Nell’ambito delle malattie metaboliche, il diabete è senz’altro una delle più diffuse al mondo, ma di solito siamo abituati a considerare problematico solo l’innalzamento dei valori della glicemia, perché connesso a molteplici complicanze. Eppure, anche una condizione di ipoglicemia non va affatto sottovalutata, perché potrebbe causare danni molto gravi, addirittura fatali.
Molto spesso, purtroppo, quando si parla di come gestire il diabete, si tende a fare confusione. Infatti, se è vero che i valori di glucosio nel sangue vanno tenuti entro determinati limiti, che possono variare a seconda di vari fattori, è altrettanto vero che livelli troppo bassi non sono affatto positivi.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa si intende per ipoglicemia, quali sono le cause principali, come si manifesta e quali sono le complicanze ad essa connesse.
Di cosa parliamo in questo articolo
Quando si può parlare di ipoglicemia?
L’ipoglicemia è una condizione medica caratterizzata da un livello anormalmente basso di glucosio (zucchero) nel sangue.
Il glucosio è la principale fonte di energia per il corpo, e livelli insufficienti possono causare una serie di sintomi, che possono variare da lievi a gravi.
Ma quando si può parlare di ipoglicemia, ovvero di valori patologicamente bassi di glicemia? Per rispondere a questa domanda riprendiamo quanto contenuto sul sito della SID, la Società Italiana di Diabetologia:
“L’ipoglicemia è definita da una glicemia inferiore a 55 mg/dl ma disturbi possono essere percepiti anche con valori più alti (meno di 70 mg/dl) o del tutto normali se c’è stato un rapido calo della glicemia.”
Insomma, qualora si registrassero valori della glicemia inferiori a 70 mg/dl, o ancora di più se inferiori a 50 mg/dl, è opportuno cercare assistenza medica e, nell’attesa, mettere in campo una serie di raccomandazioni, che andremo a elencare più avanti nel corso di questo articolo.
Perché una persona va in ipoglicemia: le cause principali
Sempre la summenzionata SID ci informa che una condizione ipoglicemica è più frequente quanto più il paziente è trattato in maniera intensiva, cioè ha obiettivi glicemici vicini alla normalità.
Cosa vuol dire? Che se il soggetto ha una necessità medica di mantenere in equilibrio la glicemia, onde evitare complicanze, ha un rischio maggiore di registrare valori troppo bassi.
Perché? La principale ragione è che l’ipoglicemia risulta essere più comune nei soggetti affetti da diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2 trattati con insulina, anche se può presentarsi in pazienti che assumono solo farmaci orali ipoglicemizzanti.
Altre cause di ipoglicemia possono essere le seguenti.
- Alimentazione insufficiente: saltare i pasti, non mangiare abbastanza carboidrati o seguire diete troppo restrittive può portare a un calo dei livelli di glucosio nel sangue.
- Attività fisica intensa: l’esercizio fisico aumenta l’utilizzo di glucosio da parte dei muscoli; senza un’adeguata compensazione alimentare, questo può portare a ipoglicemia.
- Consumo di alcol: l’alcol può inibire la gluconeogenesi nel fegato, riducendo la produzione di glucosio e aumentando il rischio di ipoglicemia, soprattutto se consumato a stomaco vuoto.
- Disturbi endocrini: condizioni come l’insufficienza surrenalica (morbo di Addison) o la carenza di ormone della crescita possono alterare la regolazione del glucosio nel sangue.
- Malattie epatiche: il fegato svolge un ruolo cruciale nella produzione e nel rilascio di glucosio; malattie come l’epatite o la cirrosi possono compromettere queste funzioni e causare ipoglicemia.
- Tumori pancreatici (insulinomi): alcune forme rare di tumori delle cellule beta del pancreas possono produrre insulina in eccesso, portando a ipoglicemia.
- Errori nel dosaggio dei farmaci: sbagliare le dosi dei farmaci ipoglicemizzanti può portare a un’eccessiva riduzione del glucosio nel sangue.
- Insufficienza renale: nei pazienti con insufficienza renale, l’eliminazione dei farmaci ipoglicemizzanti è ridotta, aumentando il rischio di ipoglicemia.
La gestione attenta dei fattori di rischio e il monitoraggio regolare dei livelli di glucosio sono essenziali per prevenire e trattare questa condizione.
Quali sono i sintomi principali?
I sintomi dell’ipoglicemia possono variare da lievi a gravi, e manifestarsi rapidamente. I più comuni sono i seguenti, divisi per entità.
- Sintomi lievi:
- eccessiva sudorazione, anche in condizioni non calde;
- tremori alle mani o al corpo;
- desiderio urgente di mangiare, soprattutto cibi zuccherati;
- aumento della frequenza cardiaca o sensazione di battito cardiaco irregolare;
- sensazione di apprensione o agitazione.
- Sintomi moderati:
- sensazione di affaticamento e mancanza di energia;
- capogiri o sensazione di stordimento;
- difficoltà a concentrarsi o pensare chiaramente;
- mal di testa persistente;
- visione annebbiata o doppia.
- Sintomi gravi:
- disorientamento e incapacità di riconoscere persone o luoghi familiari;
- irritabilità, cambiamenti di umore o comportamento bizzarro;
- incapacità di coordinare i movimenti, difficoltà a camminare o muoversi normalmente;
- episodi di convulsioni o spasmi muscolari;
- perdita di coscienza, svenimenti o incapacità di rispondere agli stimoli esterni.
Nella maggior parte dei casi i sintomi dell’ipoglicemia compaiono solo in presenza di livelli di glucosio nel sangue inferiori a 60 mg/dl, anche se alcuni soggetti li sperimentano anche a valori leggermente superiori.
Quali sono le complicanze della ipoglicemia?
L’ipoglicemia può portare a diverse complicanze, alcune delle quali potenzialmente molto gravi se non trattate tempestivamente. Possiamo suddividerle in acute e a lungo termine.
- Complicanze acute:
- confusione, irritabilità, difficoltà di concentrazione e comportamento anomalo, tali da compromettere la capacità di svolgere attività quotidiane e di prendere decisioni corrette;
- convulsioni, causati da un’attività elettrica anomala nel cervello;
- perdita di coscienza e coma ipoglicemico: questa situazione rappresenta un’emergenza medica e richiede un trattamento immediato;
- incidenti e lesioni: l’ipoglicemia può aumentare il rischio di incidenti, come cadute, incidenti stradali, o altri infortuni dovuti alla perdita di coordinazione, vertigini, e confusione.
- Complicanze a lungo termine:
- danni neurologici: episodi ripetuti o prolungati di ipoglicemia possono causare danni al cervello. Questo è particolarmente preoccupante nei bambini, poiché il loro cervello è ancora in fase di sviluppo;
- stress cardiovascolare: l’ipoglicemia può indurre una risposta di stress nel corpo, con rilascio di adrenalina e altri ormoni dello stress, che possono aumentare il rischio di problemi cardiovascolari, come aritmie cardiache.
Conoscere e gestire correttamente l’ipoglicemia può ridurre significativamente il rischio di complicanze e migliorare la qualità della vita delle persone con diabete.
Cosa fare in caso di ipoglicemia: la regola del 15
Come già accennato prima, l’ipoglicemia è una condizione potenzialmente molto grave, quindi è importante contattare il proprio medico per ricevere istruzioni specifiche sul da farsi.
In generale, però, esistono alcuni consigli su cosa fare in caso di ipoglicemia, che rientrano nella cosiddetta “regola del 15”?
La “regola del 15” è una linea guida utilizzata per trattare l’ipoglicemia in modo sicuro e efficace, specialmente nelle persone con diabete, in presenza di sintomi lievi/moderati riconducibili a questa condizione.
La regola consiste nei seguenti passaggi.
- Consumare 15 grammi di carboidrati a rapido assorbimento. Quando una persona riconosce i sintomi, dovrebbe consumare una fonte di zucchero rapidamente assimilabile. Alcuni esempi di 15 grammi di carboidrati a rapido assorbimento includono:
- 3-4 compresse di glucosio;
- 1/2 tazza (120 ml) di succo di frutta o di una bevanda zuccherata;
- 1 cucchiaio di zucchero, miele o sciroppo di mais;
- 5-6 caramelle dure (non senza zucchero);
- 1 cucchiaio di marmellata o gelatina.
- Aspettare 15 minuti: dopo aver consumato i carboidrati, è importante aspettare 15 minuti per dare il tempo allo zucchero di entrare nel flusso sanguigno e aumentare i livelli di glucosio nel sangue.
- Ricontrollare la glicemia: dopo i 15 minuti, la persona dovrebbe misurare di nuovo i livelli di zucchero nel sangue per verificare se sono risaliti a un livello sicuro (generalmente sopra i 70 mg/dL, ma il valore esatto può variare a seconda delle indicazioni del medico).
- Ripetere se necessario: se i livelli di zucchero nel sangue sono ancora troppo bassi, la persona dovrebbe ripetere i passaggi consumando altri 15 grammi di carboidrati a rapido assorbimento e aspettare altri 15 minuti prima di ricontrollare la glicemia.
Una volta che i livelli di glucosio sono tornati alla normalità, se il prossimo pasto è lontano, è consigliabile consumare uno spuntino contenente carboidrati complessi e proteine (ad esempio un pezzo di pane con burro di arachidi) per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue.
La regola del 15 è semplice da ricordare e da mettere in pratica, ed è un modo efficace per gestire episodi di ipoglicemia lieve o moderata.
Si consiglia di portare sempre con sé, in tasca o in borsa, snack, caramelle, bustine di zucchero, un pacchetto di crackers, fette biscottate, grissini, perché i sintomi potrebbero manifestarsi in momenti o luoghi nei quali non c’è disponibilità di alimenti sicuri e adatti allo scopo.
Come sottolineato, però, questi consigli valgono solo in presenza di sintomi lievi o moderati, perché in caso di ipoglicemia grave, con perdita di coscienza o incapacità di ingerire zuccheri, è necessaria assistenza medica immediata.
Cosa fare in caso di perdita di coscienza o coma ipoglicemico?
Nei casi più gravi, che comportano la perdita di coscienza o il coma ipoglicemico, è necessario agire d’urgenza.
Se possibile, il familiare o la persona presente al momento del collasso deve provvedere a posizionare il paziente sdraiato sul fianco o seduto, e procedere il prima possibile alla somministrazione di glucagone.
I soggetti affetti da ipoglicemia frequente dovrebbero dotarsi, infatti, di un kit di emergenza contenente una dose di glucagone, un ormone che stimola il rilascio di glucosio dal fegato, aumentando rapidamente i livelli di zucchero nel sangue.
Di solito si procede con una iniezione, che può essere somministrata per via intramuscolare (nel braccio, nella coscia o nei glutei), ma da qualche anno è disponibile anche in Italia il glucagone in formulazione spray per via nasale, molto più comodo quando non è presente una persona in grado di eseguire correttamente una puntura intramuscolo.
Se il paziente riprende coscienza dopo pochi minuti, si consiglia di fargli mangiare qualcosa, secondo la regola del 15 su illustrata.
In assenza del glucagone, o la somministrazione del farmaco non risultasse efficace dopo 10 minuti, bisogna chiamare subito un’ambulanza per ricevere soccorso medico qualificato.