Dopo l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo, una delle malattie della tiroide più diffusa è senza dubbio la cosiddetta Tiroidite di Hashimoto.
Secondo i dati forniti da Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità, questa patologia colpisce dal 5% al 15% della popolazione femminile e dall’1% al 5% della popolazione maschile, aumentando di frequenza, in particolare nelle donne, col progredire dell’età.
Come si può intuire dall’impiego del suffisso “-ite”, la Tiroidite di Hashimoto è una condizione infiammatoria, che colpisce questa piccola ghiandola posta alla base del collo così importante per le nostre funzioni metaboliche.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è la Tiroidite di Hashimoto, quali sono le cause e come si manifesta.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è la Tiroidite di Hashimoto
La Tiroidite di Hashimoto, anche nota come Tiroide cronica autoimmunitaria, è una delle più frequenti forme di infiammazione delle ghiandola tiroidea.
Si tratta di una malattia autoimmune, questo vuol dire che il sistema immunitario del paziente attacca erroneamente la tiroide, causando infiammazione e danni ai tessuti della ghiandola e provocando una diminuzione della produzione di ormoni tiroidei.
Per questo motivo, rappresenta una delle cause principali dell’ipotiroidismo.
Come accennato, questa condizione è più frequente nelle donne, in particolare dopo i 60 anni, e come altre malattie autoimmuni presenta una base ereditaria, un po’ come accade con il diabete di tipo 1.
Quella di Hashimoto è senza dubbio la più nota e comune, ma non è l’unica forma di tiroidite conosciuta; esistono, infatti, anche le seguenti:
- tiroidite di De Quervain, o tiroidite subacuta;
- tiroidite post-partum, innescata dopo il parto;
- tiroidite silente o indolore;
- tiroidite indotta da farmaci;
- tiroidite indotta da radiazioni;
- tiroidite acuta o infettiva.
Questa condizione insorge più frequentemente nei soggetti con anomalie cromosomiche, come ad esempio la sindrome di Down.
Quali sono le cause della tiroide cronica autoimmunitaria?
Ad oggi non sono note le cause alla base di questa infiammazione della ghiandola tiroidea, ma quello che sappiamo è che a provocarla è una reazione autoimmune del nostro sistema immunitario.
I globuli bianchi invadono la tiroide, con il conseguente sviluppo di anticorpi che la attaccano, denominati anticorpi antitiroidei. Perché questo avviene non è ancora chiaro, come d’altronde per molte altre malattie autoimmuni.
Concorrono ad aumentare il rischio di sviluppare questa condizione alcuni fattori, come:
- sesso: è più frequente nelle donne rispetto agli uomini;
- età: tende a presentarsi con maggiore frequenza nei pazienti over 60;
- familiarità: la malattia tende a presentarsi in diversi soggetti della stessa famiglia;
- patologie endocrine: i soggetti affetti da alcune forme di malattie del sistema endocrino, come il diabete, presentano un rischio maggiore di sviluppare la tiroidite di Hashimoto;
- malattie autoimmuni: i pazienti che soffrono di altre patologie autoimmuni, come l’artrite reumatoide o l’anemia perniciosa, sono più a rischio;
- gravidanza: i tipici cambiamenti nella funzione immunitaria durante la gravidanza possono essere un fattore scatenante nella malattia di Hashimoto che inizia dopo la gravidanza;
- assunzione eccessiva di iodio: troppo iodio nella dieta può fungere da fattore scatenante tra le persone già a rischio;
- esposizione alle radiazioni: le persone esposte a livelli eccessivi di radiazioni ambientali sono più inclini alla malattia di Hashimoto.
Quali sono i sintomi della tiroidite autoimmune?
Come si manifesta la Tiroidite di Hashimoto? Quali sono i sintomi principali di questa condizione? In genere questa malattia progredisce lentamente nel corso degli anni, per questo molto spesso rimane asintomatica e non diagnosticata.
Con il passare del tempo, però, la diminuzione della produzione degli ormoni tiroidei causa alcuni sintomi, in genere associabili anche a una condizione di ipotiroidismo, come:
- fatica e lentezza;
- maggiore sensibilità al freddo;
- aumento della sonnolenza;
- pelle secca;
- stipsi;
- debolezza muscolare;
- dolori muscolari, dolorabilità e rigidità;
- dolori articolari e rigidità;
- sanguinamento mestruale irregolare o eccessivo;
- depressione;
- problemi di memoria o concentrazione;
- gonfiore della tiroide, altrimenti detto gozzo;
- viso gonfio;
- unghie fragili;
- perdita di capelli;
- ingrandimento della lingua.
In presenza di uno o più dei presenti sintomi, e di eventuali fattori di rischio su elencati, è opportuno rivolgersi al proprio medico per giungere ad una diagnosi e predisporre una terapia dedicata, al fine di evitare le conseguenze di questa malattia.
Come si diagnostica?
Per determinare se i sintomi derivano da una tiroidite di Hashimoto, dopo aver svolto una visita il medico prescriverà alcuni esami, tra cui:
- test di funzionalità tiroidea, in particolare il TSH reflex e l’ormone T4. Laddove si sospettasse anche una condizione di ipertiroidismo, si aggiunge anche il T3;
- anticorpi antitiroidei: essendo una malattia autoimmune, per stabilire con esattezza se si tratta di malattia di Hashimoto è necessario eseguire un test per l’individuazione degli anticorpi che i globuli bianchi producono per attaccare la tiroide;
- ecografia tiroidea, utile a stabilire lo stato di salute generale della ghiandola, e prescritta in genere quando si percepisce la presenza di noduli.
Dall’esito di questi esami si può giungere a una diagnosi corretta, e scoprire se la condizione di ipotiroidismo è causata da questa malattia autoimmune.
Cosa comporta avere la tiroidite di Hashimoto?
La tiroide svolge un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento del nostro organismo, e un’anomalia nella produzione dei suoi ormoni può causare molti disagi e, in assenza di una terapia adeguata, complicanze più o meno gravi.
Le principali sono le seguenti.
- Gozzo: con questa espressione si fa riferimento all’allargamento della tiroide. Quando la produzione di ormoni tiroidei diminuisce a causa della malattia di Hashimoto, la tiroide riceve segnali dalla ghiandola pituitaria per produrne di più, provocando la formazione del gozzo. In genere tende a influire solo sull’aspetto estetico, ma in alcuni casi può interferire con la deglutizione o la respirazione.
- Problemi cardiaci: l’ipotiroidismo può provocare una scarsa funzionalità cardiaca, un ingrossamento del cuore e battiti cardiaci irregolari, ma anche alti livelli di colesterolo LDL, comunemente noto come colesterolo “cattivo”.
- Problemi di salute mentale, in particolare disturbi dell’umore come la depressione.
- Disfunzione sessuale e riproduttiva: nelle donne, l’ipotiroidismo può provocare un ridotto desiderio sessuale, un’incapacità di ovulare e un sanguinamento mestruale irregolare ed eccessivo. Negli uomini, invece, può causare calo della libido, disfunzione erettile e un numero di spermatozoi ridotto.
- Problemi durante la gravidanza: l’ipotiroidismo durante la gravidanza può aumentare il rischio di aborto spontaneo o parto prematuro. I bambini nati da donne con ipotiroidismo non trattato sono a rischio di diminuzione delle capacità intellettuali, autismo, ritardi del linguaggio e altri disturbi dello sviluppo.
Con una diagnosi precoce e una terapia adeguata, è possibile vivere una vita normale e ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare una o più delle presenti complicanze.
Come si cura la tiroidite di Hashimoto?
Nella maggior parte dei casi, i pazienti affetti da malattia di Hashimoto devono seguire una terapia per l’ipotiroidismo, assumendo ormoni tiroidei per tutta la vita.
Nei casi più lievi, però, potrebbe non essere necessaria una terapia farmacologica, ma periodicamente ci si deve sottoporre a controlli per monitorare la situazione.
La terapia per l’ipotiroidismo prevede, in genere, l’assunzione di un ormone tiroideo sostitutivo e una dieta a ridotto apporto di iodio.
Sarà il medico a stabilire come procedere, definendo la terapia e il dosaggio, da adattare alle eventuali evoluzioni della condizione.