Quando fare il pap test e perché

da | Feb 17, 2021 | Salute

Uno degli esami più importanti nella diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero è, senza dubbio, il cosiddetto Pap test

Si tratta, come vedremo più nel dettaglio nel corso dell’articolo, di un esame non invasivo, di facile e rapida esecuzione, al quale è fortemente raccomandato si sottopongano tutte le donne sessualmente attive.   

Introdotto dal medico greco Georgios Papanicolaou, da cui il nome Pap test o test di Papanicolaou, questo esame ha contribuito significativamente a ridurre la mortalità per tumore del collo dell’utero nei paesi che hanno adottato programmi di screening organizzati, come l’Italia.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è il Pap test, come si esegue, quando farlo e a cosa serve

Cos’è il Pap test

Il Pap test, o test di Papanicolaou, è un esame di screening fondamentale per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, che ha rivoluzionato completamente le modalità di diagnosi, salvando la vita e la salute di centinaia di migliaia di donne dalla sua diffusione in tutto il mondo.

Questo esame, semplice e indolore, permette di identificare precocemente non solo i carcinomi, ma anche le lesioni precancerose che, se non trattate, potrebbero evolvere in tumore nel corso degli anni.

Il Pap test è, tecnicamente, un esame citologico, in quanto si basa sul prelievo di cellule dalla superficie del collo dell’utero e dal canale cervicale, che andranno poi analizzate al microscopio.

L’esecuzione regolare di questo esame è di fondamentale importanza perché:

  • consente di individuare le lesioni in fase molto precoce, quando sono ancora facilmente trattabili e la prognosi è migliore;
  • i trattamenti in fase precoce permettono di preservare la fertilità e la normale vita sessuale della donna;
  • la diagnosi precoce riduce significativamente la mortalità per tumore del collo dell’utero.

Anche se è altamente raccomandato, il Pap test non è un esame perfetto e presenta una certa quota di falsi negativi, ovvero casi in cui l’esame risulta normale nonostante la presenza di lesioni. Per questo motivo, è importante ripeterlo con regolarità secondo le indicazioni del proprio medico.

Quando fare il Pap test

Si consiglia di eseguire il primo Pap test all’inizio dell’attività sessuale o comunque non oltre i 21 anni di età. Successivamente, l’esame andrebbe ripetuto almeno una volta ogni tre anni durante il periodo di attività sessuale.

Dopo la menopausa, è consigliabile continuare ad eseguire il Pap test finché dura l’attività sessuale.

Il Pap test può essere eseguito anche durante la gravidanza, evitando però il prelievo endocervicale. La gravidanza, infatti, rappresenta un’occasione importante per la diagnosi precoce, soprattutto per le donne che non accedono regolarmente ai programmi di screening. Le Linee Guida nazionali raccomandano l’esecuzione del Pap test nel primo trimestre, entro la 12° settimana e 6 giorni, se non eseguito nei tre anni precedenti.

Le donne che sono state sottoposte a isterectomia totale per motivi non oncologici possono non eseguire il Pap test. Se l’isterectomia è stata parziale, ovvero il collo dell’utero non è stato asportato, è opportuno continuare a sottoporsi all’esame.

Non è possibile eseguire il Pap test durante le mestruazioni, perché il sangue mestruale può interferire con la lettura del campione, rendendo il risultato meno affidabile. Si consiglia, quindi, di attendere almeno 5 giorni dopo la fine del ciclo mestruale prima di sottoporsi all’esame.

Come si effettua il Pap test

Come accennato, il Pap test è un esame semplice, rapido e indolore, si esegue durante una normale visita ginecologica e consiste nel prelievo di un piccolo campione di cellule dalla superficie del collo dell’utero e dal canale cervicale.

Nel dettaglio, ecco come si svolge l’esame:

  • il ginecologo o l’ostetrica inserisce delicatamente in vagina uno strumento chiamato speculum, che serve a dilatare le pareti vaginali per rendere visibile il collo dell’utero;
  • con una spatola si prelevano le cellule dalla superficie esterna del collo dell’utero (prelievo esocervicale);
  • successivamente, con una spazzolina si effettua un secondo prelievo all’interno del canale cervicale (prelievo endocervicale).

Una volta raccolto il campione, esistono due metodi principali per analizzare le cellule prelevate:

  • Pap test convenzionale: le cellule vengono strisciate direttamente su un vetrino e fissate con uno spray;
  • metodo Thin-Prep: le cellule vengono immerse in un liquido fissativo. In laboratorio, tramite uno strumento specifico, si allestisce uno strato sottile di cellule sul vetrino. Questo metodo offre diversi vantaggi, tra cui i seguenti:
    • migliore lettura del vetrino: limita l’inadeguatezza del campione legata alla presenza di elementi infiammatori;
    • tipizzazione virale da HPV: è possibile effettuare la ricerca del Papilloma virus direttamente sullo stesso campione, evitando alla donna un secondo prelievo.

Il sistema internazionale utilizzato per refertare i Pap test è il cosiddetto Sistema Bethesda

Cosa fare e non fare prima dell’esame

Trattandosi di un esame semplice e non invasivo, non è richiesta una preparazione specifica. Detto questo, per un risultato ottimale, è importante seguire alcune indicazioni:

  • evitare i rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti l’esame;
  • non effettuare, nelle 48 ore precedenti, lavande vaginali, e non inserire ovuli, prodotti spermicidi, creme, gel o schiume di alcun tipo in vagina, a meno che non siano stati prescritti dal medico. Questi prodotti potrebbero alterare la composizione del campione, eliminando o nascondendo eventuali cellule anomale;
  • informare il medico di eventuali terapie farmacologiche in corso;
  • comunicare al medico se si è in gravidanza. Come spiegato, la gravidanza non rappresenta una controindicazione al Pap test, ma il medico adotterà delle precauzioni specifiche, come evitare il prelievo endocervicale;
  • se si soffre di allergia al lattice, avvisare il medico, che utilizzerà guanti in materiale alternativo.

Seguire queste semplici indicazioni contribuirà ad ottenere un risultato del Pap test più accurato e affidabile.

Che malattie si vedono nel Pap test?

Il Pap test è principalmente noto e impiegato per il suo ruolo nella prevenzione del tumore del collo dell’utero, ma può anche segnalare la presenza di altre alterazioni non tumorali, come:

  • infezioni da funghi, come la Candida;
  • infezioni batteriche, come la vaginosi batterica;
  • infezioni virali, come l’Herpes e l’HPV (Papilloma virus umano).

Detto questo, non è un esame diagnostico per le infezioni. Se ne evidenzia la presenza, quindi, sarà necessario eseguire ulteriori accertamenti per confermare la diagnosi e identificare il microrganismo responsabile.

Il Pap test nello screening del tumore del collo dell’utero

In Italia esiste un programma di screening per il tumore del collo dell’utero, rivolto alle donne di età compresa tra i 25 e i 30 anni, che comprende anche Pap test.

L’obiettivo di un programma di screening di massa è ridurre l’incidenza e la mortalità dovuta al carcinoma, con modalità che possono variare nel corso del tempo. 

Nel caso specifico, come si legge sul sito del Ministero della Salute

“Il test impiegato finora è il Pap-test, offerto ogni 3 anni alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Poiché evidenze scientifiche hanno dimostrato che sopra i 30 anni è più costo-efficace il test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) effettuato ogni 5 anni, tutte le Regioni si stanno impegnando per adottare il modello basato sul test HPV-DNA.” 

Le Regioni hanno iniziato ad attrezzarsi in tal senso, sottoponendo le donne di età superiore ai 30 anni (in media intorno ai 33) al test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) in sostituzione del Pap test, che resta invece più efficace nella popolazione più giovane. 

“Dai 25 a 30 anni l’esame di riferimento rimane il Pap-test da eseguirsi ogni tre anni. Questa scelta è dovuta al fatto che in giovane età la probabilità di avere una infezione da HPV è molto alta senza che questa assuma una importanza clinica.”

Quindi, in Italia è possibile sottoporsi al Pap test gratuitamente, presso la propria ASL di appartenenza, a partire dai 25 anni fino ai 65, anche se dopo i 30 si può preferire il test HPV. In alcuni casi, si può procedere all’effettuazione di entrambi i test di screening. 

Il test va poi ripetuto ogni 3 anni, nel caso del Pap test, mentre per l’HPV è previsto un lasso di tempo di 5 anni. 

Il Fondo Enfea Salute provvede al pagamento del Pap test per le donne assicurate con età superiore ai 40 anni. Per le donne di età inferiore, invece, è disponibile il rimborso del ticket sanitario per il tramite di UniSalute.

ATTENZIONE:
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