Sindrome metabolica: cos’è e come prevenirla

da | Nov 5, 2020 | Salute

Obesità, diabete, pressione alta: cos’hanno in comune queste tre condizioni? Ognuna, presa singolarmente, rappresenta un fattore di rischio riconosciuto per cuore e vasi sanguigni, tale da provocare infarti, ictus e altre patologie cardiovascolari. Se combinate, queste tre condizioni, delineano la cosiddetta sindrome metabolica

Purtroppo, nonostante gli avanzamenti terapeutici conseguiti nel corso degli ultimi decenni nel trattamento e nella prevenzione di diabete e pressione alta, così come della ipercolesterolemia, il diffondersi di stili di vita scorretti non ha consentito un calo significativo delle patologie cardiovascolari più comuni. 

Ma cos’è la sindrome metabolica, in cosa consiste, quali sono i fattori di rischio, come si previene e affronta? 

Proviamo a dare una risposta a tutti questi quesiti. 

Cos’è la sindrome metabolica

Secondo le definizioni più accreditate (ATP III e OMS), si parla di sindrome metabolica nei casi in cui il soggetto presenti, in simultanea, almeno tre condizioni: obesità, diabete, pressione alta

Come accennato all’inizio dell’articolo, queste condizioni rappresentano fattori di rischio riconosciuti per l’insorgere di patologie cardiovascolari, anche gravi. 

Ne consegue che una loro comorbidità, ovvero la coesistenza nello stesso paziente delle tre condizioni, aumenta esponenzialmente il rischio. 

La sindrome metabolica è anche nota come sindrome da insulino resistenza, in quanto le evidenze scientifiche e mediche hanno dimostrato un rapporto di causa effetto tra la resistenza delle cellule all’insulina e la sindrome metabolica. 

Sindrome metabolica: cause e fattori di rischio

Abbiamo detto che si parla di sindrome metabolica quando il quadro clinico del paziente è caratterizzato dalla compresenza di obesità, diabete e pressione alta. 

Si chiama sindrome metabolica perché si tratta, in definitiva, di alterazioni del nostro metabolismo, in particolare: 

  • aumento del Tessuto Adiposo Viscerale;
  • pressione alta;
  • ridotti livelli di Colesterolo HDL
  • insulino resistenza.

Queste quattro alterazioni metaboliche sono le principali indiziate di una serie di fattori di rischio

Vediamoli insieme: 

Il fattore di rischio dominante: l’insulino resistenza

Abbiamo detto che la sindrome metabolica viene anche chiamata sindrome da insulino resistenza; in effetti, quest’ultima risulta essere il fattore di rischio dominante

L’insulino resistenza consiste nella bassa sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina, con conseguente aumento dei livelli di glucosio (quindi di zucchero) nel sangue

Purtroppo, questa condizione innesca un circolo vizioso, nel quale il paziente è sempre affamato, soprattutto di cibi ricchi di carboidrati, provocando obesità, aumento dell’adiposità viscerale, steatosi epatica e diabete tipo 2. 

Tutto questo conduce a un aumento del rischio di cardiopatia coronarica e lo scatenamento di eventi cerebrovascolari.

Prevenzione: fattori di rischio modificabili e non modificabili

Come accade in molte patologie, anche la sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza di fattori di rischio modificabili e non modificabili. 

Rientrano in questa seconda categoria l’età, la genetica (quindi la familiarità) e l’etnia

I fattori di rischio modificabili, invece, sono i seguenti: 

  • smettere di fumare;
  • seguire una dieta bilanciata;
  • evitare la sedentarietà;
  • fare esercizio fisico;
  • assumere, su prescrizione medica, farmaci specifici per correggere le alterazioni metaboliche.

Agire sui fattori di rischio modificabili, in particolare sul contrasto delle cattive abitudini, rientra anche nelle buone pratiche di prevenzione

Perdere peso e mangiare in modo corretto rappresentano le due azioni principali nella prevenzione della sindrome metabolica, perché prevengono, appunto, l’insorgenza delle alterazioni alla base di questo quadro clinico complesso.  

Come si diagnostica la sindrome metabolica

Negli ultimi due decenni diversi enti internazionali riconosciuti hanno elaborato criteri diagnostici per la sindrome metabolica, che variano un po’ tra loro. 

In genere, quelli più accreditati sono quelli contenuti nel già citato NCEO ATPIII del 2001, secondo il quale per diagnosticare la sindrome metabolica è necessaria la coesistenza di almeno 3 fattori di rischio tra:

  • circonferenza vita: > 102 cm uomo, > 88 cm donna;
  • trigliceridi: > 150 mg/dl;
  • colesterolo HDL: < 40 mg/dl uomo, < 50 mg/dl donna;
  • pressione arteriosa: > 130/85 mmHg;
  • glicemia a digiuno: > 110 mg/dl.

Se sussistono almeno 3 delle 5 condizioni, allora si può elaborare una diagnosi di sindrome metabolica

Vediamo, ora, come affrontarla. 

Come si cura la sindrome metabolica

Essendo caratterizzata dalla compresenza di più condizioni differenti, il trattamento della sindrome metabolica richiede un intervento multidisciplinare

Però, prima di rivolgersi a vari medici specialisti, è fondamentale sottoporsi a visite regolari con il proprio medico di medicina generale, per valutare la condizione di salute generale. 

In particolare, è necessario procedere alla misurazione del peso, del giro vita, dell’indice di massa corporea, misurare la pressione sanguigna. 

Si tratta di un approccio di primo livello, fondamentale soprattutto quando il paziente è asintomatico. 

Il passaggio successivo, come accennato, consiste in un approccio di secondo livello, multidisciplinare, che prevede l’intervento di: 

  • diabetologo;
  • dietista e/o nutrizionista;
  • cardiologo;
  • laboratorio di analisi. 

Adottare uno stile di vita più sano, seguire una dieta equilibrata e tarata sulle proprie esigenze specifiche, eseguire regolarmente degli esami ematochimici, sottoporsi a visite cardiologiche e diabetologiche, fare attività fisica; tutto questo può contrastare in modo concreto l’avanzare delle alterazioni metaboliche.

ATTENZIONE:
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