Il ruolo della medicina di prossimità nel post COVID

da | Ott 13, 2020 | Salute

Parlare di medicina di prossimità vuol dire partire da una premessa di fondamentale importanza; la sanità è cambiata, così come il nostro modo di usufruire di servizi e prestazioni socio-sanitarie offerte dal SSN. 

Il nostro Paese può vantare uno dei Servizi Sanitari pubblici migliori al mondo, che garantisce a tutti cure e assistenza, ma non si possono ignorare le difficoltà nelle quali versa il servizio pubblico da alcuni anni a questa parte. 

Il COVID-19 non ha fatto altro che evidenziarne i limiti, mettendo il SSN a dura prova nel corso di questo nefasto 2020. 

Com’è cambiato il nostro approccio alla sanità

Un interessante rapporto elaborato da Deloitte, dal titolo “Outlook Salute Italia 2021 – Il Sistema Sanitario Italiano tra pubblico e privato: sostenibilità e prospettive Roma”, pubblicato nel gennaio del 2020, riporta un grafico che fotografa benissimo la situazione.

medicina di prossimità

Cosa emerge da questa analisi?

  1. I servizi ai quali accediamo con maggiore frequenza riguardano esami e visite specialistiche, in buona percentuale privatamente o in regime di convenzione con il SSN;
  2. gli accessi al pronto soccorso rappresentano solo il 21% del totale;
  3. la fruizione di visite specialistiche presso le strutture pubbliche è ridotta, a causa principalmente delle lunghissime liste d’attesa;
  4. le cure odontoiatriche in strutture pubbliche o in regime convenzionato sono una rarità, non a caso rappresentano uno dei servizi sanitari più richiesti dagli iscritti ai Fondi di assistenza sanitaria integrativa;

A rendere il quadro ancora più complesso e negativo interviene un’altra condizione, sempre più diffusa: la rinuncia alle cure

medicina di prossimità

Meno investimenti pubblici, più spesa privata

Queste due fotografie restituiscono uno scenario molto chiaro, che si può riassumere in due fattori principali

  • i cittadini italiani hanno sempre maggiore necessità di accedere a esami e visite specialistiche, anche a causa del generale e inarrestabile invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche;
  • la spesa out of pocket – ovvero quella sostenuta direttamente dai cittadini – in aumento, produce una spaccatura sociale evidente

Negli ultimi 10 anni si è registrato un graduale calo degli investimenti pubblici nella sanità, in relazione al PIL – se si esclude quanto fatto nei primi mesi del 2020, in risposta ad un’emergenza sanitaria diffusa – giustificato dalla necessità di razionalizzazione delle risorse e  contenimento della spesa.

L’obiettivo, dichiarato, era avvicinarsi ai cittadini, migliorando le strutture locali, in particolare nelle aree geografiche meno coperte, ma l’unico risultato tangibile è stato l’aumento della fruizione di servizi socio-sanitari in forma privata, così come il cosiddetto turismo sanitario.

Si legge nel rapporto Deloitte: 

  • Il 57% del campione dichiara di aver sostenuto delle spese per l’acquisto e la fruizione di beni o servizi sanitari per se stessi o per la famiglia; 
  • Nell’ultimo anno, 1 italiano su 2 ha sostenuto una spesa tra i 200 e 1.000 euro, mentre 1 su 3 ha speso tra i 1.000 e i 5.000 euro;
  • 1 rispondente su 2 al sondaggio pensa che in futuro dovrà ricorrere maggiormente al pagamento per accedere ai servizi sanitari.

Cosa s’intende per medicina di prossimità

Dopo aver delineato uno scenario alquanto critico della condizione in cui versa il SSN e il cittadino, possiamo affrontare la questione relativa alla medicina di prossimità. 

Cosa significa? 

La medicina di prossimità si basa sulla creazione di strutture per la promozione e la prevenzione della salute, nonché per la presa in carico e la riabilitazione delle categorie più fragili, in cui vengano coinvolte tutte le istituzioni presenti sul territorio unitamente al volontariato locale e a enti del terzo settore no profit

Semplificando, con medicina di prossimità s’intende la disponibilità, sul territorio, di strutture e professionalità a supporto delle esigenze medico-socio-assistenziali dei cittadini, con particolare attenzione nei confronti dei non autosufficienti

Quindi: 

  • infermieri di comunità, la cui assunzione è stata anche annunciata con l’ultimo Decreto Rilancio;
  • medici di medicina generale;
  • pediatri di libera scelta;
  • ambulatori;
  • operatori socio-assistenziali.

Quali sono gli obiettivi della medicina di prossimità

L’obiettivo della medicina di prossimità è portare le cure presso il paziente e non viceversa. 

In questo modo, si può evitare lo spostamento di quest’ultimo verso strutture pubbliche, private o convenzionate, per ricevere cure e trattamenti che possono essere erogati presso il domicilio o in strutture di prossimità.

Un dato interessante, a supporto della inutilità degli spostamenti in molteplici casi, è quello relativo agli accessi al pronto soccorso

Stando ai dati AGENAS, più del 70% degli accessi al pronto soccorso riguardano codici bianchi e verdi, il 22% gialli e solo l’1,7% rossi.

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Nel 93,1% dei casi, la permanenza è inferiore alle 12 ore

Insomma, nella stragrande maggioranza dei casi, quindi, le cure erogate potevano essere offerte al di fuori degli ospedali, presso strutture di prossimità

Medicina di prossimità e COVID-19

Se, in condizioni normali, l’assenza – o comunque la carenza – di strutture di medicina di prossimità, genera enormi disagi nella popolazione, i mesi di lockdown hanno rincarato la dose. 

Le difficoltà a spostarsi – seppur autorizzati per motivi di salute dimostrabili – ha evidenziato questa mancanza, rendendo più urgente che mai un intervento in tal senso. 

La telemedicina, ad esempio, avrebbe potuto assumere un ruolo centrale, almeno per alcune patologie e condizioni di salute, ma le strutture e i singoli professionisti si sono dimostrati, in buona parte, impreparati a far fronte a queste nuove esigenze in tempi brevi. 

Poter usufruire di prestazioni socio-sanitarie e assistenziali a domicilio, o presso strutture locali raggiungibili facilmente anche dalle persone più anziane o malate, avrebbe fatto la differenza in quei mesi così duri e complessi. 

Si spera che la lezione appresa possa, in tempi rapidi, convertire quella esigenza più volte manifestata di razionalizzazione delle spese e delle risorse in un loro migliore impiego, più vicino alle esigenze dei cittadini e a un mondo che, lo si voglia o meno, è cambiato per sempre. 

Conclusioni

Come si legge in un documento del Ministero della Salute datato 2018

“Solo un deciso intervento volto a favorire lo spostamento sul territorio del trattamento socio-sanitario delle principali patologie croniche consentirà che il processo di miglioramento della qualità dell’assistenza si sviluppi in coerenza con l’esigenza di contenimento e di razionalizzazione della spesa sanitaria.” 

È giunto il momento di compiere questo “deciso intervento”, in fretta. I fondi di assistenza sanitaria integrativa hanno già iniziato. 

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.