I 4 scenari dell’ISS per la gestione COVID in autunno-inverno

da | Ott 30, 2020 | Salute

Con l’inizio della stagione autunno-invernale l’Italia si trova ad affrontare un progressivo peggioramento della epidemia da virus SARS-CoV-2, anche a causa dell’aumentata circolazione di altri virus, come quelli dell’influenza

Purtroppo, la COVID-19 e l’influenza stagionale presentano numerose similarità, e non è facile distinguerle in assenza di un test, ovvero i tamponi molecolari. 

Per questo motivo, l’Istituto Superiore di Sanità ha redatto un documento, nel quale individua 4 possibili scenari di intensità e gravità progressiva, frutto delle possibili situazioni di trasmissibilità del contagio. 

Da cosa dipendono i 4 scenari

I 4 scenari delineati dall’ISS, e che a breve andremo ad approfondire, sono frutto di una serie di valutazioni

Nello specifico, a determinare il da farsi concorrono le seguenti variabili.  

1. Trasmissibilità di SARS-CoV-2 a fine estate 

Nel mese di settembre si è registrato un aumento dei contagi, ciò nonostante non è ancora chiaro se l’incremento di trasmissibilità osservato a partire da giugno in alcune Regioni si stabilizzerà oppure continuerà ad aumentare nel tempo. 

È evidente che gli scenari cambieranno notevolmente a seconda che si riesca o meno a mantenere Rt a valori prossimi a 1 nella stagione autunno-invernale

2. Trasmissibilità di SARS-CoV-2 nelle scuole

Le scuole hanno ripreso le attività a macchia di leopardo, a partire dagli inizi di settembre, quindi la reale trasmissibilità del virus all’interno degli istituti non è ancora nota, anche se cominciano a essere descritti focolai in alcune zone del Paese e alcune Regioni hanno iniziato a chiudere le scuole per contenere il contagio, come nel caso ad esempio della Regione Campania e della Puglia. 

3. Trasmissibilità di SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro 

I luoghi di lavoro si sono dimostrati fin dalla fase acuta un importante serbatoio di infezioni, anche in contesti meno a rischio. 

La ripresa delle attività lavorative in presenza, anche se in percentuali variabili a seconda dei settori, potrebbe contribuire alla attivazione di ulteriori focolai epidemici, non è un caso che l’orientamento generale sia di un ritorno massiccio allo smart working. 

4. Impatto della mobilità della popolazione sulla trasmissione di SARS-CoV-2. 

La ripresa della scuola e delle attività lavorative in presenza si traduce in un maggiore ricorso ai trasporti pubblici, in particolare quello locale, con inevitabile aumento delle occasioni di esposizione al virus

Purtroppo, risulta alquanto evidente l’impossibilità, all’interno dei mezzi di trasporto pubblico locale, di garantire il distanziamento sociale.

5. Contributo del sistema di prevenzione aziendale nei luoghi di lavoro

L’applicazione rigorosa dei protocolli per il contrasto e il contenimento del virus negli ambienti di lavoro ha dato buoni risultati nei primi mesi di pandemia, ma è da valutare quello che accadrebbe con un ritorno di massa al lavoro in presenza. 

6. Grado di accettazione delle misure igienico-sanitarie e comportamentali per la prevenzione della trasmissione di SARS-CoV-2 da parte della popolazione generale 

Mentre l’utilizzo della mascherina, il distanziamento sociale e il lavaggio frequente delle mani hanno dimostrato di funzionare nei mesi di maggior diffusione del contagio, risultano evidenti criticità nella collaborazione alle indagini epidemiologiche e alle attività di contact tracing

Questo elemento influisce nettamente sulla situazione di trasmissione del contagio nel nostro Paese. 

7. Capacità di risposta dei sistemi di prevenzione e controllo. 

Isolare rapidamente i focolai e i singoli casi, applicare le misure di quarantena ai soggetti positivi e ai contatti stretti, risulta di fondamentale importanza per il controllo della trasmissione. 

Tuttavia non è noto al momento quale sia il livello di trasmissione, ad esempio in termini di numero di focolai, che i sistemi di prevenzione possano gestire efficacemente. Va considerato, infine, come l’inizio della stagione influenzale possa rendere queste attività più complesse e impegnative. 

Inoltre, l’aumento dei tamponi processati e dei casi positivi sta mettendo in grandi difficoltà le ASL e gli enti territoriali. 

8. Crescita dell’età media dei casi positivi

Durante l’estate si è registrato un calo dell’età media dei soggetti positivi, con conseguente diminuzione delle ospedalizzazioni. 

Purtroppo, già a partire da metà agosto/inizio settembre, l’età media ha iniziato ad aumentare

Laddove dovesse crescere la percentuale di positivi tra la popolazione fragile, in particolare gli anziani, si andrà ad aggravare senza dubbio la situazione, con l’aumento delle ospedalizzazioni che si prevedono comunque in crescita durante la normale stagione influenzale. 

I 4 possibili scenari per la gestione COVID

Le variabili appena elencate rappresentano delle incognite da non sottovalutare, alla luce delle quali l’ISS ha predisposto 4 possibili scenari per la gestione dell’epidemia nel periodo autunno-invernale. 

Vediamoli. 

Scenario 1

Situazione dei focolai sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiori a 1 mese) e bassa incidenza.

Questo scenario si applica nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all’inizio dell’autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici.

Purtroppo, allo stato attuale, questo scenario sembra ormai già ampiamente superato. 

Scenario 2

Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo, con valori di Rt regionali compresi tra Rt=1 e Rt=1,25.

Questo secondo scenario si applica nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. 

Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata, oltre che dall’impossibilità di contenere tutti i focolai, da una costante crescita dell’incidenza di casi, soprattutto quelli sintomatici

Infatti, avendo difficoltà a tracciare tutti i soggetti nei focolai, si presterà maggiore attenzione a quelli che presentano dei sintomi, con conseguente maggiore ricorso all’ospedalizzazione e alla terapia intensiva. 

La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi. 

Scenario 3 

Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di Rt regionali compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5, e in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. 

Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità dovrebbe essere caratterizzata da una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario 2, mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi a elevata gravità clinica. 

La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. 

Laddove, però, l’età media si assestasse ai livelli osservati nel periodo estivo, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili, come gli anziani, allora si potrebbe guadagnare un po’ di tempo per intervenire

Scenario 4 

Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5). 

La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili. 

Va detto, però, che in una situazione di epidemia di questa portata risulterebbe molto difficile riuscire a proteggere le fasce di popolazione più deboli e fragili.

Conclusioni

Questi 4 scenari delineati dall’ISS presuppongono l’attuazione di politiche di contenimento differenti a seconda delle reali condizioni in cui versa il Paese. 

Queste politiche dovrebbero attenersi agli 8 pilastri strategici chiave nella risposta alla pandemia COVID-19 definiti dall’OMS:

  • Pilastro 1: Coordinamento nazionale, pianificazione, e monitoraggio 
  • Pilastro 2: Comunicazione del rischio e coinvolgimento della popolazione
  • Pilastro 3: Sorveglianza, team di risposta rapida, indagine sui casi
  • Pilastro 4: Punti di ingresso/sanità transfrontaliera
  • Pilastro 5: Laboratori nazionali
  • Pilastro 6: Infection prevention and control (IPC)
  • Pilastro 7: Gestione clinica dei casi
  • Pilastro 8: Supporto operativo e logistica.
scenari covid iss

Il Paese, al momento, sta affrontando un preoccupante aumento dei contagi, che coincide con quello che l’ISS definisce Scenario 4. L’avvio della stagione delle influenze potrebbe aggravare una situazione già delicata, con un ulteriore sovraccarico delle già stremate strutture ospedaliere nazionali.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.