Quasi tutti lo abbiamo contratto nel corso della nostra vita, spesso senza rendercene conto, ma pochi lo conoscono davvero: ci riferiamo al virus Epstein-Barr (EBV).
Per la maggior parte delle persone è un incontro senza conseguenze avvenuto durante l’infanzia, mentre per altre è la causa della mononucleosi, anche nota come “malattia del bacio”.
Nonostante il suo essere, nella stragrande maggioranza dei casi, innocuo, negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha evidenziato il lato oscuro di questo virus, collegandolo in modo sempre più evidente a complicanze severe e a malattie croniche che spaziano dalla sclerosi multipla a diversi tipi di tumori.
Ma come si trasmette questo virus, e quali sono i rischi reali di una sua infezione? Approfondiamo insieme.
Di cosa parliamo in questo articolo
- Che cos’è il Virus Epstein-Barr (EBV)?
- Come si trasmette il Virus Epstein-Barr?
- Periodo di incubazione e contagiosità
- Quali sono i sintomi della mononucleosi infettiva?
- Complicanze e malattie associate al virus Epstein-Barr
- Il legame tra EBV e tumori
- Il ruolo del Virus Epstein-Barr nella sclerosi multipla
- Altre malattie autoimmuni e infiammatorie
- Domande Frequenti (FAQ)
Che cos’è il Virus Epstein-Barr (EBV)?
Il Virus Epstein-Barr (EBV), noto anche come Herpes umano di tipo 4 (HHV-4), è un virus a DNA appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, scoperto nel 1964 dai patologi Michael Anthony Epstein e Bert Achong insieme alla virologa Yvonne Barr, dai cui cognomi deriva il suo nome.
L’infezione da EBV è estremamente comune, tanto da renderlo uno dei virus umani più diffusi al mondo. Secondo le stime riportate dall’Istituto Superiore di Sanità, oltre il 90% della popolazione adulta globale è entrata in contatto con il virus nel corso della vita. Nei paesi industrializzati, l’infezione primaria tende a manifestarsi più tardi, tipicamente tra i 14 e i 25 anni. Nei paesi in via di sviluppo, invece, il primo contatto avviene di solito durante la prima infanzia, spesso prima dei 3 anni.
Nonostante la sua ampia diffusione, l’infezione da EBV è nella maggior parte dei casi asintomatica o causa solo disturbi di lieve entità. Soprattutto nei bambini al di sotto dei 5 anni, l’infezione si manifesta spesso senza sintomi o con disturbi così lievi da essere indistinguibili da altre comuni malattie infantili.
Però, quando l’infezione si manifesta in adolescenti e giovani adulti, l’EBV è la causa principale della mononucleosi infettiva. Questa malattia deve il suo nome all’elevata presenza di un particolare tipo di globuli bianchi (le cellule mononucleate) nel sangue.
Una volta contratta l’infezione, il virus non viene eliminato ma rimane latente nell’organismo per tutta la vita, annidandosi principalmente nei globuli bianchi. Sebbene questa permanenza sia innocua per la maggior parte delle persone, il virus può occasionalmente riattivarsi. Anche in assenza di sintomi, questa riattivazione può portare a una sua periodica diffusione nella saliva, contribuendo così alla continua trasmissione ad altre persone.
Come si trasmette il Virus Epstein-Barr?
La principale via di trasmissione del Virus Epstein-Barr (EBV) è la saliva. Questa caratteristica spiega perché la mononucleosi, la sua manifestazione più nota, sia soprannominata “malattia del bacio”. Il contagio avviene infatti tramite il contatto diretto con la saliva di una persona infetta, anche se questa è un portatore sano e non manifesta alcun sintomo.
Oltre al bacio, il virus può diffondersi anche in modo indiretto: attraverso la condivisione di cibo, bevande, posate, bicchieri e spazzolini da denti, o tramite il contatto con giocattoli bagnati di saliva, sui quali l’EBV può sopravvivere finché la superficie resta umida. Anche le goccioline emesse con tosse e starnuti possono essere un veicolo di contagio.
Più raramente, la trasmissione può avvenire attraverso il sangue e lo sperma, ad esempio durante rapporti sessuali, trasfusioni o trapianti d’organo, sebbene il contagio tramite emoderivati sia molto meno comune di quello salivare. È stato invece escluso che l’allattamento al seno possa trasmettere l’EBV.
Periodo di incubazione e contagiosità
Il periodo di incubazione, cioè il tempo che passa dal contagio alla comparsa dei sintomi, varia con l’età: è di circa 30-50 giorni per adolescenti e adulti, mentre nei bambini è più breve, intorno ai 15-20 giorni. In questa fase iniziale, il virus si replica nella gola e nella faringe (orofaringe) per poi diffondersi nel sangue.
Come già spiegato, però, una volta contratta, l’infezione da EBV diventa permanente. Una persona è contagiosa per diverse settimane dal primo contatto con il virus, spesso anche prima di sviluppare sintomi. Successivamente, il virus entra in una fase latente (o inattiva), rimanendo silente nell’organismo, soprattutto all’interno di alcuni globuli bianchi (i linfociti B).
Il virus può riattivarsi periodicamente, in particolare durante periodi di stress o in gravidanza. Durante queste fasi, spesso del tutto asintomatiche, la persona torna a eliminare il virus attraverso la saliva, diventando di nuovo contagiosa.
Questo rilascio del virus è più frequente e abbondante nei soggetti immunodepressi. Infatti, la maggior parte dei contagi (circa il 95%) non avviene da persone con mononucleosi acuta, ma proprio da portatori sani e asintomatici che eliminano il virus a intermittenza.
Quali sono i sintomi della mononucleosi infettiva?
Come già accennato, nella maggior parte dei casi l’infezione da virus Epstein-Barr è asintomatica, specialmente nei bambini, ma quando si manifesta in adolescenti e giovani adulti può causare la mononucleosi infettiva.
I quattro sintomi cardine della mononucleosi infettiva sono:
- stanchezza profonda (astenia): è il sintomo più caratteristico, spesso così invalidante da raggiungere il picco nelle prime 2-3 settimane e persistere per mesi;
- febbre: solitamente elevata, con picchi di 39,5-40,5°C nel tardo pomeriggio o alla sera;
- mal di gola (faringite): molto intenso, con tonsille rosse e gonfie, spesso ricoperte da placche biancastre (essudato). In circa la metà dei casi compaiono piccole macchie rosse (petecchie) sul palato;
- linfonodi ingrossati (linfoadenopatia): tipicamente simmetrici e diffusi, interessano soprattutto i linfonodi del collo, ma anche quelli ascellari e inguinali. Talvolta, questo è l’unico sintomo evidente.
A questi si possono aggiungere altre manifestazioni cliniche, tra cui le seguenti:
- ingrossamento della milza (splenomegalia), che interessa circa la metà dei pazienti, con il massimo ingrandimento tra la seconda e la terza settimana;
- ingrossamento del fegato (epatomegalia), presente nel 10% dei casi. Un lieve aumento delle transaminasi è molto comune (90% dei pazienti) e si risolve in 3-4 settimane;
- eruzione cutanea (rash), simile a quella del morbillo. Diventa estremamente comune (80-90% dei casi) se vengono somministrati antibiotici come l’ampicillina, un fenomeno che spesso aiuta a svelare la diagnosi;
- gonfiore delle palpebre (edema palpebrale);
- dolore addominale, nausea e perdita di appetito;
- raramente, ittero o la sindrome di Giannotti-Crosti (una forma di reazione cutanea).
Nella maggior parte dei casi, i sintomi della mononucleosi si risolvono spontaneamente in 2-4 settimane. Anche se risulta quasi sempre benigna, in rare situazioni (meno dell’1% dei casi) possono insorgere complicanze gravi, tra cui:
- rottura della milza: un’emergenza potenzialmente letale, dovuta all’ingrossamento dell’organo;
- ostruzione delle vie aeree: causata da un eccessivo gonfiore di tonsille e linfonodi, può provocare gravi difficoltà respiratorie;
- complicanze neurologiche: rare ma severe, come encefalite, meningite, convulsioni o la sindrome di Guillain-Barré;
- complicanze ematologiche: solitamente transitorie, come il calo di piastrine o un’anemia da reazione autoimmune;
- altre manifestazioni rare: infiammazioni del cuore (miocardite, pericardite), polmoniti e, in casi eccezionali, una sindrome cronica attiva con febbre persistente, epatite e pancitopenia.
Complicanze e malattie associate al virus Epstein-Barr
Abbiamo già spiegato che, dopo l’infezione primaria, il Virus Epstein-Barr (EBV) non viene eliminato ma rimane nell’organismo per tutta la vita, e periodicamente può riattivarsi, solitamente senza conseguenze.
Però, nei pazienti con un sistema immunitario debole (a causa di difetti genetici, farmaci immunosoppressori o infezioni come l’HIV), la riattivazione dell’EBV può scatenare malattie linfoproliferative, tumori e altri disturbi immunitari.
Il legame tra EBV e tumori
È scientificamente consolidato che l’EBV sia un fattore di rischio per diversi tipi di cancro, a cui è associato circa l’1,5% dei tumori a livello globale. Alcuni geni del virus, infatti, possono alterare il ciclo vitale delle cellule infettate, trasformandole in cellule tumorali.
I tumori più strettamente legati al virus Epstein-Barr sono i seguenti:
- linfoma di Burkitt: la sua forma endemica, che colpisce i bambini dell’Africa equatoriale, è fortemente associata all’EBV. Il virus fu isolato per la prima volta proprio da pazienti con questo tumore;
- carcinoma nasofaringeo: l’infezione da EBV è una delle cause di questo tumore, più comune nel sud-est asiatico;
- linfoma di Hodgkin: una precedente infezione da EBV aumenta il rischio di sviluppare questa patologia;
- carcinoma gastrico: la forma associata al virus è rara (circa il 10% dei casi, soprattutto maschili) e tende ad avere una prognosi migliore;
- linfomi cerebrali primitivi: l’EBV contribuisce al loro sviluppo soprattutto nelle persone immunodepresse.
Ricerche recenti suggeriscono che l’EBV possa avere un ruolo anche nel tumore al colon. Infettando le cellule del colon, il virus sembra promuovere un’infiammazione cronica e attivare proteine legate alla cancerogenesi. Questi meccanismi, che includono anche un aumento del danno al DNA, suggeriscono che l’uso di corticosteroidi nella colite ulcerosa associata a EBV potrebbe essere controproducente, favorendo la riattivazione virale e la progressione tumorale.
Il ruolo del Virus Epstein-Barr nella sclerosi multipla
Come si legge sul sito della AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla, recenti studi hanno stabilito un nesso causale convincente tra l’infezione da EBV e l’insorgenza della sclerosi multipla (SM). È stato dimostrato che il rischio di sviluppare la malattia è 32 volte superiore nelle persone che hanno contratto il virus.
Per questo motivo, l’Epstein-Barr è oggi considerato una causa preponderante della malattia.
Detto questo, la sclerosi multipla rimane una malattia multifattoriale. Sebbene oltre il 90% della popolazione sia portatrice del virus, solo una piccola frazione sviluppa la SM. Ciò indica che l’EBV non agisce da solo, ma interagisce con una predisposizione genetica e altri fattori ambientali.
Sono state formulate diverse ipotesi per spiegare questo legame:
- una teoria è quella del mimetismo molecolare: il sistema immunitario, attaccando proteine virali simili a quelle del sistema nervoso, finisce per aggredire per errore la mielina, la guaina che protegge i nervi;
- un’altra ipotesi è quella del danno collaterale: i linfociti B infetti, accumulandosi nel sistema nervoso, potrebbero innescare una risposta immunitaria anomala e dannosa. Si ipotizza anche che alcune varianti genetiche del virus possano essere più aggressive.
Questa scoperta apre scenari rivoluzionari per la prevenzione e la cura della SM. Lo sviluppo di un vaccino contro l’EBV è oggi la strategia più promettente per prevenire non solo l’infezione, ma anche la sclerosi multipla. La ricerca si concentra anche su nuove terapie mirate a colpire il virus o a modulare la risposta immunitaria che esso scatena.
Altre malattie autoimmuni e infiammatorie
L’EBV è implicato anche in altre patologie autoimmuni e infiammatorie croniche, sebbene il legame di causa-effetto non sia sempre così definito come per la sclerosi multipla.
Nello specifico, l’associazione è stata documentata per:
- lupus eritematoso sistemico;
- artrite reumatoide;
- sindrome di Sjögren;
- colite ulcerosa.
In rari casi, il virus può causare una sindrome cronica attiva caratterizzata da febbre, polmonite interstiziale, epatite e un calo generale delle cellule del sangue.
Domande Frequenti (FAQ)
L’Epstein-Barr (EBV), o Herpesvirus umano di tipo 4, è un virus estremamente comune che infetta oltre il 90% della popolazione mondiale. Sebbene l’infezione sia spesso asintomatica, soprattutto nei bambini, è la causa della mononucleosi infettiva. Una volta contratto, il virus non viene eliminato ma rimane latente (inattivo) nell’organismo per tutta la vita.
La via di trasmissione principale è la saliva. Il contagio avviene quindi tramite baci, ma anche condividendo bicchieri, posate, cibo o spazzolini. Meno di frequente, il virus può diffondersi attraverso sangue e liquido seminale (rapporti sessuali, trasfusioni, trapianti). È importante sapere che una persona infetta può trasmettere il virus a intermittenza per tutta la vita, anche quando è completamente asintomatica.
Spesso l’infezione è asintomatica, soprattutto nei più piccoli. Quando si manifesta (come mononucleosi infettiva), i quattro sintomi principali sono: stanchezza profonda, febbre alta, mal di gola intenso e linfonodi ingrossati. Possono aggiungersi ingrossamento di milza e fegato o un’eruzione cutanea. Di norma, i sintomi più acuti si risolvono in 2-4 settimane.
Le complicanze sono rare ma possono essere gravi. Le più significative includono la rottura della milza (a causa del suo ingrossamento), l’ostruzione delle vie aeree (per il gonfiore delle tonsille) e problemi neurologici come encefalite o sindrome di Guillain-Barré. Sebbene il rischio di decesso sia bassissimo (meno dell’1%), queste situazioni richiedono un intervento medico immediato.
L’EBV è un fattore di rischio accertato per alcuni tumori, tra cui il linfoma di Burkitt, il linfoma di Hodgkin e il carcinoma nasofaringeo. Recentemente, la ricerca ha confermato un legame causale tra l’infezione da EBV e l’insorgenza della sclerosi multipla (SM), aumentando il rischio di 32 volte. È inoltre associato ad altre malattie autoimmuni come lupus, artrite reumatoide e sindrome di Sjögren.
La diagnosi si basa sui sintomi e viene confermata con analisi del sangue. Si ricercano specifici anticorpi prodotti contro il virus (tramite Monotest o test sierologici più specifici come IgM e IgG anti-VCA), che distinguono un’infezione recente da una passata. L’emocromo può inoltre mostrare un aumento caratteristico di linfociti anomali (atipici).
Non esiste una cura specifica per l’EBV. Il trattamento è sintomatico e mira ad alleviare i disturbi con riposo, idratazione e farmaci da banco (come paracetamolo o FANS) contro febbre e dolore. Gli antivirali non sono efficaci per la mononucleosi e i corticosteroidi si usano solo in caso di complicanze gravi, come l’ostruzione respiratoria.
Attualmente non esiste un vaccino contro l’EBV, anche se la ricerca è attiva. L’unica forma di prevenzione consiste nel ridurre il rischio di contagio, evitando di condividere baci, bevande, cibo e oggetti personali (come lo spazzolino) con persone infette.
La prognosi è ottima. La mononucleosi è una malattia autolimitante: i sintomi principali si risolvono in 2-4 settimane. Tuttavia, una stanchezza profonda può persistere per diverse settimane o mesi dopo la guarigione. Il rischio di complicanze fatali è estremamente basso (inferiore all’1%).