In un precedente articolo dedicato alle malformazioni congenite abbiamo sottolineato come, purtroppo, queste condizioni possano colpire qualsiasi punto del nostro corpo, comprese ossa e articolazioni. Per questo motivo, nei primi mesi di vita del neonato è importante eseguire alcuni controlli, tra cui l’ecografia delle anche.
Infatti, questo esame è finalizzato all’individuazione di un difetto denominato displasia congenita dell’anca, una delle malformazioni congenite ortopediche più diffuse al mondo.
Si tratta, come vedremo più nel dettaglio, di un esame rapido e non invasivo, ma che va eseguito quanto prima al fine di giungere a una diagnosi precoce.
Vediamo insieme cos’è la displasia congenita dell’anca, come si esegue l’ecografia delle anche nei neonati e perché è importante farla.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è la displasia congenita dell’anca
La displasia congenita dell’anca è una condizione patologica caratterizzata da uno sviluppo anomalo dell’articolazione coxo-femorale, che ha il compito di collegare la testa del femore al bacino.
Semplificando, dobbiamo immaginare l’anca come un osso a forma di coppa, che accoglie la testa del femore, che è invece a forma di sfera.
Nei bambini affetti da displasia congenita l’anca non si sviluppa in modo corretto e non riesce a trattenere la testa del femore, con conseguenti disagi nella deambulazione e con il rischio concreto di dislocazione del femore.
Questa condizione può colpire una o entrambe le anche, ma più frequentemente quella sinistra, con una prevalenza maggiore nelle bambine.
Con una diagnosi precoce aumentano le possibilità di evitare l’intervento chirurgico correttivo e favorire il corretto sviluppo dell’articolazione.
La diagnosi di displasia dell’anca si effettua attraverso l’esame clinico, ovvero l’ecografia, e con l’utilizzo di apposite manovre, come quelle di Ortolani e di Barlow.
Cosa sono le manovre di Ortolani e di Barlow
Le manovre di Ortolani e di Barlow sono due procedure manuali, da eseguire nei neonati nelle prime settimane di vita.
La manovra di Ortolani, che prende il nome da Marino Ortolani, il pediatra che per primo la descrisse nel 1935, si esegue in questo modo, come descritto in un documento della SIP – Società Italiana di Pediatria dedicato proprio alla displasia congenita dell’anca.
Si inizia con il neonato supino, con le gambe piegate a 90° e leggermente divaricate, in una posizione “a rana”. Il medico appoggia i palmi delle mani aperte sulle ginocchia, il pollice lungo la coscia e l’indice sul grande trocantere, e applica una leggera pressione in direzione antero-posteriore (ovvero dalla parte anteriore a quella posteriore). La presenza di una anomalia all’anca si manifesta attraverso uno scatto, un click, dovuto alla testa del femore che scivola e si riposiziona nell’anca da cui era fuoriuscito.
La manovra di Barlow, che prende il nome da T.G. Barlow, che per primo la descrisse nel 1965, si esegue partendo dalla medesima posizione supina del neonato vista già nella manovra di Ortolani, con le gambe piegate verso il bacino, ma questa volta il medico procede avvicinando le ginocchia e spingendole verso dietro.
In genere queste due manovre vengono eseguite insieme, una dopo l’altra. La prima, quella di Ortolani, serve a capire se l’anca è lussata, mentre quella di Barlow a verificare se è possibile riportare nuovamente la testa del femore fuori dalla posizione naturale.
A queste due manovre si aggiunge anche il cosiddetto Segno di Galeazzi, che consiste nell’eventuale differenza nell’altezza tra le due ginocchia, che è possibile osservare quando il bambino è sdraiato con con le gambe piegate e i piedi poggiati sul lettino.
La manovra Ortolani-Barlow è molto efficace, ma non è sufficiente a confermare la diagnosi di displasia congenita dell’anca. Ecco perché, in caso di esito positivo della manovra, si procede con l’ecografia delle anche nei neonati.
Ecografia delle anche nei neonati: come si esegue
Come accennato all’inizio, l’ecografia delle anche nei neonati è un esame rapido, per nulla invasivo o pericoloso per il bambino, e molto efficace nell’individuare anomalie dell’articolazione coxo-femorale e confermare una diagnosi di displasia congenita dell’anca.
Come si esegue? In Italia si utilizza una tecnica ecografia chiamata “Culla di Graf”, dal nome del suo inventore Reinhard Graf, che prevede il posizionamento del neonato in un dispositivo in gommapiuma che consente al bambino di mantenere la posizione sul fianco, esponendo così l’anca da esaminare. Dopo aver esaminato un’anca, si posiziona il bambino sul lato opposto e si procede anche con l’altra articolazione.
La metodica di studio proposta da Graf consente di individuare quattro principali tipi di anca e alcuni sottotipi:
- tipo I: corrisponde a un’anca normale;
- tipo II: anca in ritardo di maturazione;
- tipo III: anca che sta per decentrarsi, lievemente decentrata o decentrata in modo netto;
- tipo IV: anca lussata.
Quando si esegue
La displasia congenita dell’anca è una condizione patologica da diagnosticare quanto prima, questo vuol dire che l’ecografia delle anche nei neonati va eseguita il prima possibile.
In genere si raccomanda di procedere tra il secondo e il terzo mese di vita del bambino, e anche se non è un esame rientrante nell’elenco degli screening neonatali obbligatori, è fortemente consigliata dai pediatri, soprattutto in seguito a esito positivo delle manovre Ortolani-Barlow e in presenza di alcuni fattori di rischio, come:
- sesso femminile: la displasia è più frequente nelle bambine;
- presentazione podalica alla nascita;
- presenza di poco liquido amniotico;
- malformazioni associate, come ad esempio il piede torto;
- familiarità per displasia dell’anca.
Se sussiste uno o più dei presenti fattori, in genere si tende ad anticipare l’esame, da eseguire entro i 45-60 giorni di vita del neonato.
Sarà il pediatra a prescrivere l’ecografia delle anche nei tempi e nei modi ritenuti più opportuni alle condizioni del bambino.