciliare è alterata dall’infiammazione, questo meccanismo di pulizia si blocca, portando a un ristagno di secrezioni all’interno dei seni;
- alterazione del muco: il muco che ristagna diventa più denso e viscoso. Questo ambiente privo di ossigeno e ricco di nutrienti diventa il terreno di coltura ideale per la proliferazione di agenti patogeni (batteri, funghi), che a loro volta alimentano e perpetuano lo stato infiammatorio cronico.
Fattori anatomici e predisposizioni
Alcune variazioni anatomiche individuali possono ridurre lo spazio per il drenaggio del muco, predisponendo all’ostruzione e quindi allo sviluppo della rinosinusite cronica.
Tra queste troviamo:
- deviazione del setto nasale: una deviazione significativa può ostruire meccanicamente l’area di drenaggio di un lato del naso;
- ipertrofia (ingrossamento) dei turbinati: i turbinati sono strutture ossee ricoperte di mucosa che, se ingrossate, possono restringere il passaggio dell’aria e il drenaggio;
- polipi nasali: neoformazioni benigne della mucosa che crescono fino a ostruire le cavità nasali e gli osti sinusali;
- osti dei seni paranasali naturalmente stretti;
- altre alterazioni morfologiche congenite.
Comorbilità e di altri fattori di rischio
Diverse condizioni mediche e fattori ambientali possono favorire o mantenere l’infiammazione cronica a livello naso-sinusale.
I principali sono:
- allergie: una rinite allergica costante o prolungata provoca un’infiammazione persistente della mucosa nasale, che può facilmente estendersi ai seni e cronicizzare;
- asma: esiste una fortissima associazione tra asma e rinosinusite cronica. Secondo la Accademia Italiana di Rinologia, la prevalenza dell’asma è di circa il 20% nei pazienti con rinosinusite cronica senza polipi (contro l’8% della popolazione generale) e sale a circa il 50% nei pazienti con poliposi nasale, evidenziando un legame infiammatorio comune tra alte e basse vie aeree;
- sistema immunitario indebolito: condizioni di immunodeficienza aumentano la suscettibilità alle infezioni e alla loro cronicizzazione.
- intolleranza all’acido acetilsalicilico (Aspirina): questo fattore di rischio è particolarmente rilevante nei pazienti con poliposi nasale e asma (triade di Samter);
- fibrosi cistica e discinesia ciliare: queste condizioni genetiche, sebbene più rare, alterano direttamente la qualità del muco e la funzionalità ciliare, rappresentando cause sottostanti di rinosinusite cronica;
- fattori ambientali: l’esposizione cronica a irritanti come il fumo di tabacco (attivo e passivo) e l’inquinamento atmosferico contribuisce a mantenere uno stato infiammatorio della mucosa respiratoria.
Cause infettive: batteri, funghi e infezioni dentali
La rinosinusite può essere provocata da una infezione, di origine virale, batterica, fungina o dentale.
- origine virale: la maggior parte delle sinusiti acute, che possono poi evolvere in forme croniche, inizia come una complicanza di un’infezione virale delle alte vie respiratorie, come un comune raffreddore;
- agenti batterici: quando l’ambiente sinusale è compromesso, si verifica una sovrainfezione batterica. I patogeni più comuni nelle forme croniche includono Streptococcus pneumoniae (noto come Pneumococco), Haemophilus influenzae e Moraxella catarrhalis;
- ruolo dei funghi: in alcuni casi, specialmente in soggetti immunocompromessi o con particolari reazioni allergiche, i funghi (come l’Aspergillus) possono essere la causa principale dell’infiammazione;
- origine dentale (Odontogena): un’infezione non trattata di un dente dell’arcata superiore (come un ascesso) può diffondersi per contiguità al sovrastante seno mascellare, causando una sinusite localizzata.
Come si diagnostica una rinosinusite cronica
La diagnosi di rinosinusite cronica richiede un approccio metodico che va oltre la semplice valutazione dei sintomi. È un percorso che parte dal sospetto clinico del paziente e del medico e arriva a una conferma oggettiva, indispensabile per escludere altre patologie con sintomi simili e per definire il piano terapeutico più appropriato.
Il primo passo del percorso diagnostico è sempre la visita medica specialistica. Durante questo incontro, l’otorinolaringoiatra esegue due passaggi fondamentali:
- anamnesi: è la raccolta dettagliata della storia clinica del paziente. Lo specialista indaga la tipologia dei sintomi, la loro durata (il criterio delle 12 settimane è cruciale), la loro lateralità, la presenza di fattori scatenanti o di comorbilità come asma e allergie;
- esame obiettivo: include l’ispezione delle cavità nasali e della gola.
Sulla base di questi elementi, si formula una diagnosi clinica di rinosinusite cronica, che necessita però di essere confermata da evidenze oggettive.
Quali esami fare: endoscopia e imaging
Per confermare la diagnosi e valutare l’entità della patologia, si ricorre a esami strumentali che permettono di osservare all’interno del naso e dei seni paranasali.
I più comuni sono:
- endoscopia nasale (fibroscopia): questo è l’esame ambulatoriale più importante e dirimente. Utilizzando un sottile strumento a fibre ottiche dotato di una piccola telecamera (endoscopio), lo specialista può ispezionare in dettaglio l’interno delle cavità nasali. L’endoscopia permette di visualizzare segni oggettivi di infiammazione che confermano la diagnosi, come:
- muco purulento che drena dal meato medio (l’area di sbocco dei seni principali);
- edema (gonfiore) e arrossamento della mucosa;
- presenza di polipi nasali, anche di piccole dimensioni, non visibili a occhio nudo.
- Tomografia Computerizzata (TC): la TC del massiccio facciale è considerata il gold standard radiologico per lo studio della rinosinusite cronica. È fondamentale per valutare l’estensione dell’infiammazione a tutti i seni paranasali, identificare eventuali anomalie anatomiche e pianificare un eventuale intervento chirurgico. È importante sottolineare che la TC non è indicata per le forme acute non complicate, ma diventa essenziale nei casi cronici, ricorrenti o quando si sospettano complicanze.
Indagini aggiuntive
Dato che la rinosinusite cronica è una malattia eterogenea, è spesso utile capire quale tipo di infiammazione la stia sostenendo per personalizzare la terapia.
Per questo motivo, il medico potrebbe prescrivere i seguenti esami:
- test allergologici: data la frequente associazione con le allergie, vengono spesso eseguiti test cutanei per identificare eventuali sensibilizzazioni ad allergeni inalanti (acari, pollini, peli di animali);
- citologia nasale: si tratta di un esame semplice e non invasivo che consiste nel prelevare un piccolo campione di cellule dalla superficie della mucosa nasale. L’analisi al microscopio permette di identificare il tipo di infiammazione presente. Il riscontro di un’elevata concentrazione di cellule chiamate eosinofili è un marcatore chiave per diagnosticare una “infiammazione di tipo 2”. Questo specifico endotipo infiammatorio è alla base delle forme più severe di rinosinusite cronica, specialmente quelle con polipi, e rappresenta il bersaglio delle nuove terapie biologiche;
- esami del sangue: in casi selezionati, possono essere richiesti esami ematici per valutare la funzionalità del sistema immunitario o per ricercare marcatori di infiammazione sistemica, come il conteggio degli eosinofili nel sangue.
Trattamento della sinusite cronica: come liberare il naso chiuso
Il trattamento della rinosinusite cronica è un percorso a step, che parte da misure di igiene quotidiana e terapie locali per arrivare, solo quando strettamente necessario, a opzioni farmacologiche più avanzate o alla chirurgia.
L’obiettivo non è semplicemente risolvere un singolo episodio, ma controllare l’infiammazione cronica di base, interrompere il ciclo patologico, migliorare la qualità della vita e prevenire le riacutizzazioni.
Misure di igiene e antinfiammatori
Queste terapie costituiscono la base del trattamento per ogni paziente con rinosinusite cronica, e prevedono:
- irrigazioni nasali saline: i lavaggi nasali con soluzione salina (isotonica o ipertonica) sono una pratica fondamentale e di comprovata efficacia. I loro benefici sono molteplici:
- rimuovono meccanicamente muco, croste e agenti irritanti;
- migliorano la clearance muco-ciliare, aiutando le ciglia a funzionare meglio;
- riducono la concentrazione locale di mediatori infiammatori.
- corticosteroidi topici intranasali: gli spray nasali a base di cortisone sono il cardine della terapia farmacologica. Agiscono direttamente sulla mucosa, riducendo potentemente l’infiammazione e il gonfiore. Nei pazienti con poliposi, un uso costante e regolare può portare a una significativa riduzione delle dimensioni dei polipi. Per essere efficaci, devono essere utilizzati continuativamente per lunghi periodi;
- aerosolterapia: l’utilizzo di dispositivi specifici come le docce nasali micronizzate permette di veicolare farmaci (principalmente cortisonici) direttamente nelle cavità nasali e paranasali, concentrandone l’azione dove è più necessaria.
Terapia Farmacologica Sistemica
Queste terapie vengono riservate a casi specifici o a periodi di riacutizzazione, e si basano sull’assunzione di:
- antibiotici: la rinosinusite cronica non è un’infezione batterica persistente, ma uno stato infiammatorio cronico. Gli antibiotici agiscono sui batteri, non sull’infiammazione di base, ed è per questo che il loro uso è limitato solo alle riacutizzazioni di origine batterica, caratterizzate da un peggioramento dei sintomi come febbre e secrezioni purulente. In casi selezionati, cicli prolungati di antibiotici macrolidi a basso dosaggio possono essere utilizzati per il loro effetto antinfiammatorio;
- corticosteroidi sistemici (orali): brevi cicli di cortisone per via orale sono una terapia molto efficace ma da usare con cautela. Sono indicati in caso di patologia severa, specialmente in presenza di poliposi nasale massiva, per ottenere una rapida riduzione dell’infiammazione e delle dimensioni dei polipi. A causa dei potenziali effetti collaterali, il loro utilizzo è generalmente limitato a 1-2 cicli all’anno.
Opzioni terapeutiche avanzate
Quando la terapia medica massimale non riesce a controllare la malattia, si possono considerare opzioni più invasive, tra cui le principali sono le seguenti:
- chirurgia endoscopica funzionale (FESS – Functional Endoscopic Sinus Surgery): è l’approccio chirurgico mininvasivo di scelta. Eseguito interamente attraverso le narici con l’ausilio di endoscopi, l’intervento non ha lo scopo di eradicare la malattia, ma di ripristinare la normale fisiologia del naso. L’obiettivo è allargare gli osti naturali dei seni paranasali e rimuovere le ostruzioni (come i polipi), per ristabilire un drenaggio e una ventilazione efficaci. In questo modo viene ripristinato un corretto flusso dell’aria che permetterà la guarigione della sinusite;
- sinusoplastica con palloncino (balloon sinuplasty): una tecnica ancora meno invasiva, adatta a casi selezionati di ostruzione ostiale. Un piccolo catetere con un palloncino viene inserito e gonfiato a livello dell’ostio bloccato, dilatandolo in modo da ripristinare il drenaggio;
- farmaci biologici: rappresentano la nuova frontiera per le forme più severe. Farmaci come il Dupilumab, un anticorpo monoclonale anti IL-4 e IL-13, bloccano specifici mediatori dell’infiammazione di tipo 2. Sono indicati specificamente per pazienti con rinosinusite cronica severa con poliposi e una severa infiammazione di tipo 2 (identificata tramite esami come la citologia nasale), che non rispondono adeguatamente alle terapie convenzionali, inclusa la chirurgia.
Come gestire la rinosinusite cronica a lungo termine
Affrontare la rinosinusite cronica richiede un cambio di prospettiva: non si tratta di curare un’infezione passeggera, ma di gestire una condizione infiammatoria persistente.
Oltre alle terapie sopra elencate, la gestione a lungo termine si basa anche su corrette abitudini e misure preventive che ogni paziente può adottare.
Per controllare la patologia e prevenire le ricadute, è fondamentale trattare adeguatamente le condizioni favorenti (come allergie e asma) e adottare le seguenti buone pratiche:
- mantenere un’adeguata umidità negli ambienti, specialmente in inverno;
- eseguire regolarmente i lavaggi nasali, in particolare durante i raffreddori, per prevenirne le complicanze;
- bere molti liquidi per mantenere il muco più fluido e facile da espellere;
- evitare il fumo di tabacco e l’esposizione a fumi e sostanze irritanti;
- trattare fin da subito le infezioni delle vie aeree superiori per evitare che si complichino in una sinusite batterica.
Domande frequenti (FAQ)
La rinosinusite cronica (CRS) è un’infiammazione sintomatica e prolungata che coinvolge contemporaneamente la mucosa del naso e dei seni paranasali. Molti esperti prediligono il termine rinosinusite perché l’infiammazione coinvolge quasi sempre sia il naso che i seni. È considerata una patologia complessa ed eterogenea, inquadrabile come una malattia infiammatoria.
Una rinosinusite è definita cronica quando i segni e i sintomi della rinosinusite permangono continuativamente per un periodo superiore alle 12 settimane. Se i sintomi durano tra 4 e 12 settimane, la condizione è talvolta definita subacuta, mentre l’acuta dura meno di 4 settimane.
La differenza principale risiede nella durata della malattia: la forma acuta si risolve in meno di 4 settimane, mentre quella cronica dura più di 12 settimane. Sebbene i sintomi siano simili, nella rinosinusite cronica il dolore o la pressione facciale sono di solito molto minori o talvolta assenti, al contrario della forma acuta in cui il dolore è spesso più intenso.
La diagnosi clinica (basata sui sintomi persistenti) deve essere confermata con una documentazione oggettiva dell’infiammazione nasosinusale. I metodi per la conferma oggettiva includono l’endoscopia nasale (o rinoscopia anteriore) e la Tomografia Computerizzata (TC) dei seni paranasali, considerata il gold standard per gli esami radiologici.
La diagnosi richiede la presenza di due o più sintomi per almeno 12 settimane, di cui almeno uno deve essere ostruzione o congestione nasale o secrezione mucopurulenta. Altri sintomi cardine includono il dolore/pressione facciale e la diminuzione del senso dell’olfatto (iposmia/anosmia).
La rinosinusite cronica può derivare da una sinusite acuta che non guarisce correttamente. I fattori coinvolti includono l’infiammazione cronica dovuta a polipi nasali o allergie croniche. Altre cause possono essere anomalie anatomiche come il setto nasale deviato, un turbinato ingrossato, o l’esposizione a irritanti ambientali (come il fumo di tabacco).
La rinosinusite cronica è definita principalmente come una malattia infiammatoria complessa e prolungata, spesso correlata a problemi di drenaggio e fattori anatomici o immunologici, e non come un’infezione acuta. Le fonti non la descrivono come una patologia contagiosa o trasmissibile.
Sì, il mal di testa (cefalea) e il senso di pienezza o pressione facciale sono sintomi comuni della sinusite cronica. In particolare, l’infiammazione nel seno mascellare può manifestarsi con dolore alle guance, mal di denti e cefalea. Il dolore e la cefalea possono aumentare quando ci si piega in avanti o si è in posizione supina.
I rimedi casalinghi e palliativi raccomandati includono l’uso di irrigazioni nasali con soluzione salina. Anche le inalazioni di vapore, l’applicazione di panni umidi e caldi sui seni, e l’assunzione di almeno due litri di liquidi al giorno possono aiutare a sgonfiare le membrane e favorire il drenaggio.
I trattamenti di prima linea raccomandati includono i corticosteroidi intranasali topici e le irrigazioni nasali saline, spesso in combinazione, per migliorare i sintomi. In caso di malattia severa o poliposi, possono essere usati cicli brevi (7-21 giorni) di corticosteroidi sistemici per la loro elevata attività antinfiammatoria. Gli antibiotici sono generalmente utilizzati in caso di riacutizzazioni batteriche.
Sì. I decongestionanti nasali (spray vasocostrittori) devono essere utilizzati per un periodo molto limitato, in genere non più di 3-5 giorni consecutivi. L’uso continuo oltre questo limite è sconsigliato perché può causare una congestione di rimbalzo (detta rinite medicamentosa), peggiorando l’ostruzione nasale.
L’intervento chirurgico, come la FESS (Functional Endoscopic Sinus Surgery), è preso in considerazione quando le terapie mediche (come corticosteroidi e antibiotici) non riescono a risolvere lo stato infiammatorio in modo definitivo o quando falliscono nel migliorare il drenaggio. L’obiettivo è ripristinare il corretto flusso d’aria allargando gli spazi tra naso e cavità paranasali.
No, l’allergia non è sempre la causa. La sinusite può essere originata anche da infezioni virali o batteriche. Tuttavia, l’allergia è un fattore di rischio significativo: la rinite allergica è presente in una porzione elevata di adulti con CRS, ma la diagnosi differenziale è necessaria per escludere altre cause non infettive o non allergiche.
