Screening oncologici: quali fare e quando iniziare

da | Feb 18, 2025 | Salute

La prevenzione è l’arma più efficace nella lotta contro il cancro, e gli screening oncologici svolgono un ruolo cruciale nell’individuare precocemente tumori ancora in fase iniziale, quando le possibilità di cura sono maggiori. Grazie a programmi di screening mirati, è possibile diagnosticare tempestivamente alcune forme di tumore e, in alcuni casi, prevenire la loro insorgenza attraverso l’identificazione e la rimozione di lesioni precancerose.

Partecipare agli screening non solo può salvare vite, ma rappresenta anche un importante strumento di tutela della propria salute a lungo termine.

Approfondiamo insieme, e scopriamo quali sono gli screening oncologici offerti gratuitamente dal SSN, a chi si rivolgono, cosa prevedono e quando vanno effettuati. 

Cosa si intende per screening oncologico?

Lo screening oncologico si riferisce a una serie di esami offerti gratuitamente a persone in possesso di determinati requisiti (età, fattori di rischio), con lo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori, prima che si manifestino sintomi o disturbi

Questi programmi di sanità pubblica sono progettati per offrire attivamente un percorso organizzato di prevenzione secondaria, con l’obiettivo principale di ridurre la mortalità per tumore attraverso la diagnosi precoce.

Gli screening oncologici offerti dal SSN sono effettuati a intervalli regolari, poiché è fondamentale che siano riproposti per tutto l’arco di tempo in cui la malattia ha maggiori probabilità di svilupparsi e un eventuale intervento terapeutico dia effettivi vantaggi in termini di guadagno di tempo e/o di qualità di vita.

Quali sono i programmi di screening oncologici in Italia?

Attualmente, i programmi di screening oncologico attivi in Italia, e offerti gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale, sono tre, di cui due rivolti esclusivamente alla popolazione femmine:

Come accennato prima, questi programmi si rivolgono a fasce di popolazione specifiche. Le ASL invitano direttamente le persone che rientrano nelle fasce di età a rischio, che possono decidere liberamente di aderire. Non c’è, quindi, un obbligo, anche se è fortemente raccomandato sottoporsi ai controlli proposti.

Per approfondire, consigliamo la consultazione del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, redatto dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.

Screening per il tumore della mammella

Secondo i dati AIRTUM, in Italia il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile (circa 53.686 nuove diagnosi nel 2024), con quasi 1 milione di donne (925.406) viventi nel nostro Paese dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro al seno. Questi numeri rendono ancora più centrale il ruolo dei programmi di screening dedicati. 

Come funziona, quindi, lo screening per il tumore della mammella? 

  • si rivolge principalmente alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, anche se in alcune regioni è esteso a una fascia d’età più ampia, tra i 45 ed i 74 anni;
  • l’esame di riferimento è la mammografia, da eseguirsi ogni due anni, mentre per la fascia d’età 45-49 anni in alcune regioni si propone con una cadenza annuale.

Le donne nella fascia di età a rischio ricevono un invito tramite lettera o SMS dalla ASL di appartenenza con l’appuntamento per la mammografia. Ricordiamo che l’adesione allo screening è volontaria, ma fortemente raccomandata. L’esame è gratuito e non richiede l’impegnativa del medico.

Se l’esito della mammografia è negativo, il referto viene inviato a casa tramite posta o email. Se l’esito è positivo, o se si evidenziano immagini dubbie, la donna viene contattata telefonicamente per effettuare ulteriori accertamenti, che possono includere una seconda mammografia, un’ecografia, una risonanza magnetica, una visita clinica e, se necessario, una biopsia.

Questi approfondimenti non significano necessariamente la presenza di un tumore, ma sono utili per una diagnosi più accurata.

Screening per il tumore del collo dell’utero

Lo screening per il tumore del collo dell’utero, noto anche come carcinoma della cervice uterina, è un programma di sanità pubblica finalizzato alla diagnosi precoce di questa patologia. 

In Italia, nel 2024 si sono registrate circa 2.382 nuove diagnosi (1,3% di tutti i tumori incidenti nelle donne), con quasi 50 mila (49.800) donne viventi dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore della cervice uterina. Questa neoplasia è più frequente nella fascia giovanile, per questo, come vedremo, è prevista anche una vaccinazione anti HPV che si rivolge alle donne in età puberale.

I test utilizzati per lo screening del tumore del collo dell’utero sono essenzialmente due:

  • Pap test
    • consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero per esaminarle al microscopio (esame citologico), al fine di individuare eventuali alterazioni cellulari che potrebbero evolvere in tumore;
    • è offerto ogni 3 anni alle donne tra i 25 e i 64 anni, anche se, come si legge sul sito del Ministero della Salute, poiché le evidenze scientifiche hanno dimostrato che sopra i 30 anni è più costo-efficace il test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) effettuato ogni 5 anni, tutte le Regioni si stanno impegnando per adottare il modello basato sul test HPV-DNA;
    • dai 25 a 30 anni l’esame di riferimento rimane il Pap Test da eseguirsi ogni tre anni. Questa scelta è dovuta al fatto che in giovane età la probabilità di avere una infezione da HPV è molto alta senza che questa assuma una importanza clinica.
  • test HPV-DNA: 
    • ricerca la presenza del DNA del Papillomavirus umano (HPV), un virus che può causare tumori della cervice uterina;
    • il prelievo è simile a quello del Pap test;
    • l’esame deve essere effettuato non prima dei 30 anni ed essere ripetuto con intervalli non inferiori ai 5 anni in caso di negatività;
    • le donne vaccinate per l’HPV vengono invitate a fare il test a partire dai 30 anni;
    • tra i 30 e i 64 anni sono invitate a fare il test ogni 5 anni;
    • le donne di 25 anni non vaccinate possono essere sottoposte alla vaccinazione gratuitamente con la prima chiamata di screening.

Come già visto, i programmi di screening prevedono l’invito attivo della donna, tramite lettera o telefonata, da parte della ASL di appartenenza.

Se l’esito degli esami è negativo, il referto viene inviato per posta a casa. Se il Pap Test risulta positivo, la donna viene invitata a fare una colposcopia per esaminare meglio lo stato della cervice. Si tratta di un esame che permette una visione ingrandita della cervice uterina, per valutare la presenza di eventuali lesioni pre-tumorali o tumorali. Alla colposcopia può seguire una biopsia.

Se il test HPV è positivo, il campione viene analizzato con criteri simili al Pap Test per individuare eventuali anomalie cellulari. Se l’esito di quest’analisi è negativo, il test HPV viene ripetuto dopo un anno.

Sono escluse dallo screening le donne che abbiano già effettuato il Pap test o il test HPV al di fuori del programma di screening negli ultimi 12 mesi e, in modo definitivo, quelle che hanno avuto un pregresso cancro della cervice uterina, che sono state sottoposte a isterectomia totale documentata o che hanno alcune condizioni specifiche (come disabilità o malattie terminali).

Screening per il tumore del colon-retto

Lo screening per il tumore del colon-retto è un programma di sanità pubblica finalizzato alla diagnosi precoce di questo tipo di tumore, che rappresenta la seconda neoplasia negli uomini e la terza nelle donne. Nel 2024 sono stimate circa 48.706 nuove diagnosi in Italia (uomini = 27.473, donne = 21.233).

Come si svolge? 

  • si rivolge a uomini e donne tra i 50 e i 69 anni. In alcune regioni, lo screening è esteso fino ai 74 anni;
  • l’esame di riferimento è il test del sangue occulto nelle feci (SOF), da ripetersi ogni due anni. Il test consiste nella raccolta di un piccolo campione di feci da analizzare per rilevare la presenza di tracce di sangue non visibili a occhio nudo.

Le ASL inviano un invito a domicilio con le indicazioni per il ritiro del kit necessario per la raccolta, ma può può essere ritirato anche in farmacia o presso il medico curante. Il campione raccolto deve essere conservato in frigorifero e consegnato ai punti di raccolta indicati. 

Se l’esito del test è negativo, il risultato viene comunicato tramite lettera a domicilio. Se risulta inadeguato, si riceve una lettera che invita a ripetere il test. Se, invece, è positivo, si viene contattati telefonicamente per eseguire una colonscopia, un esame endoscopico che permette di visualizzare l’intero colon retto e di rimuovere eventuali polipi.

La colonscopia è gratuita e prenotabile online o tramite le farmacie aderenti al programma di screening.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.