In presenza di determinate condizioni mediche, che analizzeremo nel corso dell’articolo, si può essere costretti a fare ricorso a una tiroidectomia, una procedura chirurgica che comporta la rimozione totale o parziale della tiroide.
La tiroide è una piccola ghiandola a forma di farfalla, situata alla base del collo, alla quale è affidato un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo cellulare, ovvero la produzione di ormoni che vengono rilasciati direttamente nel flusso sanguigno.
Esistono diverse tipologie di tiroidectomia, tra cui la tiroidectomia totale, che prevede l’asportazione completa della ghiandola, e la tiroidectomia parziale, che rimuove solo una porzione della tiroide, e tiroidectomia può essere raccomandata per diverse ragioni, tra cui la presenza di tumori maligni o benigni, gozzi voluminosi che causano compressione o difficoltà respiratorie, o ipertiroidismo non responsivo alla terapia medica.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire come e perché si esegue una tiroidectomia, e come si vive dopo l’intervento.
Di cosa parliamo in questo articolo
Quando è necessaria la tiroidectomia?
La tiroidectomia è consigliata in presenza di diverse patologie, sia benigne che maligne.
Appartengono alla prima categoria le seguenti condizioni:
- gozzo multinodulare voluminoso: quando il gozzo, un ingrossamento della tiroide, raggiunge dimensioni tali da provocare sintomi compressivi, come difficoltà a deglutire (disfagia) o difficoltà respiratorie, la tiroidectomia può essere la soluzione più indicata;
- noduli iperfunzionanti: i noduli tiroidei che producono un’eccessiva quantità di ormoni tiroidei, causando ipertiroidismo, possono richiedere l’intervento chirurgico, soprattutto se di grandi dimensioni;
- ipertiroidismo da Morbo di Basedow: il morbo di Basedow è una patologia autoimmune che provoca ipertiroidismo, e che può essere trattato con farmaci. Tuttavia, nei casi in cui la terapia medica non sia efficace, la tiroidectomia può essere necessaria;
- gozzi mediastinici: i gozzi che si estendono nel mediastino, la regione anatomica tra i polmoni, possono comprimere la trachea e causare difficoltà respiratorie, rendendo necessaria la tiroidectomia.
Per quanto riguarda, invece, le patologie maligne che spesso richiedono questa procedura chirurgica, la principale è senza dubbio il carcinoma tiroideo.
La presenza di un tumore maligno alla tiroide rappresenta un’indicazione assoluta alla tiroidectomia, che va eseguita in tempi brevi per prevenire la diffusione del tumore. Tuttavia, in alcuni casi selezionati, l’intervento può essere posticipato per esigenze fisiologiche o cliniche del paziente.
Preparazione all’intervento
La preparazione all’intervento di tiroidectomia varia a seconda della funzionalità tiroidea del paziente e della procedura scelta.
Per i pazienti con funzionalità tiroidea normale non è richiesta una preparazione specifica prima dell’intervento, mentre per quelli con gozzo iperfunzionante o morbo di Basedow è necessario riportare la funzione tiroidea nella norma tramite terapia farmacologica prima dell’intervento.
È necessario, inoltre, effettuare controlli ematici per monitorare i livelli ormonali pochi giorni prima del ricovero.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale, quindi è necessaria una valutazione anestesiologica preoperatoria, durante la quale il paziente avrà la possibilità di discutere con il medico anestesista le proprie domande e preoccupazioni riguardo alla procedura.
È fondamentale informare il chirurgo, l’anestesista e i medici che redigeranno la cartella clinica di tutti i farmaci assunti abitualmente. In particolare, è importante segnalare l’uso di:
- analgesici;
- antinfiammatori;
- antidolorifici;
- ipotensivi;
- farmaci cardiologici;
- anticoagulanti.
È altrettanto importante riferire eventuali allergie a farmaci o altre sostanze e la tolleranza a precedenti anestesie.
Si consiglia di portare con sé al momento del ricovero tutta la documentazione clinica in possesso, inclusi esami del sangue, indagini cliniche ed esami radiologici.
Come si svolge l’intervento?
Come già accennato prima, l’intervento di tiroidectomia si svolge in anestesia generale e richiede un’incisione cutanea alla base del collo. La lunghezza dell’incisione varia in base alle dimensioni della ghiandola da asportare e alla complessità dell’intervento.
Prima dell’intervento, un’équipe chirurgica specializzata valuta attentamente le strutture anatomiche da preservare durante l’operazione. Tra queste, i nervi laringei ricorrenti, responsabili della mobilità delle corde vocali, e le ghiandole paratiroidi, fondamentali per il metabolismo del calcio e del fosforo.
Per garantire la sicurezza di queste strutture, durante l’intervento si utilizza un apparecchio chiamato NIM (Neuro Intraoperative Monitoring) che monitora in tempo reale l’attività dei nervi laringei.
La tiroidectomia può essere eseguita con diverse tecniche chirurgiche, ognuna delle quali presenta vantaggi e svantaggi specifici.
Vediamole nel dettaglio.
1. Tiroidectomia totale
La tiroidectomia totale consiste nell’asportazione completa della ghiandola tiroide.
Questa procedura è generalmente indicata in caso di:
- carcinoma tiroideo;
- morbo di Basedow;
- gozzo multinodulare;
- gozzo multinodulare iperfunzionante.
2. Tiroidectomia parziale (lobectomia o loboistmectomia)
Come suggerisce il termine stesso, nella tiroidectomia parziale viene asportato solo un lobo tiroideo e l’istmo, ovvero la porzione di tessuto che collega i due lobi.
Questo intervento è indicato in caso di:
- patologia benigna uninodulare o multinodulare che causa sintomi compressivi o disfagia;
- noduli iperfunzionanti voluminosi.
3. Tecniche Mini-invasive
Negli ultimi anni, si è diffusa la tendenza a utilizzare tecniche chirurgiche mini-invasive per la tiroidectomia, con l’obiettivo di ridurre il dolore postoperatorio e migliorare l’aspetto estetico della cicatrice.
Le principali tecniche mini-invasive sono:
- MIVAT (Mini-Invasive Video-Assisted Thyroidectomy): prevede un’incisione cutanea di 2-3 cm e l’utilizzo di una telecamera per visualizzare il campo operatorio. Questa procedura offre i vantaggi di una cicatrice meno visibile e di un recupero postoperatorio più rapido, ma presenta alcune limitazioni nei pazienti che hanno già subito interventi al collo o che presentano linfonodi laterocervicali metastatici;
- MINET (Tiroidectomia Mini-Invasiva Non Endoscopica): simile alla MIVAT, utilizza un’incisione cutanea leggermente più grande, compresa tra 2.5 e 3.5 cm;
- altre tecniche: in casi specifici, come per lesioni molto piccole (inferiori a 30 ml), possono essere utilizzate altre tecniche mini-invasive.
La scelta della tecnica chirurgica più adatta viene effettuata dal chirurgo in base alle caratteristiche del paziente e alla patologia da trattare.
Al termine dell’intervento, vengono posizionati uno o più drenaggi per evacuare i liquidi che possono formarsi, che saranno rimossi nei giorni successivi.
La ferita chirurgica viene chiusa con una speciale colla acrilica che la rende impermeabile e inaccessibile ai batteri. In alcuni casi, si utilizzano altre metodiche di chiusura.
La durata dell’intervento varia a seconda del tipo di procedura, delle caratteristiche anatomiche del paziente e dell’estensione della malattia. Il chirurgo fornirà informazioni precise sulla durata del ricovero ospedaliero e sulle cure postoperatorie.
Possibili complicanze dell’intervento
Come in ogni intervento chirurgico, la tiroidectomia comporta dei rischi di complicanze, anche se condotta da un team esperto e con le migliori tecnologie.
Le complicanze più comuni sono le seguenti:
- emorragie ed ematomi perioperatori: si verificano nello 0,5% dei casi, come segnalato dall’Istituto Europeo di Oncologia in un opuscolo informativo. Se di grandi dimensioni, possono comprimere la laringe e la trachea, causando difficoltà respiratorie e rendendo necessario un reintervento (nello 0,6% dei casi);
- sieromi e linforragie: si tratta di raccolte di siero e linfa nella regione cervicale, che si verificano nello 0,4% dei casi e che possono richiedere una revisione chirurgica;
- infezione della ferita chirurgica: è una complicanza possibile in qualsiasi intervento chirurgico.
Oltre alle complicanze comuni, la tiroidectomia può causare anche disturbi funzionali, metabolici e problemi estetici:
- dolore cervico-nucale: dovuto alla posizione mantenuta durante l’intervento (iperestensione). Può essere alleviato con farmaci analgesici o fisioterapia;
- cicatrizzazione esuberante: cicatrice ipertrofica o cheloide, spesso dovuta a una predisposizione del paziente o a un’esposizione eccessiva al sole;
- ipoparatiroidismo: riduzione della funzione delle ghiandole paratiroidi, che può essere temporanea o permanente (3% dei casi). Comporta un’alterazione del livello di calcio nel sangue e la necessità di assumere calcio e vitamina D;
- dispnea: difficoltà respiratoria causata da un trauma a entrambi i nervi laringei inferiori, che può portare a paralisi bilaterale delle corde vocali. Nella maggior parte dei casi è transitoria (scompare entro 12 mesi), ma può richiedere un ricovero in terapia intensiva con intubazione o una tracheotomia;
- disfonia: alterazione della voce, con raucedine, voce soffiata o falsetto. Causata da una lesione unilaterale del nervo laringeo inferiore, può essere transitoria (fino al 7% dei casi) o permanente (fino all’1,5%);
- lesione della branca esterna del nervo laringeo superiore: provoca un deficit motorio del muscolo cricoaritenoideo e difficoltà a emettere toni acuti;
- complicanze anestesiologiche: vengono discusse con l’anestesista prima dell’intervento.
Queste complicanze sono rare. La maggior parte dei pazienti si riprende completamente dalla tiroidectomia senza problemi significativi.
E dopo l’intervento?
Dopo l’intervento di tiroidectomia, il paziente viene generalmente tenuto sotto osservazione per 1-2 giorni per monitorare eventuali complicanze immediate. Durante questo periodo, il personale medico controllerà regolarmente la ferita chirurgica, la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e la respirazione.
La gestione post-operatoria potrebbe coinvolgere diverse procedure e azioni, tra cui le seguenti:
- terapia ormonale sostitutiva: il paziente dovrà assumere ormoni tiroidei sintetici a vita per compensare la mancanza della ghiandola. In caso di emitiroidectomia (tiroidectomia parziale), la terapia ormonale potrebbe essere necessaria se l’emitiroide residua non produce abbastanza ormoni. La terapia ormonale verrà adattata gradualmente nel tempo in base ai risultati degli esami del sangue. Se si desidera una gravidanza dopo la tiroidectomia, è importante discutere con il medico per adattare la terapia ormonale alle esigenze della gestazione;
- gestione dell’ipocalcemia: se si verificano bassi livelli di calcio nel sangue, il paziente dovrà assumere calcio e vitamina D, a volte anche dopo la dimissione. La calcemia verrà monitorata tramite esami del sangue e la terapia adattata di conseguenza;
- trattamento logopedico: in caso di disfonia, si consiglia un trattamento logopedico per aiutare il paziente a recuperare la funzionalità vocale;
- terapia radiometabolica: per i tumori tiroidei a rischio di recidiva o metastasi, si può ricorrere alla terapia radiometabolica con iodio radioattivo. Questa terapia prevede la somministrazione di iodio 131 in condizioni di degenza protetta, che si lega alle cellule tiroidee residue distruggendole.
Per quanto riguarda, infine, il recupero e la ripresa delle attività, è utile segnalare che:
- è normale avvertire dolore nella zona del collo dopo l’intervento. Può essere gestito con farmaci analgesici prescritti dal medico;
- la zona dell’incisione potrebbe essere gonfia per alcune settimane;
- è importante riprendere gradualmente l’attività fisica, evitando sforzi eccessivi nelle prime settimane;
- bisogna seguire una dieta sana ed equilibrata;
- il medico programmerà controlli periodici per monitorare la guarigione e la funzionalità tiroidea. È fondamentale seguire scrupolosamente le indicazioni mediche e partecipare a tutti i controlli.
Durante la fase post operatoria, si consiglia di:
- riposare a sufficienza nei primi giorni dopo l’intervento;
- evitare di sollevare pesi o di compiere movimenti bruschi del collo;
- evitare di bagnare direttamente la ferita;
- seguire le istruzioni del medico per la cura della ferita e la medicazione;
- in caso di sanguinamento, febbre, aumento del dolore o altri sintomi insoliti, contattare immediatamente il medico.
Ogni paziente ha un percorso di recupero individuale. Il medico fornirà indicazioni specifiche in base alle esigenze del singolo caso.
La vita dopo la tiroidectomia può essere piena e appagante. Seguendo i consigli del medico, adottando uno stile di vita sano e cercando supporto quando necessario, è possibile vivere al meglio la propria nuova normalità.