Il Piano Sanitario del Fondo Enfea Salute prevede, nella sezione “Alta specializzazione”, la copertura delle spese sostenute per sottoporsi a un esame istologico e citologico.
Si tratta di due controlli, eseguiti dall’anatomo patologo – uno specialista medico clinico deputato alla diagnosi di malattia su cellule e tessuti – per accertare in genere la presenza di un tumore.
Nella medesima sezione del piano sanitario rientrano anche ulteriori indagini come la mammografia, l’urografia, la coronarografia, la campimetria e molte altre ancora.
Nonostante vengano spesso associati e confusi tra loro, questi due esami sono in realtà due procedure distinte.
Approfondiamo insieme e cerchiamo di capire cosa sono e qual è la differenza tra esame istologico e citologico.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è un esame istologico
Un esame istologico (o istopatologico) prevede l’analisi di una piccola porzione di tessuto prelevato dagli organi interni, in genere attraverso una biopsia, che viene osservata al microscopio.
Questa indagine, come accennato all’inizio, viene eseguita per confermare la diagnosi oncologica del paziente, di conseguenza è proprio il tessuto colpito dal tumore ad essere prelevato e analizzato.
Nel caso di una diagnosi di cancro, l’esame istologico è obbligatorio, in quanto rappresenta un metodo diagnostico molto accurato, ma anche per la sua capacità di fornire un risultato già nelle primissime fasi della malattia.
Come si esegue
L’esame istologico può essere eseguito su qualsiasi tessuto del nostro corpo, quindi organi interni, ossa, nervi, pelle, mucose.
Un esempio molto semplice è l’asportazione di un neo da parte del dermatologo per sottoporlo a un controllo più approfondito.
ll materiale sottoposto a esame istologico è costituito da frammenti di tessuti o da organi, o loro parti, asportati attraverso un intervento chirurgico. Nel primo caso, si parla di biopsia, mentre nel secondo si tratta di resezione.
La biopsia può essere:
- incisionale: si asporta una parte della lesione a solo scopo diagnostico;
- escissionale: si asporta la totalità di una lesione (ad esempio un tumore cutaneo) con finalità sia diagnostica che terapeutica;
- endoscopica: effettuata su organi cavi come i bronchi, lo stomaco, l’intestino;
- ago biopsia o core biopsy: effettuata sotto guida strumentale – ecografica, radiologica, TAC o RMN – su lesioni a crescita solida o organi solidi, come il fegato, la prostata, la mammella, la tiroide, e così via.
Per quanto riguarda le resezioni, invece, esse si dividono in parziali, totali o allargate a seconda che riguardino una parte o la totalità di un organo, o coinvolgano più organi.
Mentre nelle biopsie l’anatomopatologo esegue un’analisi al microscopio, con le resezioni si procede invece a un esame macroscopico.
Può capitare che, durante un intervento chirurgico d’urgenza, si proceda a un esame istologico cosiddetto estemporaneo, perché non programmato, al fine di ottenere una consulenza intraoperatoria necessaria per l’esecuzione dell’operazione stessa.
Cosa contiene il referto
Dopo aver eseguito l’esame istologico – l’attesa può richiedere una settimana o più – si riceve il referto elaborato dall’anatomopatologo.
Cosa contiene questo referto? Innanzitutto, è suddiviso in 4 parti:
- elenco del tessuto asportato e inviato al laboratorio;
- descrizione macroscopica, ossia quella eseguita a occhio nudo, del materiale prelevato;
- eventuali diagnosi estemporanee eseguite durante un intervento chirurgico;
- esame microscopico, con relative conclusioni.
Una volta consegnato all’oncologo, l’esame istologico fornisce quindi informazioni sulla natura del tumore, ovvero se si tratta di un cancro maligno o benigno, sul suo grado istologico (G1, G2, G3, ecc…), sulla capacità di reagire a determinati trattamenti.
Cos’è l’esame citologico
La citologia è la branca della medicina che studia la cellula sotto il profilo morfologico e funzionale. Quindi, un esame citologico rientra nell’ambito dell’anatomia patologica che valuta, con l’ausilio di tecniche diverse, le alterazioni delle cellule dei vari organi e apparati, al fine di identificare l’entità morbosa da cui è affetto il paziente.
Semplificando, l’esame citologico studia le anomalie cellulari, in particolare le neoplasie maligne e in parte anche quelle benigne, ma non solo.
Non prevedendo, quindi, l’asportazione di una parte di tessuto localizzato, l’esame citologico si basa quasi esclusivamente sulle caratteristiche delle cellule, slegate dall’aspetto geografico, quindi sparse nel nostro organismo, per capire se presentano un aspetto anomalo.
Il materiale sottoposto a esame citologico è costituito da cellule esfoliate, agoaspirate o asportate per abrasione da tessuti di organi o cavità.
Che cosa si osserva? Si parte da alcune caratteristiche delle cellule, in particolare forma, colore e dimensione, per poi concentrarsi anche sui pattern di aggregazione.
Come si esegue
Come accennato prima, gli esami citologici possono essere eseguiti su 3 tipologie di cellule.
Nel dettaglio:
- cellule da liquido biologico, ossia cellule esfoliate spontaneamente in qualsiasi liquido libero in cavità preformate, come versamenti pleurici, peritoneali, nelle urine o in liquidi di accumulo in cavità neoformate, come una cisti;
- cellule ottenute da agoaspirato, ossia prelevate con un ago sottile sotto aspirazione da un organo o da un tessuto, come la mammella, la tiroide, il fegato, i linfonodi e così via;
- cellule da spazzolato o brushing, raccolte con manovre di delicata abrasione utilizzando i cosiddetti citobrush. Un esempio di esame citologico eseguito utilizzando questo strumento è il Pap Test. Questo prelievo può essere eseguito tramite lavaggio o washing, quando non è possibile raggiungere il punto di interesse con la spazzola.
Il campione prelevato e raccolto può essere strisciato su un vetrino portaoggetto o centrifugato per essere arricchito e successivamente strisciato, dopodiché viene fissato, colorato e analizzato al microscopio.
Differenza tra esame istologico e citologico
Come abbiamo spiegato, questi due esami vengono entrambi eseguiti per confermare una diagnosi di tumore (e non solo), ma presentano delle differenze sostanziali tra loro.
Nel caso dell’esame istologico, infatti, si procede al prelievo di un tessuto localizzato in un punto che presenta una anomalia (l’esempio del neo summenzionato) e lo si analizza al microscopio per capire se si tratta di un tumore benigno o maligno e a che grado è giunto.
L’esame citologico, invece, si basa sul prelievo di campioni cellulari, non di tessuti, attraverso diverse tecniche. L’obiettivo, anche in questo caso, è verificare la presenza di una crescita cellulare anomala, ma senza eseguire nessuna biopsia o resezione.
In alcuni casi, dopo un esame citologico può essere necessario procedere ad un esame istologico, a cui faranno poi seguito una serie di ulteriori indagini specifiche.