Tumore all’utero: cause, sintomi, prevenzione, cure

da | Feb 14, 2022 | Salute

Il tumore all’utero rappresenta una delle neoplasie più comuni nell’ambito della salute femminile, e, come vedremo nel dettaglio, comprende diverse forme, tra cui il carcinoma dell’endometrio, il carcinoma della cervice uterina e i sarcomi uterini

Ogni tipologia presenta caratteristiche, fattori di rischio e modalità di trattamento specifici, che variano in base allo stadio e all’aggressività della malattia. 

Grazie ai progressi nella diagnosi precoce e nelle terapie, le possibilità di cura sono oggi più ampie e personalizzate, con un approccio multidisciplinare che coinvolge diverse figure specialistiche. 

Tumore dell’utero: cos’è e quali sono le tipologie

Il tumore dell’utero è una neoplasia che si sviluppa nell’organo dell’apparato riproduttivo femminile deputato ad accogliere e supportare il feto durante la gravidanza.

L’utero ha una forma simile a un imbuto rovesciato e si divide in due parti principali:

  • collo o cervice uterina (parte inferiore), collegata direttamente alla vagina;
  • corpo dell’utero (parte superiore), rivestito internamente da una mucosa chiamata endometrio e circondato da uno strato muscolare più spesso, il miometrio.

I tumori uterini possono quindi originare da tessuti diversi (epiteliali, ghiandolari, muscolari o connettivali) e si distinguono principalmente in base alla loro sede e al tipo cellulare di origine.

Le principali tipologie di tumore dell’utero sono le seguenti:

  • carcinoma dell’endometrio: è la forma più comune di tumore uterino e una delle neoplasie ginecologiche più frequenti. Origina dalle cellule epiteliali e ghiandolari dell’endometrio, la mucosa che riveste la cavità interna dell’utero. Secondo i dati AIRTUM-AIOM, nel 2024 si stimano 8.652 nuovi casi in Italia. È l’unico tumore ginecologico con incidenza e mortalità in aumento, sebbene venga spesso diagnosticato in fase precoce, grazie alla comparsa di sanguinamenti vaginali anomali;
  • carcinoma della cervice uterina: si sviluppa nella cervice uterina, ovvero nel collo dell’utero. Dopo il tumore al seno, rappresenta il secondo tumore più frequente nelle donne a livello mondiale. Nel 2024, si stimano 2.382 nuovi casi in Italia. Sebbene possa essere una delle principali cause di mortalità per tumore ginecologico nel mondo, il carcinoma cervicale è oggi prevenibile e curabile, grazie ai programmi di screening (Pap test, HPV test) e alla vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV);
  • sarcomi uterini: sono forme rare, che originano dalle cellule muscolari lisce (come i leiomiosarcomi) o dal tessuto connettivo. Costituiscono circa il 5% dei tumori uterini e l’1-3% dei tumori del tratto genitale femminile. Si caratterizzano per una crescita più rapida e aggressiva rispetto ai carcinomi, e la diagnosi è spesso più tardiva;
  • carcinosarcomi uterini: esistono anche forme ibride rare, chiamate carcinosarcomi uterini, che combinano caratteristiche sia dei carcinomi sia dei sarcomi. Si comportano in genere come neoplasie ad alto grado di aggressività.

Quali sono i fattori di rischio dei tumori dell’utero?

I fattori di rischio per i tumori dell’utero variano in base alla tipologia specifica (tumore del corpo uterino/endometriale, carcinoma della cervice o sarcomi uterini). 

Detto questo, è possibile individuare una serie di elementi comuni che aumentano la probabilità di sviluppare queste neoplasie, tra cui i seguenti:

  • Fattori ormonali: un’esposizione prolungata agli estrogeni non bilanciati dal progesterone rappresenta un importante fattore di rischio, soprattutto per il carcinoma dell’endometrio. Le condizioni che favoriscono questo squilibrio ormonale includono:
    • menarca precoce (prima mestruazione in giovane età);
    • menopausa tardiva;
    • nulliparità (non aver mai avuto gravidanze);
    • terapia ormonale sostitutiva basata solo su estrogeni;
    • sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), associata a disfunzioni ormonali e anovulazione cronica.
  • Fattori metabolici: condizioni legate allo stile di vita e al metabolismo sono anch’esse rilevanti, in particolare:
    • sovrappeso e obesità: l’eccesso di tessuto adiposo può aumentare la produzione di estrogeni;
    • diabete mellito, che sembra essere associato a un maggior rischio di tumore endometriale.
  • trattamenti oncologici precedenti: alcuni trattamenti per altri tipi di tumore possono aumentare il rischio di neoplasie uterine:
    • radioterapia nella zona pelvica, effettuata in passato per altri tumori;
    • tamoxifene, farmaco utilizzato nella terapia del tumore al seno, noto per il suo effetto estrogenico sull’endometrio.
  • Fattori genetici ed ereditari: una predisposizione genetica può avere un ruolo importante, soprattutto nei tumori endometriali. In particolare, la sindrome di Lynch (nota anche come cancro del colon ereditario non poliposico – HNPCC) aumenta il rischio di tumori dell’endometrio e di altri organi.
  • Infezione da HPV (Papillomavirus umano): il carcinoma della cervice uterina è quasi sempre causato da un’infezione persistente da Papillomavirus umano ad alto rischio oncogeno (in particolare i tipi 16 e 18). Questo rende fondamentali le campagne di screening (Pap test, HPV test) e la vaccinazione contro l’HPV, già prevista in Italia per ragazze e ragazzi in età preadolescenziale. Non è un caso, infatti, che la malattia risulti più frequente tra le donne straniere provenienti da aree dove l’accesso a screening oncologici e vaccinazioni è limitato, come alcuni Paesi dell’Est Europa o ad alta pressione migratoria.
  • Sedentarietà e mancanza di attività fisica: l’attività fisica regolare è considerata un fattore protettivo nei confronti di vari tipi di cancro, in particolare dell’adenocarcinoma endometriale, poiché contribuisce a mantenere un peso corporeo adeguato e a migliorare il metabolismo degli ormoni.

Quali sono i sintomi del tumore dell’utero

Come si manifesta il tumore dell’utero? Esistono segnali e sintomi che è importante riconoscere tempestivamente, poiché possono rappresentare campanelli d’allarme da non sottovalutare.

I sintomi variano in base alla tipologia e alla sede del tumore (corpo dell’utero, cervice o sarcomi), ma in molti casi sono rilevabili fin dalle fasi iniziali, soprattutto nel carcinoma dell’endometrio.

1. I sintomi del carcinoma dell’endometrio (corpo dell’utero)

Come evidenziano i dati, questa è la forma più frequente e spesso si manifesta precocemente, consentendo una diagnosi in fase iniziale.

Il sintomo principale è il sanguinamento vaginale anomalo. Circa il 90% dei tumori endometriali si manifesta con sanguinamento anomalo. Questo permette di diagnosticare l’80% dei casi quando la malattia è ancora confinata all’utero, con maggiori probabilità di guarigione.

Nelle donne in menopausa, si manifesta con perdite di sangue inattese, assolutamente da non ignorare, mentre in quelle in età fertile con sanguinamento intermestruale (tra un ciclo mestruale e l’altro).

Altri sintomi da segnalare, più comuni nelle fasi avanzate della malattia, sono i seguenti:

  • perdite vaginali anomale e/o maleodoranti;
  • dolori pelvici o lombari;
  • perdita di peso inspiegabile;
  • difficoltà a urinare o minzione frequente;
  • alterazioni dell’attività intestinale.

2. I sintomi del carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero)

Nelle fasi iniziali è spesso asintomatico, e per questo motivo è fondamentale sottoporsi a screening regolari anche in assenza di disturbi.

Quando presenti, i sintomi possono includere:

  • sanguinamenti vaginali fuori dal ciclo mestruale;
  • perdite vaginali insolite;
  • dolore pelvico persistente;
  • dolore durante i rapporti sessuali.

Questi sintomi sono aspecifici e facilmente attribuibili ad altre cause, motivo per cui il Pap test e il test HPV sono essenziali per individuare precocemente lesioni sospette.

3. I sintomi dei sarcomi uterini

Sono tumori più rari e con un comportamento clinico più aggressivo. La sintomatologia è spesso simile a quella del carcinoma della cervice uterina, con manifestazioni poco specifiche.

Qualsiasi episodio di sanguinamento vaginale anomalo, soprattutto in menopausa, deve essere considerato un sintomo da riferire tempestivamente al ginecologo. Anche sintomi vaghi o aspecifici, se persistenti, meritano approfondimenti clinici, in particolare se associati a fattori di rischio noti.

Come si diagnosticano i tumori dell’utero

Come illustrato prima, i tumori dell’utero possono svilupparsi in due zone diverse: nel corpo dell’utero, che è rivestito da un tessuto chiamato endometrio, oppure nel collo dell’utero, noto anche come cervice. 

La diagnosi di queste forme tumorali si basa su un percorso preciso che inizia con l’ascolto dei sintomi riferiti dalla donna e prosegue con una serie di visite ed esami, sempre più approfonditi. La diagnosi precoce, quando possibile, è molto importante perché permette di intervenire tempestivamente.

1. Diagnosi del tumore dell’endometrio (corpo dell’utero)

Abbiamo visto che il sanguinamento vaginale anomalo, soprattutto dopo la menopausa, è il campanello d’allarme più comune per sospettare un tumore dell’endometrio. In questi casi, il ginecologo può prescrivere una ecografia transvaginale, che consente di vedere l’interno dell’utero e valutare lo spessore dell’endometrio

Se lo spessore è superiore ai 5 mm in post-menopausa, può essere considerato sospetto.

Se ci sono dubbi, si procede con un’isteroscopia, un esame che permette di osservare direttamente la cavità uterina e, se necessario, eseguire una biopsia (un piccolo prelievo di tessuto da analizzare al microscopio). In alternativa, può essere eseguito un raschiamento dell’endometrio, una procedura diagnostica in anestesia.

L’esame istologico del tessuto prelevato è quello che permette di fare una diagnosi certa, indicando se si tratta di un tumore, di che tipo è e quanto è “aggressivo” (cioè il grado di differenziazione).

Oggi, in molti casi, si esegue anche un’analisi molecolare del tumore, che fornisce informazioni utili per capire meglio il comportamento della malattia e scegliere la terapia più adatta. Le analisi molecolari possono identificare alterazioni genetiche specifiche, ormai considerate fondamentali per una corretta classificazione e per personalizzare le cure.

Per sapere se e quanto il tumore si è esteso (cioè per la stadiazione), si utilizzano tecniche di imaging avanzate:

  • risonanza magnetica pelvica, per vedere quanto il tumore ha invaso l’utero o gli organi vicini;
  • TAC dell’addome e del torace, per verificare la presenza di eventuali metastasi;
  • PET-TC, per individuare con più precisione eventuali lesioni a distanza o sospette;
  • in caso di malattia iniziale, può essere indicata la biopsia del linfonodo sentinella, che consente di verificare la presenza di eventuali cellule tumorali nei linfonodi limitando gli effetti collaterali di una rimozione completa.

La conferma definitiva dello stadio della malattia si ottiene dopo l’intervento chirurgico, analizzando il tessuto rimosso.

2. Diagnosi del tumore della cervice uterina (collo dell’utero)

Il tumore della cervice può non dare sintomi nelle fasi iniziali, e spesso viene scoperto grazie a un Pap test alterato, cioè un risultato anomalo dello screening ginecologico.

Dopo un Pap test sospetto, si esegue una colposcopia, un esame che permette di osservare la cervice da vicino e fare, se necessario, una biopsia mirata. Anche in questo caso, è l’esame istologico del tessuto a confermare se si tratta di un tumore e di quale tipo.

Quando la biopsia non è sufficiente per una diagnosi completa, si può procedere a una conizzazione, cioè l’asportazione di un piccolo cono di tessuto della cervice.

Per valutare l’estensione della malattia, si utilizza la risonanza magnetica dell’addome e del bacino, utile per capire se il tumore ha invaso gli organi vicini e se ci sono linfonodi coinvolti. In alcuni casi, si esegue anche una visita ginecologica in narcosi per esplorare meglio la zona pelvica.

Per la ricerca di eventuali metastasi, si ricorre a una TAC total body o a una PET-TC, che fornisce immagini dettagliate e aiuta anche nella pianificazione del trattamento, specialmente se è previsto un approccio con chemio e radioterapia.

La stadiazione del tumore cervicale segue una classificazione internazionale (sistema FIGO) e, come per il tumore dell’endometrio, la biopsia del linfonodo sentinella può aiutare a decidere il tipo di trattamento e se è possibile preservare la fertilità.

3. Diagnosi dei sarcomi uterini

I sarcomi dell’utero sono tumori rari e spesso difficili da diagnosticare precocemente. Non esistono test di screening specifici per questo tipo di tumore.

Il sospetto nasce generalmente dalla presenza di una massa nell’utero, soprattutto se cresce rapidamente o supera certe dimensioni. Anche in questo caso, si inizia con un’ecografia, seguita, se necessario, da una risonanza magnetica per ottenere immagini più dettagliate.

La diagnosi si conferma con una biopsia, che viene analizzata in laboratorio non solo al microscopio ma anche con tecniche molecolari, sempre più importanti per identificare eventuali terapie mirate.

Dato che si tratta di tumori complessi, la diagnosi e il trattamento dei sarcomi uterini dovrebbero avvenire in centri specializzati, dove un team multidisciplinare può valutare ogni singolo caso nel modo più appropriato.

Stadiazione del tumore all’utero

Come accennato prima, la stadiazione del tumore all’utero avviene sulla base di sistemi di classificazione riconosciuti a livello internazionale, come il sistema FIGO, che individua le seguenti fasi della malattia.

StadioDescrizione
ITumore confinato all’utero
IA1Tipo non aggressivo, limitato a un polipo o all’endometrio
IA2Tipo non aggressivo, invasione < 50% del miometrio, senza LVSI o con LVSI focale
IA3Carcinoma endometrioide di basso grado confinato all’utero con coinvolgimento ovarico sincrono di basso grado
IBTipo non aggressivo, invasione ≥ 50% del miometrio, senza LVSI o con LVSI focale
ICTipo aggressivo (sieroso, a cellule chiare, carcinosarcomi ecc.) senza invasione del miometrio
IITumore esteso oltre l’endometrio ma ancora limitato all’utero
IIATipo non aggressivo con infiltrazione dello stroma cervicale
IIBTipo non aggressivo con LVSI significativa
IICTipo aggressivo con qualsiasi grado di invasione miometriale
IIIEstensione locale/regionale
IIIAInfiltrazione degli annessi uterini o della sierosa dell’utero
IIIBInfiltrazione di vagina o parametri; metastasi peritoneali pelviche
IIIC1Metastasi ai linfonodi pelvici
IIIC2Metastasi ai linfonodi para-aortici (con/ senza coinvolgimento pelvico)
IVMalattia avanzata
IVAInfiltrazione di vescica o mucosa rettale
IVBMetastasi peritoneali extrapelviche
IVCMetastasi a distanza (es. fegato, polmoni, ossa)

Quali sono i trattamenti possibili?

Il trattamento dei tumori dell’utero varia in modo significativo a seconda del tipo di tumore e del suo stadio di malattia, oltre che delle caratteristiche specifiche del tumore e della paziente.

Approfondiamo insieme, attenendoci a quanto riportato nel documento “Linee guida Neoplasie dell’utero: endometrio e cervice” redatto da AIOM.

Come si cura il carcinoma dell’endometrio (corpo dell’utero)?

Il trattamento del carcinoma endometriale si basa principalmente sulla chirurgia, seguita – se necessario – da terapie adiuvanti (cioè post-operatorie), scelte in base al rischio di recidiva e oggi integrate anche con la classificazione molecolare del tumore.

L’approccio chirurgico standard prevede:

  • isterectomia totale, ovvero l’asportazione chirurgica dell’utero;
  • salpingo-ovariectomia bilaterale, cioè la rimozione delle tube di Falloppio e delle ovaie;
  • in alcuni casi, linfadenectomia pelvica e/o para-aortica, per valutare l’eventuale diffusione linfonodale.

L’intervento può essere effettuato con tecnica a cielo aperto (laparotomica) o in in modo mini-invasivo, mediante laparoscopia, talvolta robot-assistita. Questo approccio riduce le complicanze post-operatorie, ma gli studi clinici hanno riportato dati contrastanti in termini di sopravvivenza e rischio di recidiva.

La scelta della terapia adiuvante si basa sulla stadiazione e sulla valutazione dei fattori prognostici, inclusi grado istologico, presenza di invasione linfovascolare (LVSI), coinvolgimento linfonodale e profilo molecolare.

A tale scopo, le pazienti vengono suddivise in categorie di rischio:

  • rischio basso: nessuna terapia adiuvante;
  • rischio intermedio: possibile brachiterapia vaginale o osservazione;
  • rischio intermedio-alto: indicata radioterapia a fasci esterni, in alternativa brachiterapia o osservazione, secondo i casi;
  • rischio alto: combinazione di radioterapia e chemioterapia (concomitante o sequenziale); l’ormonoterapia può essere considerata se la paziente presenta comorbidità significative.

Nelle forme più avanzate (stadio III e IV), il trattamento può includere:

  • chirurgia estesa, radioterapia (esterna e/o brachiterapia), chemioterapia;
  • chemioterapia adiuvante;
  • ormonoterapia (es. progestinici) in pazienti con malattia avanzata a basso grado o non candidabili alla chemioterapia;
  • immunoterapia o terapie target nei casi recidivanti o metastatici. 

In casi molto iniziali, e solo in pazienti giovani con forte desiderio riproduttivo, si può valutare un trattamento conservativo con ormonoterapia progestinica o chirurgia limitata, se possibile.

Come si cura il carcinoma della cervice uterina (Collo dell’Utero)

Il trattamento del tumore del collo dell’utero varia in base allo stadio clinico.

Negli stadi iniziali (IA, IB1, IIA1), le lesioni pre-invasive si trattano con escissione locale (conizzazione), mentre quelli precoci invasivi si trattano con isterectomia radicale e linfadenectomia pelvica.

In pazienti con desiderio di gravidanza, si può optare per la trachelectomia (semplice o radicale) e la valutazione linfonodale.

In alternativa alla chirurgia, si può ricorrere a radioterapia esclusiva, soprattutto nei casi con fattori prognostici negativi.

Dopo la chirurgia, la radioterapia o chemio-radioterapia può essere indicata in base all’esame istologico (es. margini positivi, invasione stromale profonda, linfonodi coinvolti).

Diversamente, nei casi di tumori localmente avanzati (IB2, IIA2, IIB, III, IVA), il trattamento standard è la chemio-radioterapia concomitante con brachiterapia.

In caso di recidiva locale dopo la radioterapia, può essere indicata l’eviscerazione pelvica, mentre nei casi non operabili o metastatici (stadio IVB), si ricorre a un approccio palliativo.

Come si curano i sarcomi uterini?

I sarcomi uterini sono tumori rari e aggressivi, per i quali le opzioni di trattamento principali sono le seguenti:

  • isterectomia: con rimozione di tube e ovaie;
  • linfadenectomia: non è sempre necessaria, poiché la diffusione linfatica è meno frequente; 
  • radioterapia: può essere considerata in base al tipo istologico e al rischio di recidiva.

In caso di stadi avanzati o recidive, si utilizza la chemioterapia e, in alcuni sottotipi, anche l’ormonoterapia o la target therapy, se supportate da profilo molecolare.

Su questo tema, consigliamo la lettura del nostro articolo Quali sono le cure per il cancro disponibili.

L’importanza della prevenzione: screening, vaccinazioni, stili di vita

Il tumore all’utero può essere molto spesso prevenuto attraverso l’adesione ai programmi di screening gratuiti previsti nel nostro Paese, l’adozione di stili di vita sani, controlli ginecologici frequenti e l’adesione completa alle prescrizioni mediche, soprattutto quelle post trattamento oncologico. 

Nell’ambito della prevenzione primaria, che mira a evitare l’insorgenza del tumore agendo sui fattori di rischio, le raccomandazioni principali sono l’adozione di stili di vita sani – alimentazione corretta e ricca di fibre, attività fisica regolare, controllo del peso corporeo, astensione dall’uso di tabacco e dal consumo dannoso di alcol – e la vaccinazione anti-HPV (Papillomavirus). Nel caso di necessità di terapia ormonale sostitutiva (es. dopo la menopausa), valutare trattamenti bilanciati contenenti sia estrogeni che progestinici, poiché l’uso di soli estrogeni aumenta il rischio di tumore dell’endometrio. L’utilizzo della pillola anticoncezionale, con dosaggio bilanciato, è un fattore protettivo per il tumore dell’endometrio.

Per quanto riguarda, invece, la prevenzione secondaria e la diagnosi precoce, si consiglia di aderire ai programmi di screening organizzati dalle nostre ASL, nello specifico il PAP-test e il Test HPV.

Infine, va sottolineata l’importanza delle raccomandazioni di prevenzione terziaria, finalizzate a ridurre il rischio che la malattia si ripresenti o progredisca dopo la terapia iniziale. Rientrano in questo ambito la terapia adiuvante e i controlli medici periodici.

Domande frequenti (FAQ)

Che cos’è il tumore dell’utero e quali tipi esistono?

Il tumore dell’utero è una neoplasia che colpisce l’apparato riproduttivo femminile. Si distingue principalmente in tumore del corpo dell’utero, che nella quasi totalità dei casi è il tumore dell’endometrio (la mucosa interna), e tumore della cervice uterina (o collo dell’utero), la parte inferiore dell’organo. Meno frequente è il sarcoma dell’utero.

Quanto sono diffusi i tumori dell’utero in Italia?

Secondo i dati AIRTUM-AIOM, sono 133.300 le donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di tumore del corpo dell’utero, mentre per la cervice uterina il numero è pari a 49.800. Il carcinoma endometriale è tra i più frequenti tumori femminili e l’unica tra le neoplasie ginecologiche con incidenza e mortalità in aumento, mentre quello della cervice uterina è, dopo il tumore della mammella, il secondo tumore per frequenza tra le donne.

Quali sono i principali fattori di rischio per i tumori dell’utero?

I fattori di rischio includono influenze comportamentali e ambientali. Per il tumore dell’endometrio, sono associati a livelli elevati di estrogeni, come l’obesità. Per il tumore della cervice, il fattore cruciale è l’infezione da Papilloma Virus umano (HPV). Altri fattori includono l’uso di tamoxifene o sindromi ereditarie come la sindrome di Lynch.

L’infezione da HPV è correlata al tumore della cervice?

Sì, l’infezione da Papilloma Virus umano (HPV) è considerata la causa necessaria del carcinoma della cervice uterina. Esistono molti tipi di HPV, ma alcuni sono specificamente ad alto rischio oncogeno (HR-HPV). In particolare, i genotipi HPV 16 e 18 sono legati a circa il 70% dei tumori cervicali a livello mondiale.

Esistono programmi di screening per i tumori dell’utero in Italia? 

Sì, in Italia esistono programmi di screening organizzati, inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questi si concentrano sul tumore della cervice uterina attraverso il Pap-test per le donne più giovani e l’HPV test per le fasce d’età superiori. Per il tumore dell’endometrio, invece, non sono previste strategie di screening specifiche a livello di popolazione.

Come vengono trattati i tumori dell’utero? 

I trattamenti principali per i tumori dell’utero includono la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. La scelta del trattamento dipende da vari fattori, come lo stadio, il grado e l’istotipo del tumore. L’isterectomia (rimozione dell’utero) è una procedura chirurgica comune.

Qual è la prognosi per questi tumori?

La prognosi e i tassi di sopravvivenza variano in base al tipo e allo stadio della malattia. Per il tumore dell’endometrio, la percentuale di sopravvivenza a 5 anni è molto alta, raggiungendo quasi il 90%. Anche per il tumore della cervice, gli screening e la diagnosi precoce hanno migliorato la probabilità di sopravvivenza.

Come viene gestito il follow-up dopo il trattamento?

Il follow-up dopo il trattamento è un elemento importante e la sua frequenza dipende dal rischio di recidiva. Generalmente, prevede esami clinici e ginecologici periodici. Per il tumore della cervice, le recidive si verificano più spesso nei primi 2-3 anni, rendendo cruciale la sorveglianza in questo periodo. L’uso di indagini strumentali routinarie non è raccomandato in assenza di indicazioni cliniche specifiche.

ATTENZIONE:
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