In un precedente articolo del nostro blog ci siamo dedicati all’importante tema della prevenzione delle malattie dell’apparato respiratorio, ricordando l’introduzione di una prestazione ad hoc nel Piano Sanitario del Fondo Enfea Salute.
Uno degli esami da svolgere per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori e dei pazienti esposti a rischio per l’apparato respiratorio è la spirometria, che consente di identificare l’esistenza di un deficit funzionale di tipo ostruttivo, restrittivo o misto.
Semplificando, questo esame ci dice se abbiamo problemi respiratori.
Ma come funziona una spirometria e come si esegue? Scopriamolo insieme.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è la spirometria
Come già accennato, la spirometria è un esame finalizzato all’analisi della funzionalità dell’apparato respiratorio del paziente, ovvero misura il livello della capacità respiratoria di una persona.
Si tratta di un test fondamentale per la diagnosi di diverse affezioni polmonari e malattie delle vie respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’asma bronchiale.
A differenza della maggior parte degli esami ai quali ci sottoponiamo nell’arco della nostra vita, però, la spirometria non prevede un intervento passivo del paziente, come accade, ad esempio, quando facciamo una radiografia.
Insomma, non dobbiamo limitarci a stare fermi in attesa che l’esame si concluda, ma siamo parte attiva, di fondamentale importanza per l’esito dello stesso.
Come si effettua una spirometria
La spirometria è un test di facile esecuzione, della durata di circa 10 minuti, assolutamente indolore e non invasivo, ma, come già accennato, richiede l’intervento attivo del paziente.
Prima di sottoporsi a questo test è consigliato non effettuare sforzi intensi nei 30 minuti precedenti la prova, non fumare almeno un’ora prima, non consumare un pasto abbondante almeno 2 ore prima e non bere alcol almeno 4 ore prima.
Come si effettua?
Si utilizza uno strumento di misurazione, chiamato spirometro (ne esistono vari tipi, di diverse dimensioni), composto da un boccaglio in cui il paziente deve espirare per alcuni secondi, al fine di svuotare il più possibile i polmoni, dopo aver inspirato profondamente.
Per ottenere un completo svuotamento dei polmoni, l’espirazione deve durare di norma non meno di 6 secondi, a seconda della condizione del paziente. Potrebbe essere necessario ripetere l’esame più di una volta per ottenere dati precisi.
Semplificando, si prende un bel respiro profondo e si fa fuoriuscire l’aria all’interno dello spirometro con tutta la forza che si ha, per rilevare una serie di valori, che vedremo tra un attimo.
Prima, però, è necessario fare un chiarimento. Infatti, per eseguire correttamente una spirometria non si deve soffiare nello spirometro, ma si deve procedere con una “espirazione massimale forzata, con inizio brusco a glottide aperta”, come si legge in un opuscolo del Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna.
Che vuol dire?
Che si deve espirare l’aria presente nei polmoni con forza, con la bocca e la glottide aperta (l’organo che, in base alle varie posizioni assunte dalle corde vocali, modifica la colonna d’aria che giunge dai polmoni), e non soffiare come se si volesse spegnere una candela. Ecco perché, nell’esecuzione dell’esame, si utilizza un boccaglio abbastanza largo da inserire in bocca per favorirne la dilatazione.
Quali valori rileva la spirometria
Come si legge in un documento della SIMG, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, la spirometria consente di misurare:
- il volume d’aria che un individuo inspira o espira in funzione del tempo;
- il flusso o la velocità con i quali il volume cambia in funzione del tempo.
I parametri che si ottengono con questo esame sono i seguenti:
- Capacità Vitale lenta (CV): volume massimo di aria che può essere espirata lentamente dopo aver eseguito una lenta inspirazione massimale.
- Capacità Vitale Forzata (CVF): volume d’aria espirata forzatamente dopo un’inspirazione massimale.
- Volume Espiratorio Massimo al primo Secondo (VEMS): volume d’aria espirato durante il primo secondo di un’espirazione forzata.
- Rapporto VEMS/CV in %.
Con la registrazione flusso-volume dell’espirazione forzata si determinano, inoltre, i flussi espiratori massimali all’inizio dell’espirazione (Picco Espiratorio di Flusso: PEF) e a diversi volumi polmonari (rispettivamente al 25, 50 e 75% della CVF: FEF25, FEF50, FEF75).
Patologie ostruttive, restrittive e miste
La spirometria consente di verificare la presenza di una patologia restrittiva, ostruttiva o mista dell’apparato respiratorio, e lo fa attraverso una rappresentazione grafica su un piano cartesiano.
Ecco un esempio, estrapolato dal documento già menzionato prima.
Sarà il medico a interpretare i dati raccolti e a individuare eventuali patologie respiratorie.