La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia respiratoria progressiva che compromette la funzione polmonare, rendendo sempre più difficile la respirazione.
Si tratta di una condizione irreversibile, ma con una gestione adeguata è possibile controllarne i sintomi, rallentarne la progressione e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Come vedremo più nel dettaglio, il trattamento della malattia si basa su un approccio integrato che comprende la cessazione del fumo, terapie farmacologiche mirate, programmi di riabilitazione polmonare e, nei casi più gravi, interventi di ossigenoterapia o ventilazione meccanica, ma l’obiettivo non è solo alleviare i disturbi respiratori, ma anche ridurre il rischio di riacutizzazioni e complicanze.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), quali sono le cause, i sintomi e i possibili trattamenti.
Di cosa parliamo in questo articolo
- Cos’è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)?
- Come viene classificata la gravità della BPCO?
- 1. Classificazione GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease)
- 2. BODE Index
- 3. Valutazione multidimensionale
- 4. Carta del rischio
- Quali sono le cause della BPCO
- Quali sono i sintomi principali?
- Le riacutizzazioni della BPCO
- Quando preoccuparsi
- Come viene eseguita la diagnosi?
- Quali sono i trattamenti possibili?
Cos’è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)?
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia respiratoria caratterizzata da un’ostruzione persistente del flusso d’aria nei polmoni, che tende a peggiorare nel tempo.
Questa condizione è associata a un’infiammazione cronica del tessuto polmonare, spesso provocata dall’inalazione prolungata di sostanze nocive, come il fumo di sigaretta o gli inquinanti atmosferici.
La BPCO si manifesta con una riduzione progressiva della capacità respiratoria, accompagnata da un’infiammazione diffusa nell’organismo.
Due delle principali condizioni che rientrano nella BPCO sono la bronchite cronica e l’enfisema:
- la bronchite cronica si riconosce per una tosse persistente con produzione di catarro per almeno tre mesi all’anno, per due anni consecutivi;
- l’enfisema, invece, comporta la progressiva distruzione degli alveoli polmonari, compromettendo l’ossigenazione del sangue. L’ostruzione delle vie aeree è determinata dalla combinazione di un restringimento dei piccoli bronchi (bronchiolite ostruttiva) e dal danno al tessuto polmonare tipico dell’enfisema.
Questa patologia è spesso sottovalutata o diagnosticata in fase avanzata. Tuttavia, se individuata precocemente, può essere gestita in modo più efficace, rallentandone la progressione.
Come viene classificata la gravità della BPCO?
La gravità della broncopneumopatia cronica ostruttiva viene valutata in base a diversi parametri, tra cui la funzionalità respiratoria, i sintomi, il rischio di riacutizzazioni e la presenza di altre patologie associate (comorbilità).
I principali sistemi di classificazione utilizzati sono i seguenti.
1. Classificazione GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease)
La classificazione GOLD è un modo per determinare quanto è grave la BPCO di una persona. Questa valutazione si basa principalmente su un test chiamato spirometria, che, semplificando, misura quanto bene funzionano i polmoni del paziente.
Come indicato sul sito Epicentro dell’ISS, la malattia è stata classificata in quattro diversi livelli di gravità:
- Stadio 0 (soggetto a rischio): presenza di tosse cronica e produzione di catarro, ma con una funzionalità polmonare ancora normale secondo la spirometria.
- Stadio I (malattia lieve): lieve riduzione della capacità respiratoria, spesso senza sintomi evidenti.
- Stadio II (malattia moderata): riduzione più marcata della funzionalità polmonare, con dispnea che si manifesta in caso di sforzo.
- Stadio III (malattia severa): compromissione significativa della capacità respiratoria, con possibile insufficienza respiratoria o segni di scompenso cardiaco.
Questa classificazione aiuta a monitorare la progressione della malattia e a definire il trattamento più adeguato per ogni fase.
2. BODE Index
Oltre alla compromissione della funzione polmonare, la prognosi della BPCO dipende anche da altri fattori, come l’indice di massa corporea (BMI), il livello di dispnea e la capacità di svolgere attività fisica.
Il BODE Index combina questi parametri per offrire una valutazione più completa della gravità della malattia.
3. Valutazione multidimensionale
Per una gestione efficace della BPCO, è fondamentale considerare diversi aspetti, tra cui i sintomi, la funzionalità respiratoria, le possibili complicanze e la presenza di patologie concomitanti.
4. Carta del rischio
Un altro strumento utile è la carta del rischio, impiegata per stabilire la necessità di eseguire test funzionali respiratori, in particolare nei casi in cui il rischio di sviluppare la malattia sia da moderato a molto alto.
La classificazione della BPCO andrebbe effettuata al momento della diagnosi, prima di iniziare una terapia farmacologica, così da individuare il trattamento più adatto per ogni paziente.
Quali sono le cause della BPCO
La BPCO è una malattia multifattoriale, influenzata da diversi elementi ambientali e genetici, ma esistono alcuni fattori di rischio da considerare, tra cui i seguenti:
- fumo di tabacco: rappresenta la causa principale della BPCO. Secondo le stime fornite dalla ELF – European Lung Foundation, circa il 40-50% dei fumatori sviluppa la malattia, e il fumo di sigaretta è responsabile di circa il 90% dei casi (fonte ISS). Le sostanze irritanti contenute nel fumo danneggiano i polmoni, provocando infiammazioni e cicatrici nei tessuti polmonari;
- esposizione professionale: il 15-20% dei casi è legato all’inalazione prolungata di polveri, sostanze chimiche o vapori presenti in alcuni ambienti di lavoro;
- inquinamento atmosferico: l’esposizione a livelli elevati di smog e sostanze inquinanti può aumentare il rischio di sviluppare la malattia. Anche l’inquinamento domestico, dovuto per esempio all’uso di combustibili per cucinare o riscaldare, rappresenta un fattore di rischio;
- fattori genetici: alcune persone hanno una predisposizione genetica alla BPCO. Il deficit di alfa 1-antitripsina, una proteina che protegge i polmoni dai danni, è una delle condizioni genetiche più studiate in relazione alla malattia;
- status socioeconomico: livelli di istruzione e reddito più bassi sono stati associati a un rischio maggiore di sviluppare la BPCO, probabilmente a causa di una maggiore esposizione a fattori di rischio ambientali e minore accesso a cure preventive;
- esperienze infantili e fattori ambientali precoci: infezioni polmonari contratte nell’infanzia e l’esposizione al fumo passivo, ad esempio se la madre fuma durante la gravidanza o nei primi anni di vita del bambino, possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia in età adulta.
Riconoscere e ridurre questi fattori di rischio è fondamentale per prevenire la comparsa della BPCO e rallentarne la progressione.
Quali sono i sintomi principali?
La broncopneumopatia cronica ostruttiva si manifesta con sintomi che tendono a peggiorare nel tempo, ed è molto importante riuscire a individuarli in maniera precoce e tempestiva.
Ma come si fa a capire, nelle fasi iniziali, se si tratta di BPCO? I principali segnali a cui prestare attenzione sono i seguenti:
- dispnea (respiro affannoso): inizialmente compare sotto sforzo, ma con la progressione della malattia può manifestarsi anche a riposo;
- tosse cronica: spesso più intensa al mattino, può persistere per mesi o anni;
- produzione di espettorato: il muco è spesso abbondante e difficile da eliminare.
Altri sintomi associati a questa malattia possono essere:
- frequenti infezioni polmonari, dovute alla maggiore vulnerabilità dell’apparato respiratorio;
- respiro sibilante, che indica un’ostruzione delle vie aeree;
- affaticamento, causato dalla ridotta ossigenazione dell’organismo;
- perdita di peso e anoressia, nei casi più avanzati, a causa dell’aumento del dispendio energetico respiratorio.
Le riacutizzazioni della BPCO
La malattia può presentare periodi di peggioramento improvviso dei sintomi, noti come riacutizzazioni.
Questi episodi sono spesso innescati da infezioni respiratorie o dall’esposizione a elevati livelli di inquinamento, e tendono ad accelerare la progressione della malattia e portare a un deterioramento rapido della funzione polmonare.
Quando preoccuparsi
Molti pazienti sottovalutano i sintomi, attribuendoli all’invecchiamento o al fumo. Tuttavia, se per almeno tre mesi all’anno, per due anni consecutivi, si manifestano tosse persistente, catarro abbondante e affanno anche per sforzi minimi, è fondamentale rivolgersi al medico.
Anche episodi ricorrenti di infezioni respiratorie che tardano a guarire possono essere un campanello d’allarme. Una diagnosi precoce permette di rallentare la progressione della malattia e migliorare la qualità della vita.
Come viene eseguita la diagnosi?
La diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) si basa su una combinazione di valutazione clinica e test diagnostici.
Il primo step consiste in una visita medica e anamnesi del paziente. Il medico raccoglie informazioni sui sintomi, sulla storia familiare e sull’esposizione a fattori di rischio, come il fumo di tabacco o l’esposizione professionale a sostanze irritanti. Durante l’auscultazione polmonare, possono emergere rumori respiratori anomali, indicativi di ostruzione bronchiale.
La spirometria è l’esame principale per confermare la diagnosi di BPCO. Questo test misura la quantità d’aria inspirata ed espirata e la velocità con cui ciò avviene. I due parametri chiave sono:
- VEMS (Volume Espiratorio Massimo nel Primo Secondo): quantità di aria espirata nel primo secondo di un’espirazione forzata;
- CVF (Capacità Vitale Forzata): quantità totale di aria espirata completamente.
Un rapporto VEMS/CVF inferiore a 0.7 dopo l’uso di un broncodilatatore indica un’ostruzione delle vie aeree tipica della BPCO.
Per valutare la gravità della malattia e distinguere questa condizione da altre patologie respiratorie, possono essere prescritti anche ulteriori test, tra cui i seguenti:
- radiografia del torace: per escludere tumori, polmoniti o altre patologie polmonari;
- elettrocardiogramma (ECG) ed ecocardiogramma: per verificare eventuali problemi cardiaci;
- emogasanalisi arteriosa: misura i livelli di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, utile nei casi avanzati;
- test del flusso espiratorio: per distinguere la BPCO dall’asma;
- dosaggio dell’alfa-1-antitripsina: per identificare un eventuale deficit genetico predisponente alla BPCO;
- analisi dell’espettorato: per individuare eventuali infezioni batteriche;
- pulsossimetria: misura la saturazione di ossigeno nel sangue con un semplice sensore da dito (saturimetro).
Identificare precocemente i soggetti a rischio è fondamentale. Il medico di medicina generale può utilizzare questionari di screening e strumenti come la summenzionata carta del rischio per valutare la necessità di approfondimenti diagnostici.
Quali sono i trattamenti possibili?
La gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva si concentra su quattro obiettivi principali:
- alleviare i sintomi;
- rallentare la progressione della malattia;
- migliorare la qualità della vita;
- prevenire le riacutizzazioni.
Vediamo quali sono le principali opzioni terapeutiche:
- cessazione del fumo: smettere di fumare è la misura più efficace per rallentare la progressione della BPCO e migliorare i sintomi. A ogni visita, il medico provvede a chiedere al paziente se fuma. Chi consuma più di 10 sigarette al giorno può beneficiare di terapie farmacologiche per supportare la cessazione. Alcune tecniche, come l’intervento clinico minimo o il metodo delle “5 A” (ASK, ADVISE, ASSESS, ASSIST, ARRANGE), possono offrire un valido sostegno;
- terapia farmacologica: diversi farmaci aiutano a gestire i sintomi e a ridurre le riacutizzazioni della malattia, tra cui i seguenti:
- broncodilatatori: rilassano i muscoli delle vie aeree facilitando la respirazione. Possono essere a breve durata (salbutamolo, terbutalina) o a lunga durata (formoterolo, salmeterolo);
- anticolinergici (ipratropio, tiotropio): spesso combinati con beta2-agonisti per un effetto sinergico;
- glucocorticosteroidi inalatori (beclometasone, fluticasone): utili solo per pazienti con miglioramento del VEMS dopo il trattamento;
- metilxantine (teofillina): impiegate come trattamento di terza linea in caso di mancata risposta ad altri farmaci;
- inibitori della fosfodiesterasi-4 (PDE4): migliorano la funzione respiratoria e riducono le riacutizzazioni;
- antibiotici: utilizzati durante le riacutizzazioni in caso di infezioni batteriche. L’amoxicillina/acido clavulanico è spesso la prima scelta;
- espettoranti: agevolano l’eliminazione del muco, fluidificandolo;
- riabilitazione polmonare: alcuni programmi strutturati di esercizi fisici, supporto nutrizionale e consulenza psicosociale possono migliorare la capacità di esercizio, la mobilità e la qualità della vita;
- ossigenoterapia a lungo termine (LTOT): indicata per pazienti con insufficienza respiratoria cronica, richiede l’uso di ossigeno per almeno 15 ore al giorno, migliorando la sopravvivenza e la qualità della vita;
- ventilazione meccanica: può essere non invasiva (NIV) o invasiva, per supportare i pazienti con grave insufficienza respiratoria;
- intervento chirurgico: in casi selezionati, si possono considerare procedure come la bullectomia (asportazione di bolle polmonari), la riduzione del volume polmonare o, nei casi estremi, il trapianto di polmone;
- cure palliative: queste terapie mirano a migliorare il comfort e il benessere del paziente, fornendo supporto anche ai familiari, specialmente nelle fasi avanzate della malattia.
Il trattamento della BPCO deve essere personalizzato in base alle specifiche esigenze del paziente, alla gravità della malattia e alle comorbilità presenti. Un approccio multidisciplinare che coinvolga il medico di medicina generale, lo specialista pneumologo e altri professionisti sanitari è essenziale per garantire una gestione efficace e migliorare l’outcome clinico.