Fibromialgia: cause, sintomi, cure

da | Mar 4, 2025 | Salute

La fibromialgia, un tempo detta anche fibrosite o sindrome fibromiositica (FMS), è una patologia cronica, una forma comune di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento (astenia). 

Come vedremo più nel dettaglio nel corso del presente articoli, la malattia è caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso, disturbi del sonno, fatica cronica, alterazioni neurocognitive e molti altri sintomi, come la cefalea o la sindrome del colon irritabile. 

La fibromialgia è maggiormente diffusa tra le donne (che rappresentano circa il 90% del totale dei pazienti) e può comparire a qualsiasi età, anche se il picco si colloca tra i 40 e i 60 anni, con importanti ripercussioni sull’attività lavorativa e sul piano socio-affettivo. 

Secondo le stime riportate dalla Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica, in Italia sono circa 1.5-2 milioni le persone che ne sono affette.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire in cosa consiste la fibromialgia, quali sono le cause, i sintomi e le possibili cure

Quali sono le possibili cause della fibromialgia?

La causa esatta della fibromialgia non è ancora nota, ma si ritiene che una predisposizione genetica possa essere combinata con fattori scatenanti esterni, come eventi stressanti (malattie, lutti, traumi fisici o psichici).

Le principali cause associate a questa malattia cronica sono le seguenti: 

  • alterazioni del sistema nervoso centrale: chi soffre di fibromialgia può avere un’ipersensibilità al dolore, ovvero il cervello elabora le sensazioni dolorose in modo più intenso. Si pensa che i pazienti fibromialgici abbiano un’amplificazione della percezione del dolore a livello centrale, che viene quindi vissuto in modo più intenso;
  • fattori genetici e predisposizione familiare: secondo alcuni studi potrebbe esistere una predisposizione genetica che si manifesta con anomalie nei recettori della serotonina e della dopamina, che sono cruciali nell’elaborazione del dolore, così come una possibile predisposizione familiare alla malattia;
  • eventi traumatici o stress prolungato: l’insorgenza della fibromialgia può essere collegata a un evento traumatico sia fisico che psichico. Anche lo stress mentale può contribuire allo sviluppo della condizione, in base alla reazione individuale allo stress. Eventi stressanti come malattie, lutti, o traumi possono indurre dolore generalizzato, affaticamento e disturbi del sonno tipici della malattia;
  • infezioni: infezioni virali o di altro tipo, come la malattia di Lyme o il COVID-19, possono scatenare la fibromialgia;
  • altre condizioni mediche correlate: alcune persone con fibromialgia possono soffrire anche di disturbi del tessuto connettivo, come l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico;
  • alterata soglia della percezione del dolore: allodinia (percezione di uno stimolo non doloroso come doloroso) e iperalgesia (percezione di uno stimolo doloroso come eccessivamente doloroso) sono tipiche di questa condizione;
  • alterazioni nei mediatori chimici: si riscontrano alterazioni nei neurotrasmettitori, nelle sostanze ormonali e nel sistema nervoso autonomo;
  • presenza di vulnerabilità dei muscoli a microtraumi ripetuti;
  • presenza di anomalie dei nervi periferici che potrebbero causare parestesie;
  • alterazioni nella qualità del sonno: significative alterazioni nella qualità del sonno sono intrinsecamente legate, in un rapporto causale reciproco, alla sintomatologia dolorosa.

La fibromialgia non è una malattia autoimmune, anche se spesso chi ne è affetto soffre di malattie infiammatorie croniche o autoimmuni. 

La complessità della patologia rende alquanto difficile giungere ad una diagnosi, che prevede comunque il coinvolgimento di diverse figure mediche. 

Quali sono i sintomi principali della fibromialgia?

Il sintomo principale è il dolore cronico diffuso, descritto in vari modi (bruciore, rigidità, tensione, ecc.). Esso può iniziare in una zona localizzata e diffondersi nel tempo. La sua intensità varia in base a diversi fattori, come il momento della giornata, il livello di attività e lo stress. I pazienti possono anche percepire come dolorosi stimoli esterni innocui.

Al dolore cronico, tipico della fibromialgia, si affiancano altri sintomi comuni, tra cui i seguenti:

  • astenia (fatica): circa il 90% dei pazienti riporta astenia da moderata a severa. La fatica può essere sia fisica che mentale. La prima è legata a modificazioni metaboliche del muscolo, mentre la seconda consiste nella temporanea incapacità di mantenere una funzione cognitiva ottimale;
  • disturbi del sonno: la maggior parte dei pazienti sperimenta disturbi del sonno, come difficoltà ad addormentarsi, sonno leggero con risvegli notturni e sensazione di non aver riposato;
  • disturbi cognitivi, come difficoltà di concentrazione, perdita di memoria e difficoltà nel ricordare parole;
  • rigidità: sensazione di difficoltà nel movimento delle articolazioni, soprattutto al risveglio o dopo periodi di immobilità. La rigidità mattutina nei pazienti fibromialgici solitamente non supera i 60 minuti;
  • ipersensibilità agli stimoli esterni: fastidio o dolore a suoni, odori, luci e stimoli termici che normalmente non causano tale reazione;
  • sindromi dolorose: cefalea e dolori addominali, spesso associati alla sindrome del colon irritabile. Altre sindromi dolorose possono essere sindrome temporomandibolare e disturbi dell’apparato uro-genitale;
  • sintomi somatici: parestesie (formicolio, bruciore) e sensazione di gonfiore;
  • disturbi del sistema nervoso autonomo: secchezza degli occhi e delle mucose, disturbi visivi, intolleranza al freddo e ipotensione ortostatica;
  • disturbi della sfera psicologica: ansia, depressione, disturbi della personalità e sindrome da stress post-traumatico;
  • sintomi pseudo-allergici: disturbi che mimano una reazione allergica, come rinite, congiuntivite e irritazione delle mucose.

Non tutti i pazienti presentano i sintomi elencati nella loro interezza, e la combinazione e l’intensità dei sintomi possono fluttuare nel tempo. Alcuni pazienti possono essere più colpiti dal dolore, mentre altri possono soffrire maggiormente di affaticamento, disturbi del sonno o problemi cognitivi.

Come viene diagnosticata?

“La fibromialgia spesso confonde e la diagnosi risulta difficoltosa, poiché alcuni dei sintomi possono essere riscontrati in altre condizioni cliniche, e non ci sono esami laboratoristici o radiologici che siano specifici della patologia. La diagnosi, dunque, dipende principalmente dai sintomi che il paziente riferisce.”

Questo è quanto si legge in un opuscolo informativo elaborato dalla summenzionata AISF, nel quale si evidenzia quindi una elevata difficoltà nel giungere ad una diagnosi chiara, proprio per la natura complessa della malattia. 

La diagnosi di fibromialgia si basa principalmente sulla valutazione clinica del paziente, tenendo conto dei sintomi riferiti e sull’esclusione di altre possibili cause.

Quindi, si parte da una valutazione del paziente da parte del medico, al fine di individuare la presenza di dolore cronico e diffuso da almeno 3 mesi. Il dolore è considerato diffuso quando è presente su entrambi i lati del corpo, sia sopra che sotto la vita, e include dolore scheletrico assiale in almeno una sede tra rachide cervicale, torace anteriore, rachide dorsale o lombo-sacrale.

In seguito, il medico considera anche la presenza di sintomi come astenia, disturbi del sonno, problemi cognitivi, emicrania, dolore/crampi addominali e depressione.

Un punto di riferimento per la diagnosi sono i criteri elaborati dall’America College of Rheumatology. Originariamente, nel 1990 questi criteri includevano una storia di dolore cronico diffuso per almeno tre mesi e la presenza di almeno 11 su 18 tender points (punti dolenti). Tuttavia, l’uso di questi tender points ha presentato delle difficoltà e i nuovi criteri, revisionati nel 2011 e nuovamente nel 2016, non ne richiedono più la conta per la diagnosi, ma si basano interamente sui sintomi. 

Nella fase di valutazione dei sintomi, il medico può avvalersi dei seguenti indici:

  • Widespread Pain Index (WPI): misura il numero di aree del corpo in cui il paziente ha avuto dolore;
  • Symptom Severity Scale (SSS): valuta la gravità di sintomi come affaticamento, sonno non ristoratore e problemi cognitivi, oltre a sintomi somatici aggiuntivi;
  • Fibromyalgia Severity Scale: il punteggio è la somma dei punteggi conseguiti a WPI e SSS.

La diagnosi differenziale è complessa a causa del numero di patologie e sindromi che possono presentare sintomi simili. In particolare, è importante escludere condizioni come artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, polimialgia reumatica, polimiosite, spondiloartrite, ipotiroidismo e neuropatia. A tale scopo possono essere eseguiti alcuni esami aspecifici (VES, proteina C-reattiva, creatinchinasi (CK), esami di screening per ipotiroidismo ed epatite C, ecc…). 

Quali sono i trattamenti disponibili per la fibromialgia?

Attualmente non esiste una cura definitiva per la fibromialgia, ma i sintomi possono essere gestiti con un approccio terapeutico multidisciplinare e personalizzato, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita del paziente, riducendo il dolore, l’affaticamento e gli altri sintomi.

Vediamo, quindi, quali sono i possibili trattamenti disponibili:

  • attività fisica: l’esercizio fisico è un trattamento di prima scelta. Programmi graduali di allenamento aerobico, come camminare, andare in bicicletta, nuotare o fare esercizi in acqua, possono migliorare la resistenza muscolare e diminuire il dolore. Lo stretching e la mobilizzazione delle articolazioni sono utili prima e dopo l’esercizio aerobico. L’attività fisica adattata in acqua calda può ridurre il peso corporeo e favorire il rilassamento muscolare;
  • terapia farmacologica: i farmaci possono aiutare a controllare i sintomi, ma spesso non sono sufficienti da soli. Le opzioni principali sono antidepressivi, anticonvulsivanti, miorilassanti, analgesici. In alcuni casi, possono essere prescritti cannabinoidi o integratori nutrizionali (magnesio, acetil-L-carnitina, palmitoiletanolamide). L’uso di oppioidi, benzodiazepine, analgesici, farmaci antinfiammatori e cortisonici deve essere valutato dal medico su base individuale;
  • supporto psicologico: la psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, può aiutare i pazienti a sviluppare strategie di coping per gestire il dolore e migliorare l’umore. Questo approccio si basa sulla cooperazione attiva del paziente nell’identificare pensieri disadattivi e nell’adottare tecniche di rilassamento e risoluzione dei problemi;
  • terapie complementari: approcci come l’agopuntura, la spa-terapia, l’ozonoterapia e le tecniche mente-corpo possono essere utili come supporto alle terapie convenzionali. Anche la mindfulness, lo yoga e il tai chi possono favorire il rilassamento e ridurre lo stress;
  • alimentazione: non esiste una dieta specifica per la fibromialgia, ma una dieta bilanciata e la perdita di peso possono contribuire a ridurre l’infiammazione e i dolori.

Non esiste un percorso terapeutico adatto a tutti, ma deve essere personalizzato e adattato alle specifiche esigenze di ogni paziente.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.