Guida completa all’influenza: cause, sintomi, rimedi, vaccini

da | Dic 2, 2025 | Salute

Dal punto di vista della Sanità Pubblica, l’influenza non è un disturbo banale, ma una sfida globale ricorrente che richiede strategie di prevenzione e controllo mirate.  

A causa della sua elevata contagiosità, della continua evoluzione dei virus che la causano e dell’impatto che esercita sulla popolazione e sui sistemi sanitari, la sua gestione necessita di un approccio strategico e coordinato

Ma cos’è l’influenza, quali sono le cause, i sintomi, le strategie preventive e le possibili cure? Approfondiamo insieme in questa guida. 

Cos’è l’influenza?

L’influenza è una malattia respiratoria acuta causata dai virus influenzali, appartenenti alla famiglia Orthomyxoviridae

Si distingue per essere una delle poche malattie infettive che, di fatto, ogni individuo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza

Questa ricorrenza è dovuta alla straordinaria capacità del virus di mutare, eludendo le difese immunitarie acquisite dall’organismo in seguito a infezioni precedenti.

I virus influenzali e la loro evoluzione

L’intrinseca capacità di mutare dei virus influenzali è il motore che alimenta sia le ricorrenti epidemie stagionali sia le più rare, ma devastanti, pandemie. 

Per questo motivo, una sorveglianza virologica costante e globale è cruciale per monitorare l’evoluzione del virus e, di conseguenza, aggiornare annualmente la composizione dei vaccini.

I tipi di virus influenzali umani

Esistono quattro tipi di virus influenzali, A, B, C e D, ognuno con caratteristiche specifiche. 

Nel dettaglio:

  • i tipi A e B sono i principali responsabili delle classiche epidemie stagionali che colpiscono la popolazione umana ogni anno;
  • il tipo C causa generalmente infezioni di lieve entità, con sintomi simili a quelli di un comune raffreddore, e ha un impatto clinico ed epidemiologico molto limitato;
  • il tipo D infetta principalmente il bestiame e, ad oggi, non è noto per causare malattia nell’uomo.

1. Classificazione dei virus di Tipo A

I virus di tipo A sono ulteriormente classificati in sottotipi sulla base di due glicoproteine presenti sulla loro superficie: l’emoagglutinina (HA) e la neuraminidasi (NA)

L’immunità sviluppata verso queste due proteine è fondamentale per ridurre la probabilità di infezione e la gravità della malattia.

Attualmente, i sottotipi di virus A che circolano stabilmente nella popolazione umana sono A(H1N1) e A(H3N2). Storicamente, solo i virus di tipo A sono stati responsabili delle grandi pandemie influenzali.

I lignaggi dei virus di Tipo B

I virus influenzali di tipo B si sono evoluti nel tempo, dividendosi in due distinti lignaggi antigenici: 

  1. B/Victoria;
  2. B/Yamagata

Entrambi hanno contribuito alle epidemie stagionali globali. Tuttavia, a partire da marzo 2020, non sono state più registrate identificazioni confermate di ceppi appartenenti al lignaggio B/Yamagata

Questo fenomeno, osservato a livello globale, ha portato la comunità scientifica a ipotizzare che tale lignaggio possa essersi estinto.

Il fenomeno della variazione antigenica

La capacità dei virus influenzali di causare epidemie ricorrenti risiede in due meccanismi di evoluzione:

  • Deriva antigenica (Antigenic Drift): è un processo di mutazione graduale e continuo. Piccole modifiche genetiche si accumulano nel tempo nelle proteine di superficie (HA e NA) dei virus. Questi cambiamenti, anche se minori, sono sufficienti a rendere i virus parzialmente “nuovi” per il nostro sistema immunitario. La deriva antigenica è la causa delle epidemie stagionali e il motivo per cui è necessario riformulare e somministrare il vaccino antinfluenzale ogni anno.
  • Variazione antigenica (Antigenic Shift): è un evento molto più raro, ma con conseguenze potenzialmente drammatiche. Si verifica quando avviene un riassortimento genetico tra virus diversi (ad esempio, uno umano e uno di origine animale), portando alla creazione di un sottotipo virale completamente nuovo. Questo meccanismo può dare origine a una pandemia, poiché la popolazione mondiale ha un’immunità preesistente scarsa o nulla contro il nuovo virus.

La natura mutevole e la complessa classificazione di questi virus determinano le modalità con cui l’infezione si diffonde e si manifesta clinicamente nella popolazione.

Come si contrae e trasmette l’influenza?

Il virus influenzale si diffonde con grande efficacia attraverso tre vie principali:

  • via aerea: attraverso le goccioline di saliva (droplet) emesse da una persona infetta quando tossisce, starnutisce o semplicemente parla;
  • contatto diretto: stretto contatto con persone malate;
  • contatto indiretto: toccando superfici od oggetti contaminati dalle secrezioni respiratorie di una persona infetta e portando successivamente le mani a bocca, naso od occhi.

Periodo di incubazione e durata del contagio

L’influenza è caratterizzata da un periodo di incubazione molto breve, che varia da 1 a 4 giorni, con una media di circa 2 giorni. Una persona infetta può essere contagiosa ancor prima di manifestare i sintomi.

Negli adulti, il periodo di contagiosità inizia tipicamente 1 giorno prima della comparsa dei sintomi e dura fino a 5-7 giorni dopo.

Nei bambini e nelle persone con un sistema immunitario indebolito, il virus può essere diffuso per un periodo più lungo.

I sintomi tipici: come riconoscere l’influenza vera

Per distinguere la vera influenza dalle numerose sindromi parainfluenzali causate da altri virus respiratori, è utile fare riferimento a una triade sintomatologica caratteristica:

  1. insorgenza improvvisa di febbre alta, generalmente superiore a 38°C;
  2. presenza di almeno un sintomo respiratorio, come tosse, mal di gola o congestione nasale;
  3. presenza di almeno un sintomo sistemico, come dolori muscolari o articolari diffusi, mal di testa o spossatezza marcata.

Sintomi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea possono manifestarsi, ma sono più comuni nella popolazione pediatrica.

Nella maggior parte dei casi, l’influenza si risolve spontaneamente in circa una settimana. Tuttavia, per alcuni gruppi di popolazione, il rischio di sviluppare forme gravi e complicanze potenzialmente letali è significativamente più alto.

Quali sono le principali complicanze dell’influenza?

Le complicanze dell’influenza possono essere severe e interessare diversi organi e apparati.

Vediamo quali sono le più comuni:

  • respiratorie: la complicanza più comune è la polmonite, che può essere virale primaria (causata direttamente dal virus influenzale) o batterica secondaria. Altre complicanze includono bronchite, sinusite e otite, quest’ultima particolarmente frequente nei bambini;
  • sistemiche: sebbene più rare, possono verificarsi complicanze gravi come la miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e l’encefalite (infiammazione del cervello);
  • peggioramento di malattie preesistenti: l’influenza può aggravare condizioni croniche come il diabete, le malattie cardiovascolari e le patologie respiratorie (asma, BPCO);
  • sindrome di Reye: è una complicanza rara ma molto grave che può colpire bambini e adolescenti in seguito all’assunzione di acido acetilsalicilico durante un’infezione virale come l’influenza.

Chi è maggiormente a rischio di complicanze?

Le autorità sanitarie identificano specifiche categorie di persone che sono a maggior rischio di sviluppare complicanze gravi a causa dell’influenza.

Ci riferiamo a:

  • anziani (persone con età pari o superiore a 60 anni);
  • bambini piccoli, in particolare quelli di età inferiore ai 5 anni;
  • donne in qualsiasi trimestre di gravidanza e nel periodo postpartum;
  • persone con patologie croniche a carico dell’apparato cardiovascolare, respiratorio, renale, o con diabete mellito e altre malattie metaboliche;
  • soggetti con deficit del sistema immunitario (immunosoppressi), sia a causa di malattie sia di terapie farmacologiche.

Data la potenziale gravità delle complicanze nei soggetti più fragili, le strategie di prevenzione assumono un ruolo di primaria importanza per la tutela della salute pubblica.

Come prevenire l’influenza: igiene e campagne di immunizzazione

La prevenzione dell’influenza si fonda su un approccio integrato che combina due livelli di intervento: 

  1. misure di protezione individuale di natura non farmacologica; 
  2. interventi di sanità pubblica su larga scala, tra cui la vaccinazione annuale rappresenta lo strumento più efficace. 

L’efficacia della strategia complessiva dipende dalla sinergia tra questi due approcci, che mirano a ridurre sia il rischio individuale di malattia sia la circolazione del virus nella comunità.

1. Misure di prevenzione individuale

L’adozione di semplici ma rigorose norme igieniche personali è fondamentale per ridurre la trasmissione del virus. 

L’ECDC raccomanda le seguenti misure:

  • lavaggio delle mani: lavare regolarmente e accuratamente le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi. In assenza di acqua, l’uso di disinfettanti a base alcolica è un’alternativa efficace;
  • igiene respiratoria: coprire bocca e naso con fazzoletti monouso quando si tossisce o si starnutisce e smaltirli correttamente;
  • isolamento volontario: in presenza di sintomi respiratori febbrili, è fondamentale restare a casa per evitare di contagiare altre persone;
  • distanziamento: evitare il contatto stretto con persone che presentano sintomi influenzali;
  • evitare di toccarsi il viso: non toccare occhi, naso e bocca con le mani, poiché questa è una delle principali vie di autoinoculazione del virus.

2. La vaccinazione

La vaccinazione è la forma più efficace di prevenzione contro l’influenza e, soprattutto, contro le sue complicanze più gravi. 

Il vaccino antinfluenzale è indicato per tutte le persone a partire dai 6 mesi di vita che non abbiano specifiche controindicazioni.

Gli obiettivi primari della campagna vaccinale annuale sono la riduzione del rischio individuale di malattia grave, ospedalizzazione e decesso, e la diminuzione della trasmissione del virus a soggetti vulnerabili. 

Le strategie raccomandate dall’ECDC sono complementari:

  • protezione delle persone vulnerabili: si ottiene attraverso l’immunizzazione diretta delle categorie a rischio (anziani, persone con patologie croniche, donne in gravidanza) e la protezione indiretta. Quest’ultima si realizza vaccinando i loro contatti stretti e gli operatori sanitari, per i quali vige un principio di doppia protezione: tutelare la loro salute e prevenire la trasmissione nosocomiale (ospedaliera) ai pazienti fragili;
  • riduzione della trasmissione complessiva: questa strategia si basa su un principio epidemiologico chiave: i bambini sono tra i principali amplificatori del virus nella comunità, a causa dei contesti sociali come asili e scuole. Pertanto, la vaccinazione della fascia d’età pediatrica (in particolare 6 mesi – 6 anni) contribuisce a ridurre la circolazione virale generale, proteggendo di conseguenza l’intera popolazione.

I vaccini antinfluenzali: tipi, composizione e somministrazione

L’aggiornamento annuale del vaccino antinfluenzale è un processo scientifico rigoroso, guidato dalla sorveglianza virologica globale coordinata dall’OMS. 

Come spiegato prima, la necessità di aggiornare i vaccini nasce dalla continua deriva antigenica del virus: le piccole ma costanti mutazioni che gli permettono di eludere le difese immunitarie della popolazione. 

Ogni anno, gli esperti analizzano i dati sui ceppi virali circolanti in tutto il mondo per prevedere quali saranno i più diffusi nella stagione successiva e garantire così che il vaccino offra la massima protezione possibile.

Tipologie di vaccini disponibili in Italia

In Italia sono disponibili diverse tipologie di vaccini antinfluenzali per rispondere alle esigenze delle diverse fasce di età e condizioni di salute.

Nello specifico:

  • Vaccini Inattivati Trivalenti/Quadrivalenti (VIT/VIQ): sono i vaccini standard, contenenti virus frammentati (split) o solo alcune parti del virus (subunità), il che significa che non possono in alcun modo causare l’influenza.
  • Vaccini Inattivati Adiuvati (VITa): contengono un adiuvante (MF59) che potenzia la risposta immunitaria. Sono indicati per le persone di età ≥ 50 anni e sono specificamente raccomandati per le persone di età ≥ 65 anni per la loro maggiore capacità di stimolare una risposta immunitaria in questa fascia d’età.
  • Vaccini Inattivati ad Alto Dosaggio (VIThd): contengono una quantità di antigene quattro volte superiore rispetto ai vaccini standard. Sono indicati per le persone di età ≥ 60 anni e, come i vaccini adiuvati, sono specificamente raccomandati per la popolazione di età ≥ 65 anni per garantire una risposta immunitaria più robusta.
  • Vaccini su Colture Cellulari (VITcc): i virus vaccinali sono coltivati su linee cellulari anziché su uova, eliminando la presenza di proteine dell’uovo.
  • Vaccini Ricombinanti (VITr): prodotti attraverso la tecnologia del DNA ricombinante, senza utilizzare il virus influenzale. Sono indicati a partire dai 18 anni di età.
  • Vaccino Vivo Attenuato (LAIV): somministrato come spray nasale, contiene virus vivi ma indeboliti, incapaci di causare la malattia. È autorizzato per la fascia d’età compresa tra 2 e 17 anni.

I vaccini inattivati (standard, adiuvati, ad alto dosaggio, cellulari e ricombinanti) vengono somministrati per via intramuscolare. La sede raccomandata è il muscolo deltoide (braccio) negli adulti e la faccia antero-laterale della coscia nei bambini piccoli. Il vaccino vivo attenuato (LAIV) viene invece somministrato per via intranasale.

Dosaggio: regole per adulti e bambini

Per la maggior parte della popolazione, è sufficiente la somministrazione di una singola dose di vaccino per stagione.

L’unica eccezione riguarda i bambini di età inferiore ai 9 anni che non sono mai stati vaccinati in precedenza. Per loro, sono raccomandate due dosi, da somministrare a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra, per garantire una risposta immunitaria adeguata.

Quando vaccinarsi: il calendario della campagna vaccinale

La campagna di vaccinazione antinfluenzale in Italia è raccomandata a partire dall’inizio di ottobre. Tuttavia, la vaccinazione può essere offerta in qualsiasi momento durante la stagione influenzale

È importante ricordare che la protezione immunitaria completa richiede circa due settimane per svilupparsi dopo la somministrazione del vaccino.

Data la varietà dei vaccini disponibili, le autorità sanitarie forniscono raccomandazioni mirate per assicurare che ogni fascia di popolazione, in particolare quella più vulnerabile, riceva il prodotto più adeguato a garantire la massima protezione.

Categorie raccomandate per la vaccinazione gratuita

La strategia di offrire attivamente e gratuitamente la vaccinazione antinfluenzale a specifiche categorie risponde a una precisa logica di sanità pubblica. 

L’obiettivo è proteggere in via prioritaria coloro che, per età o condizioni di salute, corrono un rischio maggiore di sviluppare complicanze gravi, di essere ospedalizzati o di morire a causa dell’influenza, massimizzando così l’impatto positivo della campagna sulla salute della popolazione.

Per proteggere indirettamente le persone che non possono vaccinarsi o che potrebbero non rispondere adeguatamente al vaccino (strategia “indiretta”), la vaccinazione è raccomandata e offerta gratuitamente anche a familiari e contatti stretti di soggetti ad alto rischio.

Lavoratori di servizi essenziali e a contatto con animali

La vaccinazione è raccomandata per categorie professionali strategiche per garantire il funzionamento dei servizi essenziali e per prevenire la trasmissione del virus.

Nello specifico:

  • medici e personale sanitario/sociosanitario, inclusi gli studenti tirocinanti;
  • forze di polizia e Vigili del fuoco;
  • personale a contatto con animali (allevatori, veterinari, macellatori), per ridurre il rischio di trasmissione di virus influenzali non umani;
  • donatori di sangue.

Sebbene la vaccinazione sia ampiamente raccomandata, è fondamentale valutare caso per caso la presenza di specifiche condizioni mediche che ne controindicano la somministrazione.

Controindicazioni e co-somministrazione

I vaccini antinfluenzali hanno un profilo di sicurezza estremamente elevato. Tuttavia, come per qualsiasi farmaco, è fondamentale una valutazione clinica prima della somministrazione per identificare le rare controindicazioni e le precauzioni necessarie, garantendo così la massima sicurezza per ogni individuo.

Esistono pochissime controindicazioni assolute, valide per tutti i tipi di vaccino antinfluenzale:

  • una storia di reazione anafilattica a una precedente dose di vaccino antinfluenzale o a uno dei suoi componenti;
  • età inferiore ai 6 mesi.

L’allergia alle uova non costituisce una controindicazione assoluta. Le persone con allergia alle uova possono ricevere qualsiasi vaccino antinfluenzale autorizzato. Tuttavia, per coloro che hanno avuto reazioni gravi (diverse dalla semplice orticaria), si raccomanda che la vaccinazione avvenga in un ambiente medico supervisionato. Inoltre, sono disponibili vaccini prodotti su colture cellulari (VITcc), completamente privi di proteine dell’uovo.

Precauzioni specifiche per il Vaccino Vivo Attenuato (LAIV)

Il vaccino vivo attenuato (spray nasale) ha controindicazioni specifiche e non deve essere somministrato a:

  • bambini e adolescenti con immunodeficienza clinica (congenita o acquisita);
  • bambini e adolescenti in terapia con salicilati (acido acetilsalicilico);
  • bambini e adolescenti con asma grave o con episodi di dispnea attiva;
  • donne in gravidanza.

Per precauzione, l’uso del LAIV andrebbe evitato anche nei contatti stretti di persone gravemente immunocompromesse.

La co-somministrazione di più vaccini

Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato in sicurezza contemporaneamente ad altri vaccini. Questa pratica non interferisce con la risposta immunitaria e rappresenta un’importante occasione per aggiornare lo stato vaccinale.

Possono essere co-somministrati, ad esempio, i vaccini per:

  • Anti-pneumococco
  • Anti-Herpes Zoster
  • Anti-difterite-tetano-pertosse (dTpa)
  • Anti-SARS-CoV-2/COVID-19
  • Anti-Virus Respiratorio Sinciziale (RSV)

Quando più vaccini vengono somministrati nella stessa seduta, è necessario utilizzare siringhe diverse e praticare le iniezioni in sedi corporee differenti.

E se contraggo l’influenza? Trattamenti e rimedi antivirali

Una volta che l’influenza si è manifestata, l’approccio terapeutico si differenzia. Per la maggior parte delle persone sane, è sufficiente una gestione sintomatica. L’uso di farmaci antivirali specifici, invece, è riservato a situazioni particolari e deve essere guidato da una prescrizione medica, anche per limitare il rischio di sviluppare resistenze.

Gestione sintomatica e autocura

Per le persone che non presentano fattori di rischio, le misure di base per gestire i sintomi dell’influenza includono:

  • riposo a casa, per permettere all’organismo di recuperare e per evitare di contagiare altri;
  • idratazione: bere abbondanti liquidi (acqua, tisane, brodi);
  • farmaci da banco: l’uso di antipiretici e antidolorifici come il paracetamolo o l’ibuprofene può aiutare ad alleviare la febbre e i dolori. È fondamentale ricordare che questi farmaci gestiscono i sintomi, ma non curano l’infezione virale.

Il ruolo degli antivirali

I farmaci antivirali sono un’opzione terapeutica importante, ma non un sostituto della vaccinazione. Agiscono bloccando la replicazione o la diffusione del virus nell’organismo. 

I tre antivirali autorizzati e raccomandati in Europa sono:

  • Oseltamivir (inibitore della neuraminidasi)
  • Zanamivir (inibitore della neuraminidasi)
  • Baloxavir marboxil (inibitore dell’endonucleasi)

L’efficacia degli antivirali è strettamente legata a due condizioni principali:

  • tempestività: devono essere assunti il prima possibile, preferibilmente entro 48 ore dall’insorgenza dei primi sintomi;
  • popolazione target: la prescrizione è raccomandata principalmente per le persone considerate a rischio di sviluppare complicanze gravi.

Gli antivirali non vengono prescritti di routine per una ragione precisa: l’uso eccessivo o inappropriato può favorire lo sviluppo di ceppi virali resistenti, compromettendone l’efficacia futura.

L’influenza stagionale in Italia e nel Mondo

Il virus influenzale circola in tutto il mondo con un andamento caratteristico. 

Nei climi temperati, come quello italiano, le epidemie si concentrano prevalentemente durante la stagione invernale. Nelle regioni tropicali, invece, la circolazione può avvenire durante tutto l’anno, dando origine a focolai più irregolari.

L’impatto globale di queste epidemie annuali è considerevole. Come si legge nel documento di Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2025-2026 del Ministero della Salute:

  • a livello mondiale, si stima che ogni anno si verifichino da 3 a 5 milioni di casi di malattia grave e tra 290.000 e 650.000 decessi per cause respiratorie associate all’influenza;
  • in Europa, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) stima dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici e tra 15.000 e 70.000 decessi associati all’influenza ogni anno.

L’impatto socio-economico

Oltre all’impatto sanitario, le epidemie influenzali comportano significative conseguenze socio-economiche che gravano sulla collettività, tra cui le seguenti:

  • assenteismo: durante i picchi epidemici si registrano alti livelli di assenze sia in ambito scolastico che lavorativo;
  • perdite di produttività: in Italia, l’influenza è responsabile di circa il 10% di tutte le assenze dal lavoro, con un impatto notevole sulla produttività nazionale (Regione Veneto);
  • pressione sul sistema sanitario: le epidemie stagionali determinano un sensibile aumento degli accessi ai Pronto Soccorso e dei ricoveri ospedalieri, mettendo a dura prova le risorse sanitarie;
  • costi diretti e indiretti: la malattia rappresenta una rilevante fonte di costi per il Servizio Sanitario Nazionale, legati alla gestione dei casi, al trattamento delle complicanze e all’attuazione delle misure di controllo.

Sorveglianza integrata in Italia (RespiVirNet)

Per monitorare l’andamento dell’influenza e orientare le strategie di sanità pubblica, l’Italia si avvale del sistema di sorveglianza integrato RespiVirNet, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). 

Questo sistema si basa su una rete di “medici sentinella” (Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta) che raccolgono dati epidemiologici e campioni biologici per monitorare l’incidenza delle infezioni e identificare i virus circolanti.

A partire dalla stagione 2025-2026, la sorveglianza RespiVirNet introduce un’importante novità: il passaggio dal monitoraggio delle sindromi simil-influenzali (ILI) a quello delle infezioni respiratorie acute (ARI)

Questo cambiamento è di fondamentale importanza: nell’era post-pandemica da COVID-19, non è più sufficiente tracciare solo i sintomi tipici dell’influenza. La definizione di ARI permette alle autorità sanitarie di monitorare la circolazione di un’ampia gamma di patogeni (inclusi SARS-CoV-2, RSV e altri), fornendo un quadro più olistico e accurato del carico complessivo delle malattie respiratorie sulla popolazione e sul sistema sanitario.

I dati raccolti da RespiVirNet sono essenziali per orientare le decisioni di sanità pubblica e contribuiscono, a livello globale, alla scelta dei ceppi virali da includere nei vaccini delle stagioni successive.

Conclusione

L’influenza è un avversario ricorrente, ma disponiamo di strumenti efficaci per gestirla. Un approccio integrato, che combina la prevenzione primaria (norme igieniche e, soprattutto, la vaccinazione annuale), il riconoscimento tempestivo dei sintomi e un uso mirato e responsabile dei trattamenti, è la strategia vincente. 

Proteggere sé stessi con la vaccinazione non è solo un atto di tutela individuale, ma un gesto di profonda responsabilità collettiva. Ogni vaccino somministrato contribuisce a creare una barriera comunitaria che protegge i più vulnerabili, riduce la pressione sui servizi sanitari e rafforza la resilienza del nostro sistema di fronte a una sfida annuale per la salute pubblica.

Domande Frequenti (FAQ)

Cos’è esattamente l’influenza e qual è il virus che la causa?

L’influenza è una malattia respiratoria acuta, facilmente trasmissibile, causata da virus influenzali che circolano in tutto il mondo. I virus appartengono alla famiglia Orthomyxoviridae e sono classificati in quattro tipi (A, B, C e D). I tipi A e B sono quelli responsabili della sintomatologia influenzale classica e delle epidemie stagionali.

Qual è la differenza tra l’influenza e un forte raffreddore o un’altra sindrome parainfluenzale? 

L’influenza vera si distingue per l’insorgenza improvvisa di una triade di sintomi: febbre alta (sopra i 38°C), sintomi respiratori (come tosse o naso che cola) e sintomi sistemici (come forti dolori muscolari o spossatezza marcata). Altri virus respiratori (come Rhinovirus o Adenovirus) possono causare sintomi simil-influenzali (ILI), ma sono solitamente più lievi o sfumati, spesso senza la triade sintomatica completa.

Come si trasmette il virus dell’influenza da persona a persona?

La trasmissione avviene principalmente attraverso le goccioline diffuse nell’aria quando una persona infetta tossisce, starnutisce o parla. Il virus si diffonde anche per contatto diretto o indiretto toccando oggetti o superfici contaminati dalle secrezioni respiratorie, e poi toccando occhi, naso o bocca.

Dopo quanto tempo dal contagio compaiono i sintomi?

Il periodo di incubazione dell’influenza stagionale è solitamente breve. Può variare da uno a quattro giorni, ma in media si attesta intorno ai due giorni (48 ore).

Per quanto tempo si è contagiosi dopo aver contratto l’influenza?

Gli adulti infetti possono diffondere il virus ad altri da un giorno prima dell’inizio dei sintomi a circa cinque-sette giorni dopo. I bambini e le persone con un sistema immunitario indebolito possono rimanere contagiosi e diffondere il virus per un periodo di tempo più lungo.

Quali sono i sintomi classici dell’influenza?

I sintomi tipici sono l’insorgenza improvvisa di febbre alta (sopra i 38°C), tosse e dolori muscolari diffusi (mialgie). Altri sintomi comuni includono brividi, mal di testa (cefalea), affaticamento, perdita di appetito e mal di gola. Nei bambini possono presentarsi anche nausea, vomito e diarrea.

Quanto dura mediamente l’influenza?

La maggior parte delle persone guarisce in circa una settimana o dieci giorni. I sintomi acuti si risolvono spesso dopo 2-3 giorni. Tuttavia, sintomi come tosse, debolezza e affaticamento (astenia) possono persistere per diversi giorni e talvolta prolungarsi per una o due settimane.

Quando è necessario consultare un medico o recarsi al pronto soccorso?

È consigliato consultare un medico in presenza di condizioni di rischio o fragilità, come età superiore ai 60 anni, gravidanza, o la presenza di malattie croniche o deficit immunitario. È necessario cercare assistenza anche in caso di sintomi gravi come dolore al petto, difficoltà di respirazione, o se il quadro clinico peggiora dopo circa una settimana.

Quali sono i rischi di complicanze (es. polmonite) per bambini, anziani e soggetti a rischio?

Le complicanze, anche fatali, si verificano soprattutto nei soggetti ad alto rischio, come anziani, bambini piccoli, donne in gravidanza e pazienti con malattie croniche o immunodeficienze. Le complicanze più comuni sono polmonite (batterica secondaria o influenzale primaria), bronchite, otite e sinusite.

Quali sono i rimedi e le cure per l’influenza?

Nella maggior parte dei casi, la terapia è sintomatica. I rimedi principali sono il riposo a casa, l’idratazione abbondante e l’uso di farmaci da banco come antipiretici (Paracetamolo o Ibuprofene) per abbassare la febbre e alleviare i dolori. L’uso di acido acetilsalicilico (aspirina) è sconsigliato nei pazienti sotto i 18 anni.

Gli antibiotici sono utili per curare l’influenza?

No, gli antibiotici non sono utili per l’influenza poiché questa è causata da virus e non da batteri. L’uso di antibiotici è indicato solo se il medico valuta la presenza o l’alto rischio di infezioni batteriche secondarie (come una polmonite o bronchite batterica) che si sovrappongono all’infezione virale.

Ci sono farmaci antivirali specifici per l’influenza? Quando vengono utilizzati?

Sì, i farmaci antivirali specifici includono gli inibitori della neuraminidasi (come oseltamivir e zanamivir) e l’inibitore dell’endonucleasi (baloxavir marboxil). L’uso è limitato a casi selezionati, in particolare per i pazienti ad alto rischio o gravemente malati. Sono più efficaci se assunti entro le prime 48 ore dall’insorgenza dei sintomi.

Cosa si può fare per alleviare la tosse e il mal di gola associati all’influenza?

Per alleviare questi sintomi si ricorre alla gestione sintomatica. Questa include il riposo, l’assunzione di abbondanti liquidi e l’uso di farmaci da banco (come antipiretici/analgesici) per lenire i dolori e l’infiammazione generale.

Chi dovrebbe fare il vaccino antinfluenzale e perché?

Il vaccino è indicato per tutte le persone che desiderano evitare la malattia. È fortemente raccomandato e offerto gratuitamente ai gruppi a rischio di complicanze. Questi includono persone sopra i 60 anni, donne in gravidanza e persone con malattie croniche. La vaccinazione è la forma più efficace di prevenzione, riducendo il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e mortalità.

Quando è il periodo migliore per vaccinarsi?

Si raccomanda di condurre le campagne di vaccinazione a partire dall’inizio di ottobre (40ª settimana dell’anno). Non bisogna vaccinarsi troppo in anticipo, poiché l’immunità declina nell’arco di 6-8 mesi. È importante vaccinarsi prima del picco di circolazione, tenendo presente che la piena risposta immunitaria si sviluppa in circa due settimane.

Il vaccino antinfluenzale protegge al 100% dal virus?

No, i vaccini, come tutti i prodotti farmaceutici, non hanno un’efficacia del cento per cento. L’efficacia può variare a causa della continua evoluzione (mutazione) dei virus influenzali. Tuttavia, l’evidenza scientifica indica che i benefici del vaccino superano nettamente i rischi.

È possibile prendere l’influenza dopo aver fatto il vaccino?

I vaccini antinfluenzali che contengono virus inattivati o parti di questi non possono causare l’influenza. Tuttavia, è possibile sviluppare un’infezione respiratoria o una sindrome simil-influenzale causata da altri virus (diversi da quelli influenzali), contro i quali il vaccino antinfluenzale non fornisce protezione.

Quali sono i possibili effetti collaterali del vaccino antinfluenzale?

Gli effetti collaterali più comuni sono reazioni locali, come dolore, arrossamento e gonfiore nel sito di iniezione. Le reazioni sistemiche comuni sono lievi e di breve durata (1 o 2 giorni), includendo malessere generale, febbre e dolori muscolari. Reazioni allergiche gravi sono rarissime.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.