L’aterosclerosi è una condizione patologica molto diffusa, ma estremamente subdola, perché non si manifesta in modo evidente fino a quando non raggiunge un livello già preoccupante e potenzialmente invalidante.
Si tratta, come vedremo più nel dettaglio nel corso del presente articolo, di un ispessimento e irrigidimento delle arterie presenti nel nostro corpo, con conseguente compromissione del flusso sanguigno e danno agli organi coinvolti.
Per fortuna, però, la maggior parte dei fattori di rischio ad essa associati è modificabile, attraverso uno stile di vita corretto e il monitoraggio periodico.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è l’aterosclerosi, quali sono le cause, come si manifesta, cosa comporta e quali sono le possibili cure.
Di cosa parliamo in questo articolo
- Cos’è l’aterosclerosi?
- Differenza tra aterosclerosi e arteriosclerosi
- Come inizia l’aterosclerosi?
- 1. Lesioni all’endotelio
- 2. Accumulo di lipidi e infiammazione
- 3. Crescita della placca
- Un processo silenzioso ma pericoloso
- Cause e fattori di rischio
- Quali sono i sintomi dell’aterosclerosi?
- 1. Aterosclerosi delle arterie coronarie (cuore)
- 2. Aterosclerosi delle arterie cerebrali (cervello)
- 3. Aterosclerosi delle arterie periferiche (arti)
- 4. Aterosclerosi dell’aorta
- Quali sono gli esami per diagnosticare l’aterosclerosi?
- 1. Esami del sangue
- 2. Eco-Doppler
- 3. Elettrocardiogramma (ECG)
- 4. Test da sforzo
- 5. TAC coronarica e angiografia coronarica
- 6. Risonanza magnetica (RM) e risonanza magnetica cardiaca (RMC)
- 7. Indice caviglia-braccio (ABI)
- 8. Calcium Score Index
- Quali sono le possibili complicanze?
- Come si cura l’aterosclerosi?
Cos’è l’aterosclerosi?
L’aterosclerosi è una malattia che colpisce le arterie, i vasi sanguigni che trasportano il sangue ricco di ossigeno dal cuore al resto del corpo. La caratteristica principale di questa condizione patologica è l’accumulo di sostanze grasse, chiamate placche, all’interno delle pareti delle arterie.
Queste placche sono composte da grassi, colesterolo, e altre sostanze presenti nel sangue, come cellule infiammatorie e muscolari lisce, tessuto connettivo e depositi di calcio.
Nel tempo, queste placche si induriscono e restringono le arterie, rendendo difficile il flusso del sangue.
Se non trattata, questa condizione può ridurre o bloccare completamente l’afflusso di sangue agli organi vitali come il cuore e il cervello, aumentando il rischio di gravi problemi di salute come infarto e ictus.
L’aterosclerosi progredisce lentamente e spesso non causa sintomi fino a quando le arterie non sono significativamente ostruite, il che la rende una condizione subdola e pericolosa. Tuttavia, esistono metodi per prevenire o rallentare la sua progressione, grazie a un’adeguata gestione del proprio stile di vita e, se necessario, con trattamenti medici.
Differenza tra aterosclerosi e arteriosclerosi
Spesso, il termine arteriosclerosi viene confuso con aterosclerosi, ma c’è una differenza.
L’arteriosclerosi è un termine più ampio che si riferisce all’indurimento (sclerosi) e all’ispessimento delle arterie in generale, mentre l’aterosclerosi è una forma specifica di arteriosclerosi caratterizzata dalla presenza delle placche all’interno delle arterie.
Quindi, tutte le persone con aterosclerosi hanno anche arteriosclerosi, ma non tutte le arteriosclerosi sono dovute all’aterosclerosi.
In sostanza, l’aterosclerosi è una delle cause principali di arteriosclerosi e, quindi, rappresenta una delle forme più comuni di indurimento delle arterie.
Come inizia l’aterosclerosi?
L’aterosclerosi è un processo lento e graduale che può iniziare già in giovane età, anche se i suoi effetti diventano evidenti solo dopo molti anni.
Ma come si sviluppa esattamente? Per capire come inizia, dobbiamo esaminare cosa succede nelle arterie quando cominciano a formarsi le placche.
1. Lesioni all’endotelio
Il punto di partenza dell’aterosclerosi è una lesione alla parete interna delle arterie, chiamata endotelio. Questa barriera sottile e delicata svolge un ruolo cruciale nel mantenere il flusso sanguigno regolare e nel proteggere le arterie dai danni.
Quando l’endotelio viene danneggiato, però, le arterie diventano vulnerabili.
2. Accumulo di lipidi e infiammazione
Una volta che l’endotelio è danneggiato, il colesterolo LDL e altre particelle di grasso cominciano ad accumularsi sotto la superficie della parete arteriosa. Questo processo richiama anche cellule del sistema immunitario, che cercano di rimuovere il colesterolo in eccesso. Tuttavia, invece di risolvere il problema, questo tentativo di “pulizia” provoca un’infiammazione locale, che a sua volta aggrava il danno.
Nel tempo, il colesterolo e le cellule infiammatorie si accumulano, formando la cosiddetta placca aterosclerotica, che continua a crescere, ispessendo e irrigidendo la parete arteriosa.
3. Crescita della placca
Man mano che la placca si espande, restringe la parte centrale dell’arteria, riducendo il flusso sanguigno.
Questo è il motivo per cui l’aterosclerosi spesso non causa sintomi evidenti nelle fasi iniziali: anche se la placca è presente, potrebbe non essere abbastanza grande da compromettere seriamente il flusso sanguigno.
Tuttavia, quando la placca raggiunge una certa dimensione o se si rompe, possono verificarsi gravi problemi, come ad esempio la formazione di un coagulo di sangue, che può bloccare completamente l’arteria, portando a complicanze come un infarto o un ictus.
Un processo silenzioso ma pericoloso
Il problema dell’aterosclerosi è che nelle sue fasi iniziali è spesso asintomatica. Non ci sono segnali evidenti che qualcosa stia andando storto, e questo permette alla malattia di progredire indisturbata per anni o decenni.
Solo quando le arterie sono notevolmente ostruite o si verifica una rottura della placca, iniziano a manifestarsi i sintomi.
Cause e fattori di rischio
Come accennato prima, l’aterosclerosi si sviluppa gradualmente nel tempo e non è causata da un singolo fattore, ma da una combinazione di abitudini di vita e predisposizioni genetiche.
Ecco alcune delle principali cause e i fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare questa malattia.
- accumulo di colesterolo e grassi nel sangue: Il colesterolo, specialmente nella sua forma “cattiva” chiamata LDL, è uno dei principali responsabili della formazione delle placche. Quando i livelli di LDL sono elevati, questo colesterolo in eccesso tende a depositarsi sulle pareti delle arterie, favorendo la formazione delle placche. Allo stesso tempo, bassi livelli di colesterolo HDL (colesterolo “buono”) rendono più difficile rimuovere l’eccesso di colesterolo dal sangue;
- danni alla parete interna delle arterie: come spiegato prima, l’aterosclerosi inizia spesso con un danno all’endotelio, il sottile strato di cellule che riveste l’interno delle arterie. Questo danno può essere causato da vari fattori, come la pressione alta o il fumo, e rende più facile per le sostanze grasse e altre cellule aderire alle pareti arteriose e formare le placche;
- infiammazione cronica: l’infiammazione del sistema cardiovascolare può giocare un ruolo importante nello sviluppo dell’aterosclerosi. Quando le arterie sono infiammate, il rischio che i lipidi e altre sostanze si accumulino aumenta, peggiorando la situazione nel lungo termine;
- ipertensione: la pressione alta danneggia le pareti delle arterie, rendendole più vulnerabili all’accumulo di placche. Con il tempo, la pressione costantemente elevata accelera il processo di indurimento delle arterie;
- fumo: il fumo di sigaretta è una delle principali cause di danni alle arterie. Oltre a favorire l’accumulo di placche, il fumo riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno, aumentando ulteriormente il rischio di complicanze cardiovascolari;
- diabete: le persone con diabete hanno un rischio maggiore di sviluppare aterosclerosi, perché i livelli elevati di zucchero nel sangue possono danneggiare le pareti delle arterie e favorire l’infiammazione;
- stile di vita sedentario: la mancanza di attività fisica contribuisce all’accumulo di grasso nel corpo e nel sangue, aumentando il rischio di colesterolo alto, ipertensione e diabete, tutti fattori che, come visto, contribuiscono allo sviluppo di questa patologia;
- alimentazione non equilibrata: una dieta ricca di grassi saturi, zuccheri e sale può contribuire all’aumento del colesterolo, della pressione arteriosa e al rischio di diabete, con le conseguenze già descritte;
- età e genetica: il rischio di aterosclerosi aumenta con l’età. Inoltre, una storia familiare di malattie cardiache può indicare una predisposizione genetica, rendendo alcune persone più vulnerabili allo sviluppo della malattia anche con stili di vita sani.
Anche se non possiamo modificare alcuni fattori di rischio come l’età o la genetica, la buona notizia è che la maggior parte di essi possono essere prevenuti e gestiti, attraverso uno stile di vita sano.
Quali sono i sintomi dell’aterosclerosi?
Lo abbiamo rimarcato più volte, uno degli aspetti più insidiosi dell’aterosclerosi è che spesso si sviluppa in modo silenzioso, senza causare sintomi evidenti per molti anni.
Infatti, i segni della malattia tendono a manifestarsi solo quando l’ostruzione è già avanzata e il flusso di sangue verso gli organi vitali è compromesso, e dipendono dalle arterie interessate e dalla gravità dell’ostruzione.
Vediamo insieme quali sono i sintomi principali, in base alla zona del corpo colpita.
1. Aterosclerosi delle arterie coronarie (cuore)
Quando le arterie che forniscono sangue al cuore sono colpite, si parla di malattia coronarica.
I sintomi più comuni sono i seguenti:
- dolore al petto (angina): sensazione di pressione o dolore nella parte centrale o sinistra del torace, spesso descritto come un peso o una morsa. L’angina può peggiorare durante l’attività fisica o lo stress emotivo e migliorare con il riposo;
- fiato corto: la ridotta circolazione di sangue al cuore può causare mancanza di respiro, soprattutto durante sforzi fisici;
- stanchezza: le persone possono sentirsi insolitamente affaticate a causa della ridotta capacità del cuore di pompare sangue in modo efficiente.
Se una placca si rompe e blocca completamente un’arteria coronaria, può verificarsi un infarto. I sintomi, in questo caso, comprendono dolore intenso al petto, che può irradiarsi al braccio sinistro, al collo o alla schiena, sudorazione profusa, nausea e fiato corto.
2. Aterosclerosi delle arterie cerebrali (cervello)
Quando l’aterosclerosi colpisce le arterie che portano sangue al cervello, può verificarsi una condizione chiamata malattia cerebrovascolare.
I sintomi principali sono:
- debolezza o intorpidimento: si verifica una perdita improvvisa di forza o sensazione in un lato del corpo, soprattutto a braccia, gambe o viso;
- difficoltà a parlare: il soggetto sperimenta problemi nel parlare chiaramente o comprendere le parole;
- perdita improvvisa della vista: la visione può essere alterata o si può perdere la vista in uno o entrambi gli occhi;
- capogiri o confusione: si sperimentano vertigini improvvise, perdita dell’equilibrio o della coordinazione.
Questi sintomi potrebbero indicare un ictus o un attacco ischemico transitorio (TIA), una forma più lieve ma comunque pericolosa.
3. Aterosclerosi delle arterie periferiche (arti)
Quando le arterie delle gambe, delle braccia o del bacino sono colpite, si parla di arteriopatia periferica.
In questo caso, i sintomi più comuni sono i seguenti:
- dolore alle gambe (claudicatio intermittente): il paziente avverte un dolore o un crampo alle gambe o nei fianchi durante il cammino o l’attività fisica, che scompare con il riposo. È causato dalla mancanza di sangue nei muscoli durante lo sforzo;
- piedi freddi: la ridotta circolazione può far sembrare i piedi o le dita più freddi del normale;
- ferite che guariscono lentamente: le ulcere o le ferite sui piedi o sulle gambe possono guarire più lentamente del normale a causa della scarsa circolazione.
Nei casi gravi, l’ostruzione completa del flusso di sangue agli arti può portare alla cancrena, una condizione pericolosa in cui i tessuti iniziano a morire.
4. Aterosclerosi dell’aorta
L’aterosclerosi può colpire anche l’aorta, l’arteria più grande del corpo. In alcuni casi, questo può portare a una aneurisma aortico, una dilatazione anomala della parete arteriosa.
Purtroppo, gli aneurismi sono ancora più subdoli, e spesso si manifestano fino a quando non si rompono, causando un dolore improvviso e intenso all’addome o alla schiena e una sensazione di pulsazione nell’addome.
La rottura di un aneurisma aortico è una condizione medica di emergenza che richiede un trattamento immediato.
Quali sono gli esami per diagnosticare l’aterosclerosi?
Quando il medico sospetta una condizione di aterosclerosi, o semplicemente per prevenzione, possono essere prescritti una serie di esami utili a valutare la salute delle arterie e identificare eventuali ostruzioni o accumuli di placche.
Vediamo quali sono questi esami.
1. Esami del sangue
Gli esami del sangue sono un punto di partenza importante. Nello specifico, si misurano i livelli di colesterolo, trigliceridi, zucchero nel sangue e altre sostanze che possono influire sulla salute delle arterie.
Come illustrato nel corso dell’articolo, livelli elevati di colesterolo LDL e di glucosio nel sangue rappresentano un rischio più elevato di aterosclerosi.
2. Eco-Doppler
L’ecografia Doppler, o eco-doppler, è un esame non invasivo che utilizza onde sonore per creare immagini delle arterie.
Questo test permette di misurare il flusso di sangue nelle arterie e di rilevare eventuali restringimenti o blocchi. È spesso utilizzato per diagnosticare l’arteriopatia periferica e monitorare le arterie del collo, come le carotidi.
3. Elettrocardiogramma (ECG)
L’elettrocardiogramma è un esame semplice, non invasivo, che registra l’attività elettrica del cuore, e può mostrare segni di un flusso sanguigno ridotto al cuore, che potrebbe essere causato da aterosclerosi delle arterie coronarie.
Viene spesso eseguito quando si sospetta una malattia coronarica o per monitorare la salute del cuore in persone a rischio.
4. Test da sforzo
Il test da sforzo, o test ergometrico, valuta come il cuore risponde allo sforzo fisico. Durante questo esame, il paziente cammina su un tapis roulant o pedala su una cyclette mentre viene monitorato l’elettrocardiogramma e la pressione arteriosa.
Il test da sforzo è utile per rilevare eventuali problemi di flusso sanguigno al cuore che potrebbero non essere visibili a riposo.
5. TAC coronarica e angiografia coronarica
La TAC coronarica consente di ottenere immagini dettagliate delle arterie coronarie utilizzando un mezzo di contrasto, e visualizzare direttamente la presenza di placche e restringimenti nelle arterie.
In casi più complessi, può essere eseguita una angiografia coronarica. Durante questo esame, un catetere viene inserito in un’arteria e guidato fino al cuore, dove viene iniettato un mezzo di contrasto visibile ai raggi X.
Questo consente di individuare con precisione le aree bloccate o ristrette nelle arterie coronarie.
6. Risonanza magnetica (RM) e risonanza magnetica cardiaca (RMC)
La risonanza magnetica (RM) è un esame non invasivo che utilizza campi magnetici per produrre immagini dettagliate dei tessuti. La risonanza magnetica cardiaca (RMC), in particolare, può mostrare eventuali danni al cuore e valutare il flusso di sangue attraverso le arterie.
È utile per analizzare le arterie coronarie e per valutare la salute generale del cuore.
7. Indice caviglia-braccio (ABI)
L’indice caviglia-braccio (ABI, dall’inglese Ankle Brachial Index) è un test semplice e non invasivo che confronta la pressione arteriosa misurata alla caviglia con quella del braccio.
Un valore basso dell’indice può indicare un’arteriopatia periferica, una condizione comune nelle persone con aterosclerosi delle arterie delle gambe.
8. Calcium Score Index
Il calcium score index è un esame specifico della TAC coronarica multistrato che misura la quantità di calcio nelle arterie coronarie, che abbiamo spiegato essere una delle sostanze che formano le placce arterosclerotiche.
Questo esame può identificare precocemente queste placche calcificate e dare un’idea del rischio di malattie cardiache. Un valore di calcio elevato indica un maggior rischio di malattia coronarica.
Sottoporsi a questi esami in modo regolare, soprattutto in presenza di fattori di rischio come colesterolo alto, ipertensione o diabete, aiuta a monitorare la salute delle arterie e a intervenire tempestivamente.
Quali sono le possibili complicanze?
L’aterosclerosi può portare a una serie di complicanze gravi e potenzialmente letali se non gestita tempestivamente. Infatti, quando le arterie si restringono o si ostruiscono, il flusso di sangue verso gli organi e i tessuti viene compromesso, mettendo a rischio la loro funzionalità.
Vediamo, quindi, cosa succede se non si affronta in modo corretto questa condizione:
- infarto del miocardio: si verifica quando una placca si rompe, formando un coagulo che ostruisce completamente l’arteria e impedisce l’afflusso di sangue a una parte del cuore;
- ictus: si verifica quando una placca blocca il flusso di sangue al cervello, causando la morte dei tessuti cerebrali in pochi minuti. Un’altra possibile causa è il distacco di una placca o di un coagulo che migra verso il cervello e ostruisce un’arteria cerebrale;
- arteriopatia periferica: provoca una riduzione del flusso sanguigno agli arti, causando dolore, crampi e una generale difficoltà motoria. Nei casi avanzati, la ridotta circolazione può causare ulcere e persino cancrena, che può portare all’amputazione;
- aneurisma aortico: l’aterosclerosi può indebolire le pareti delle arterie, in particolare dell’aorta, causando la formazione di un aneurisma, una dilatazione anomala della parete arteriosa che può crescere lentamente nel tempo. Se un aneurisma aortico si rompe, può causare una massiccia perdita di sangue interna, con esiti spesso letali;
- insufficienza renale: la ridotta circolazione verso i reni compromette la loro capacità di filtrare il sangue, con conseguente accumulo di tossine e aumento della pressione arteriosa.
Le complicanze dell’aterosclerosi sono gravi e possono compromettere significativamente la qualità della vita, se non trattate tempestivamente. Riconoscere precocemente i sintomi e sottoporsi a controlli regolari è essenziale per intervenire prima che le complicanze diventino irreversibili.
Come si cura l’aterosclerosi?
La cura dell’aterosclerosi mira a rallentare la progressione della malattia, ridurre il rischio di complicanze e, in alcuni casi, migliorare il flusso sanguigno attraverso le arterie.
Il trattamento varia in base alla gravità della malattia, alla zona del corpo colpita e alla presenza di eventuali condizioni di salute preesistenti.
I principali approcci per il trattamento sono i seguenti:
- cambiamenti nello stile di vita: gli interventi sullo stile di vita sono fondamentali per rallentare l’avanzamento dell’aterosclerosi e prevenire ulteriori danni alle arterie. Tra i cambiamenti raccomandati possiamo elencare i seguenti:
- dieta equilibrata: una dieta povera di grassi saturi, colesterolo e zuccheri raffinati può ridurre i livelli di colesterolo LDL e mantenere in salute le arterie. Si consiglia di privilegiare frutta, verdura, cereali integrali, pesce e grassi sani come l’olio d’oliva;
- attività fisica regolare: l’esercizio fisico aiuta a migliorare la circolazione, riduce i livelli di colesterolo e aiuta a controllare il peso e la pressione sanguigna;
- smettere di fumare: il fumo danneggia le arterie e accelera la formazione di placche. Smettere è quindi essenziale per la salute cardiovascolare;
- controllo del peso: mantenere un peso sano riduce lo stress sulle arterie e migliora la salute generale del sistema cardiovascolare.
- terapia farmacologica: in molti casi, gli interventi sullo stile di vita devono essere accompagnati da farmaci per gestire i livelli di colesterolo, la pressione arteriosa e altri fattori di rischio. I farmaci più comuni includono:
- statine: riducono i livelli di colesterolo LDL nel sangue e aiutano a prevenire la formazione di nuove placche;
- antiaggreganti piastrinici: riducono il rischio di formazione di coaguli di sangue che potrebbero ostruire ulteriormente le arterie;
- farmaci per la pressione arteriosa: utilizzati per controllare la pressione alta, riducendo il rischio di danni alle arterie;
- farmaci per il diabete: utilizzati per mantenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, poiché il diabete aumenta il rischio di aterosclerosi.
- procedure minimamente invasive: quando l’aterosclerosi causa un restringimento significativo delle arterie e i sintomi sono gravi, possono essere necessarie procedure per ripristinare il flusso sanguigno. Tra le più comuni troviamo:
- angioplastica: durante questa procedura, un piccolo palloncino viene inserito nell’arteria ristretta e gonfiato per espandere l’area e migliorare il flusso sanguigno. In molti casi, viene anche inserito uno stent, un piccolo tubo a rete che mantiene l’arteria aperta;
- aterectomia: in alcuni casi, si utilizza uno strumento per rimuovere manualmente la placca dall’arteria, consentendo un miglior flusso sanguigno.
- chirurgia: per casi avanzati di aterosclerosi, quando le arterie sono bloccate in modo significativo, può essere necessario un intervento chirurgico. Le opzioni includono:
- bypass coronarico: utilizzato principalmente per le arterie coronarie ostruite, questa procedura consiste nel creare un nuovo percorso per il flusso di sangue, utilizzando un vaso sanguigno sano prelevato da un’altra parte del corpo;
- endoarteriectomia: un intervento chirurgico che rimuove manualmente le placche da arterie importanti, come quelle carotidi, per prevenire il rischio di ictus;
- bypass periferico: simile al bypass coronarico, ma eseguito nelle arterie delle gambe per migliorare il flusso di sangue agli arti.
L’aterosclerosi è una malattia cronica e progressiva, quindi è fondamentale monitorare regolarmente la salute cardiovascolare. I medici consigliano controlli periodici per valutare l’efficacia dei trattamenti e fare aggiustamenti, se necessari.