In cosa consiste l’esame dei potenziali evocati?

da | Gen 16, 2023 | Salute

Nell’ambito della Diagnostica strumentale e specialistica, il Fondo Enfea Salute prevede la copertura delle spese sostenute per l’esecuzione di numerosi test, tra cui l’esame dei potenziali evocati, insieme a molti altri, come ad esempio la coronarografia, la campimetria e la spirometria.  

Ma cosa sono i potenziali evocati? Nello specifico, sono esami neurofisiologici che consentono di indagare il modo in cui gli stimoli visivi, uditivi o tattili vengono utilizzati per attivare le corrispondenti aree della corteccia cerebrale, con conseguente produzione di un’attività elettrica focale corticale, che non viene registrata durante un normale elettroencefalogramma. 

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire in cosa consiste l’esame dei potenziali evocati, a cosa serve e come si esegue

Cosa sono i potenziali evocati? 

Che cosa s’intende con l’espressione potenziali evocati? Come riporta il sito dell’Ospedale Bambino Gesù, si definiscono potenziali evocati vari tipi di esami neurofisiologici, che consentono lo studio dei disturbi di trasmissione degli impulsi elettrici nel Sistema Nervoso Centrale.

Cosa vuol dire? 

Come già accennato prima, gli esami sui potenziali evocati sensoriali misurano l’attività elettrica nel cervello in risposta a una stimolazione visiva, uditiva o tattile. In effetti, quando il cervello è stimolato dalla vista, dal suono o dal tatto, i segnali viaggiano lungo i nervi fino ad arrivare al cervello. 

I test sui potenziali evocati misurano il tempo impiegato dal cervello per rispondere alla stimolazione sensoriale attraverso la vista, il suono o il tatto. In presenza di un danno neurologico, quindi, questo tempo si può alterare. 

Negli ultimi anni questo tipo di indagine è stata quasi interamente sostituita dalla risonanza magnetica, ma in alcuni casi continua ad essere prescritta dai medici, da abbinare alla RM. 

Potenziali evocati visivi, uditivi, somatosensoriali e motori

Il sistema nervoso collega il corpo attraverso una serie di cellule che comunicano con segnali elettrici. Quando riceve la stimolazione, questi segnali elettrici passano attraverso il sistema nervoso per raggiungere il cervello.

La stimolazione può essere:

  1. visiva;
  2. uditiva;
  3. somatosensoriale;
  4. motoria.

I test sui potenziali evocati misurano il tempo impiegato dal cervello per rispondere agli stimoli sensoriali, per rilevare e monitorare problemi o irregolarità nel funzionamento del sistema nervoso.

Quando si parla di esame dei potenziali evocati, quindi, si fa riferimento in realtà a una serie di esami, che possono appunto analizzare:

  • i potenziali evocati visivi: registrano gli impulsi che provengono dalla retina e raggiungono il cervello, consentendoci di vedere;
  • i potenziali evocati uditivi: registrano gli impulsi che provengono dall’orecchio interno fino a raggiungere la corteccia uditiva;
  • i potenziali evocati somatosensoriali o tattili: registrano gli impulsi elettrici che provengono dalla stimolazione dei nervi della mano o del piede, trasmessi lungo il midollo spinale fino a raggiungere la corteccia sensitiva, che elabora questi impulsi e ci permette di avvertire la sensazione del tatto.

A questi tre test si aggiunge anche quello dei potenziali evocati motori, che prevede l’impiego di uno stimolatore magnetico per stimolare la corteccia motoria cerebrale e registrare la risposta motoria dei muscoli della mano e dei piedi.

Come si eseguono questi esami? 

Si applicano degli elettrodi sulla cute del cuoio capelluto e si inviano degli stimoli visivi, uditivi, tattili, a seconda dei potenziali evocati da analizzare. Nel caso di quelli motori, è previsto l’impiego di uno stimolatore magnetico, non invasivo. 

Durante l’esame, che ha una durata variabile tra i 15 e i 30 minuti per arto, occhio o orecchio studiato, è necessario che il paziente sia rilassato. In alcuni casi può essere eseguito sotto sedazione, in day hospital o ricovero

Tramite i test vengono analizzati dati come la latenza, la durata e l’ampiezza delle risposte evocate, che indicano se la via sensitiva esaminata è intatta.

Perché sottoporsi a questi esami?

Alcune condizioni mediche possono influenzare il tempo necessario affinché gli stimoli (visivi, uditivi, tattili e motori) raggiungano il cervello

Questo può accadere quando una persona ha, ad esempio, la sclerosi multipla, che si verifica quando un difetto nel sistema immunitario provoca danni allo strato grasso della mielina che protegge le cellule nervose, influendo sulla velocità con cui i segnali elettrici possono viaggiare attraverso le cellule nervose.

L’esame d’elezione per la diagnosi della sclerosi multipla è, in realtà, la risonanza magnetica, ma anche il test dei potenziali evocati può aiutare i medici in tal senso, come segnalato anche dalla AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla

Oltre a svolgere un ruolo nella diagnosi della sclerosi multipla, un test dei potenziali evocati può: 

  • valutare l’udito o la vista; 
  • individuare lesioni e tumori; 
  • rilevare danni ai nervi, ad esempio al nervo ottico; 
  • valutare l’attività cerebrale nei pazienti in coma; 
  • diagnosticare e monitorare le malattie che danneggiano i nervi. 

Sarà il medico a stabilire se e quando sottoporsi a questi esami.

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