I soggetti affetti da disturbi del sonno e da alcune malattie dell’apparato respiratorio, come ad esempio l’insonnia, l’asma bronchiale o le apnee notturne, potrebbero doversi sottoporre a un esame fondamentale denominato polisonnografia.
Si tratta, in effetti, del gold standard nella diagnostica per individuare questo tipo di patologia, nonostante non sia un esame semplicissimo da eseguire, come vedremo più nel dettaglio nel corso dell’articolo.
Il Piano Sanitario di Enfea Salute prevede, nell’ambito dell’alta specializzazione, la copertura delle spese sostenute per sottoporsi a questo test. Il Fondo ha, inoltre, introdotto un pacchetto dedicato alla prevenzione delle malattie dell’apparato respiratorio, del quale potranno usufruire tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori iscritti.
Le prestazioni previste per monitorare l’eventuale esistenza di stati patologici sono la spirometria e la visita pneumologica. Per maggiori informazioni, cliccare qui.
Vediamo, ora, cos’è la polisonnografia, a cosa serve, quando è raccomandato farla e come si svolge.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è la polisonnografia
La polisonnografia, anche chiamata studio del sonno, è un esame utilizzato per diagnosticare i disturbi del sonno e della respirazione, ma anche per prescrivere o modificare un piano terapeutico.
Il test registra gli spostamenti del tuo corpo tra le due fasi del sonno:
- il sonno con movimenti oculari rapidi, anche detto REM (acronimo dell’inglese Rapid eye movement), suddiviso a sua volta in “sonno leggero” e “sonno profondo”;
- il sonno con movimenti oculari non rapidi (non REM).
Durante la fase REM, quella in cui sogniamo, l’attività cerebrale è elevata, ma sono attivi solo gli occhi e i muscoli respiratori, mentre in quella non REM l’attività cerebrale è più lenta.
Una persona in buona salute, che non presenta quindi disturbi del sonno, passa dal sonno non REM a quello REM, sperimentando più cicli di sonno per notte.
Osservando, quindi, i cicli di sonno del paziente che si sottopone alla polisonnografia, è possibile non solo registrare le reazioni del corpo ai cambiamenti durante questi cicli, ma anche identificare le interruzioni nei suoi schemi di sonno, che indicano la presenza di un disturbo.
A cosa serve la polisonnografia?
Abbiamo spiegato che la polisonnografia è un esame che consente di osservare il paziente durante il sonno per valutare la continuità o meno dei continui passaggi dalla fase Non REM a quella REM.
Nello specifico, il medico può registrare diversi parametri, tra cui:
- onde cerebrali;
- movimenti oculari;
- attività del muscolo scheletrico;
- frequenza e ritmo cardiaco;
- pressione sanguigna;
- livello di ossigeno nel sangue;
- modelli di respirazione, comprese assenze o pause;
- posizione del corpo;
- movimento degli arti;
- russamento e altri rumori.
Registrando questi dati è possibile giungere alla diagnosi di un eventuale disturbo del sonno o della respirazione.
Perché sottoporsi a questo esame?
Un medico potrebbe prescrivere la polisonnografia se sospetta una patologia respiratoria o disturbi del sonno, ma in particolare in presenza di sintomi associabili all’apnea notturna, un disturbo in cui la respirazione si interrompe costantemente e si riavvia durante il sonno.
I sintomi dell’apnea notturna includono:
- sonnolenza durante il giorno nonostante il riposo;
- russamento continuo e rumoroso;
- periodi in cui si trattiene il respiro durante il sonno, seguiti da rantoli;
- frequenti episodi di risveglio durante la notte;
- sonno agitato.
La polisonnografia può anche aiutare il medico a diagnosticare altre condizioni patologiche, come:
- narcolessia, che comporta estrema sonnolenza durante il giorno;
- disturbi convulsivi legati al sonno;
- disturbo del movimento periodico degli arti o sindrome delle gambe senza riposo, che comporta flessione ed estensione incontrollate delle gambe durante il sonno;
- disturbo del comportamento del sonno REM, che comporta la recitazione dei sogni durante il sonno;
- insonnia cronica, che comporta difficoltà ad addormentarsi o rimanere addormentati.
Queste condizioni non influiscono solo sulla qualità del sonno, ma, se non trattati in modo adeguato, possono aumentare il rischio di:
- cardiopatia;
- alta pressione sanguigna;
- ictus;
- depressione.
Esiste, infine, un legame tra i disturbi del sonno e un aumento del rischio di lesioni legate a cadute e incidenti automobilistici, ragione in più per non sottovalutarli.
Come si svolge la polisonnografia
Prima di sottoporsi ad una polisonnografia è raccomandato evitare il consumo di alcolici, caffè, bevande dotate di caffeina o bibite energetiche, che potrebbero influire sulla capacità di addormentarsi.
Bisogna anche sospendere il consumo di sedativi, magari assunti per poter riposare meglio la notte. Sarà comunque il medico a fornire indicazioni precise su come prepararsi all’esame.
Come abbiamo spiegato prima, il test consente di registrare numerosi parametri, e questo è possibile grazie all’applicazione di alcuni sensori, tramite un adesivo, posizionati su:
- cuoio capelluto;
- tempie;
- petto;
- gambe.
Dopo aver posizionato i sensori, si procede all’applicazione di cinture elastiche attorno al petto e allo stomaco, che registrano i movimenti del torace e i modelli di respirazione.
Infine, si inserisce un saturimetro sul dito, con il quale monitorare il livello di ossigeno nel sangue.
A questo punto il paziente dovrà addormentarsi ed essere monitorato per qualche ora (non necessariamente per tutta la notte), durante le quali i sensori inviano a un computer i dati da raccogliere ed esaminare successivamente.
Al risveglio si può tornare alle normali attività quotidiane, senza alcun disagio. L’esame, infatti, non è invasivo né doloroso.
Il medico analizza i dati raccolti e giunge a una eventuale diagnosi di un disturbo del sonno o della respirazione.